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PRESENZE AI MUSEI REALI, PER LA PRECISIONE

A corollario e completamento del post sulle presenze nei musei torinesi fra il 25 aprile e il 1° maggio ripubblico qui l'articolo uscito ieri sul Corriere e non reperibile on line.

I Musei Reali - secondo il trionfalistico comunicato dell'ufficio stampa - nel ponte dal 25 aprile al Primo maggio hanno superato di nuovo, come a Pasqua, il Museo Egizio: 36.065 “visitatori” contro 33.288. Mario Turetta, dacché ha assunto la direzione ad interim dei Reali, ha scatenato la caccia al primato delle presenze finora nella mani dell'Egizio; e adesso questi numeri sembrano dire che Marione ce l'ha fatta. Qualcuno obietterà che gli spazi dell'Egizio sono più ridotti, e dunque è necessario contingentare gli ingressi. Ma non è questo il punto. Sono i conti del “sorpasso” a non tornare.

Mi spiego: il comunicato dichiara testualmente che “36.065 persone hanno approfittato della ricca offerta del sistema museale”. Poi precisa che “28.359 hanno ammirato le collezioni permanenti e i percorsi di visita dei Musei Reali”, ovvero le cinque venues (Palazzo Reale, Galleria Sabauda, Armeria, Cappella della Sindone, Archeologico) accessibili con un unico biglietto; e aggiunge, il comunicato, che è “positivo anche il dato di affluenza alla mostra dell’Autoritratto di Leonardo (3.334) in Biblioteca Reale e all’esposizione di Guercino (4.372) nelle Sale Chiablese”.

Ma – a differenza dell'Egizio, dove un solo biglietto vale per l'intera offerta espositiva – alle due mostre di Leonardo e di Guercino si entra pagando due biglietti extra. Esiste anche un biglietto unico (“integrato”) comprensivo di collezioni e mostre. Sta di fatto che sommando ai 28.359 biglietti dei Musei Reali i 3.334 di Leonardo e i 4.372 di Guercino arriviamo sì a 36.065 biglietti, che però non rappresentano 36.065 persone fisiche. È lo stesso meccanismo (biglietti venduti uguale visitatori) applicato alla Venaria quando il direttore era giustappunto Turetta: con quel sistema circa quattrocentomila visitatori annui della Reggia e delle varie mostre con un biglietto a sé “producevano” un milione di biglietti e l'equivoco portava a una sopravvalutazione vantaggiosa ai fini d'immagine.

Ho chiesto lumi direttamente agli uffici dei Musei Reali: hanno riconosciuto che sì, in effetti è inesatto parlare di 36.065 “persone”, mentre invece si dovrebbe dire “biglietti”. Dai Reali precisano pure che stati venduti 1.017 biglietti “integrati” e ciò, a detta dei responsabili, abbasserebbe a 35.048 il numero effettivo di visitatori: comunque più dell'Egizio, puntualizzano. Non sono un genio matematico, per cui non m'azzardo a stabilire se il calcolo funziona. Ad ogni modo, fa piacere che ai Musei Reali si vendano tanti biglietti; e offrire al pubblico un ampio ventaglio di mostre è un apprezzabile sintomo di dinamismo: basta intendersi sui termini, e non creare false prospettive.

Fin qui la logica matematica. Se poi vogliamo dedicarci al retroscenismo, il testa a testa con l'Egizio si presta a una lettura maliziosa: Turetta, oltre che direttore ad interim dei Reali, è segretario generale del MiC, braccio destro di quel Sangiuliano che non vede l'ora di sgomberare le poltrone di Evelina Christillin e di Christian Greco, bollato quest'ultimo dall'onnisciente ministro come colui che “non ha decifrato la stele di Rosetta”.

Beh, omnia munda mundis: ma un sorpasso dei Reali sull'Egizio darebbe a Sangiu un ottimo argomento per dimostrare che tutto sommato quei due non sono dei fenomeni, e sostituirli con qualcuno più gradito. Scommetto che il ministro-dantista sarebbe persino pronto a dismettere ogni riserva sull'eccesso di direttori stranieri nei musei italiani qualora volesse, che so, piazzare all'Egizio uno straniero che gli garba.

E temo che sia inutile ricordare agli altri soci del Museo, in primis Comune e Regione, che hanno anch'essi voce in capitolo, nonché il dovere di difendere l'istituzione da devastazioni di natura politica o amicale: purtroppo Bibì e Bibò sembrano troppo impegnati a ramazzare figure di palta, dai selfie con Tavares agli sfondoni in Fondazione Crt, per tenere a bada le alzate d'ingegno del vispo Sangiuliano.


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