25 novembre 2016: Fournier e Vergnano segnalano i rischi che corre il Regio mentre Leon si contempla il grembo (o smanetta con l'iPhone) |
E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell'Ipocrisia
perché una mano lavasse l'altra, tutti colpevoli e così sia
e minacciosi ed un po' pregando incenso sparsero al loro dio
sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io.
La "scoperta" che il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) quest'anno ridurrà del 12% il contributo al Teatro Regio a causa della diminuita produttività ha generato a Torino la consueta procedura di gestione della crisi in modalità Jake Blues ("Non è stata colpa mia!"), basata sulla sempiterna "Teoria delle fasi del progetto". Il nuovo buco si aggiunge a quello già noto che oscilla, a seconda di chi ne parla e di come si è alzato, tra i due e i tre milioni.
Maiunagioia si è immediatamente premurata di sottolineare che "le attuali difficoltà" derivano "soprattutto dalla gestione dei precedenti esercizi". E oggi precisa il suo "pensiero" sui giornali: "In passato si è pensato solo alla qualità, a scapito della produttività e del pubblico in sala" (che orrore, la qualità. Qualcuno avverta Maiunagioia che i contributi del Fus te li tagliano anche se diminuisce la qualità...). Ma soprattutto, dice la povera Leon sempre tenuto all'oscuro, "per troppi anni si è detto che andava tutto bene e in questo modo si è impedito di costruire un percorso di riorganizzazione del teatro".
Adesso, però, arriveranno "azioni condivise, difficili e coraggiose". Secondo me, toccheranno il personale. Anche se le prime azioni vanno nell'opposta direzione di nuovi incarichi.
Non so, non ho visto e se c'ero smanettavo
E a questo punto sono tenuto a rendere testimonianza. Il reprobo Walter Vergnano - all'epoca sovrintendente del Regio e oggi responsabile di tutti i mali del Regio - il 25 novembre del 2016, due anni fa, durante un'audizione in Commissione cultura pronunciò queste testuali parole: "Siamo ad una svolta pericolosa. Il contributo dello Stato è sceso di molto, anche per via degli scellerati criteri di ripartizione del Fus. Pure gli enti locali hanno tagliato. In futuro non saremmo in grado di compensare un ulteriore calo con nuovi investimenti privati. Se la tendenza non si inverte, non credo che potremo raggiungere il pareggio dal 2017 in poi. E quando un teatro va in crisi, è troppo tardi per rimediare. Non sto a gridare al lupo al lupo, ma ho il dovere nei confronti dell'istituzione che rappresento di segnalare questa criticità". Più chiaro di così... Io ero presente. E ciò che più conta era presente Leon, seduta al fianco di Vergnano. Non è colpa mia, ma neppure di Vergnano, se in quel momento, anziché ascoltare quelle parole terrificanti, stava contemplandosi il grembo - o smanettando con l'iPhone? - come nella foto che allego a edificazione delle masse.Aggiungo uuna seconda testimonianza. Il rappresentante della Regione nel CdA del Regio, Filippo Fonsatti, aveva segnalato da tempo, nelle sedi istituzionali opportune, le sue riserve sulla sostenibilità a breve dei bilanci. Insomma: che le cose si mettessero al peggio si sapeva. Lo sapevano tutti.
Lo segnalo qui, oggi, per la precisione storica. E perché a me gli scaricabarile mi fanno cagare.
Tirare fuori l'autorevolezza
Sempre a proposito di memoria storica, mi permetto di ricordare a Chiarabella e Graziosi, che giovedì andranno a impetrare un intervento del ministro Bonisola, che le stalle si chiudono prima che i buoi siano scappati. Capisco che la sola idea a taluni faccia orrore, ma la forza di una Fondazione lirica (come di qualsiasi altra istituzione...) dipende anche dalla capacità di prevedere gli agguati della burocrazia, e di far sentire le proprie ragioni. Non credo di rivelare il terzo mistero di Fatima se dico che in un ambito delicato e tortuoso come le politiche culturali (e in particolare le fondazioni liriche) influiscono sull'esito di certi processi decisionali anche l'autorevolezza, la capacità diplomatica e il peso politico di un ente e dei suoi rappresentanti. Ciascuno è artefice del suo destino. Lasciare che le cose accadano, attendere inerti la manna dal cielo, non è mai una strategia vincente.C'è però un precedente che mi fa riflettere. Anche nel 2015 il Regio si beccò dal Fus un taglio pesante. Per la prima volta si applicavano i criteri stabiliti nel 2014 dalla Legge Bray, e il Regio quella volta fu penalizzato per la qualità artistica, svalutata con stima soggettivissima da una commissione ministeriale. I nostri ingenuoni si erano fidati dell'imparzialità del giudizio, mentre gli altri lavoravano di lobby.
Ma reagirono. L'allora sovrintendente Vergnano e l'allora presidente del Regio (nonché sindaco) Fassino scatenarono l'inferno: attaccarono frontalmente il ministro Franceschini, e Fassino non esitò a dichiarare che "le cose sono andate così perché c'era da aiutare il Teatro dell'Opera di Roma". Combinazione, dall'anno successivo il contributo aumentò. Non oserei giurare che ciò fu esclusiva conseguenza di una ritrovata qualità artistica.
Dunque mi aspetto una reazione d'orgoglio anche dal sovrintendente Graziosi e dal presidente (nonché sindaco) Appendino: giovedì a Roma facciano valere sul Fus e sul governo "amico" la loro autorevolezza, la loro diplomazia e il loro peso politico di sovrintendente del Regio e di sindaco di Torino. Piangere e dare la colpa ai cattivoni di prima non aiuterà il Regio a uscire dall'ennesima crisi; così come non ci ha aiutati a entrare nella partita olimpica.
E adesso le cose serie: i dati
E adesso occupiamoci di cose serie, da persone serie. Ho dedicato qualche ora a ricerche d'archivio, così da poter fornire ai simpatici lettori del blog una merce rarissima nel settore dell'informazione contemporanea: i dati. Qualcosa che ci faccia capire di che cosa stiamo parlando, prima di sparare tante fregnacce.Cominciano con l'argomento del contendere: il taglio del contributo del Fus, che sarebbe determinato dal calo della produttività.
Come funziona il Fus
Chiariamo intanto come funziona la distrubuzione dei fondi del Fus. Cito dalla "Documentazione parlamentare" della Camera dei Deputati: "Per il settore delle Fondazioni lirico-sinfoniche, l'art. 11, co. 20 e 21, del D.L. 91/2013 ha invece disposto che:il 50% della quota è ripartito in considerazione dei costi di produzione derivanti dalle attività realizzate da ogni fondazione nell'anno precedente quello cui si riferisce la ripartizione, sulla base di indicatori di rilevazione della produzione;
il 25% della quota è ripartito in considerazione del miglioramento dei risultati della gestione attraverso la capacità di reperire risorse;
il 25% della quota è ripartito in considerazione della qualità artistica dei programmi.
Gli indicatori di rilevazione della produzione, i parametri per la rilevazione del miglioramento dei risultati della gestione e quelli per la rilevazione della qualità artistica dei programmi sono stati individuati con DM 3 febbraio 2014, che ha definito anche i criteri generali per la ripartizione della quota del FUS destinata alle fondazioni lirico-sinfoniche (e che ha, dunque, sostanzialmente sostituito il DM 29 ottobre 2007).
Insomma: il Regio nel 2017 ha messo in scena meno spettacoli (per risparmiare a fronte delle note difficoltà, e per evitare il declassamento come conseguenza del mancato pareggio economico) e quindi viene punito con un ulteriore taglio dei fondi. Il meccanismo è perverso, e si sapeva.
La produttività
Adesso vediamo i dati sulla produttività. Nel 2017 gli spettacoli di lirica e balletto al Regio sono stati 95; 10 al Piccolo Regio o in altre sedi; 6 per le scuole; 15 i concerti sinfonici al Regio; 52 i concerti in altre sedi; 16 gli spettacoli all'estero; 905 le attività per le scuole; e 429 le manifestazioni varie (convegni, conferenze, visite guidate eccetera).Diamo uno sguardo alla tabella delle attività nel triennio 2014/2016, che vedete qui sotto. Salta all'occhio che gli spettacoli di lirica e balletto, core business del Regio, nel 2016 furono 104, nove in più del 2017.
Nel 2017 la biglietteria ha incassato 5.873.203 euro (l'8 per cento in meno rispetto a quanto preventivato). In soldoni, sono 770 mila euro in meno rispetto al 2016 (e anche, all'incirca, rispetto ai due anni precedenti). Le tournée all'estero hanno reso 1.170.794 euro e hanno riochiamato circa 30 mila spettatori. Gli spettatori paganti al Regio sono stati 154.715, con un'accentuazione del calo registrato negli ultimi anni. Erano 181 mila nel 2011, con 6 milioni di incasso.
Manifestazioni programmate | 2014 | 2015 | 2016 |
---|---|---|---|
Spettacoli di lirica e balletto al Teatro Regio | 97 | 118 di cui 20(a) e 3(c) | 104 |
Spettacoli di lirica-balletto e varie al Piccolo Regio o altre sedi | 15 | 9 | 10 di cui 1(b) |
Spettacoli per le scuole al Piccolo Regio | 12 | 6 | 7 |
Concerti sinfonici o sinfonico-corali al Teatro Regio | 26 di cui 5(c) | 12 | 9 di cui 1(c) |
Concerti al Piccolo Regio | 16 di cui 5(c) | 0 | 3 |
Concerti in alte sedi cittadine o in decentramento | 36 | 55 di cui 2(c) e 1(b) | 65 di cui 3(c) |
Attività all'estero | 11 di cui 2 recite d'opera, 5 recite d'opera in forma di concerto, 4 concerti | 0 |
15 di cui 8 recite d'opera e 4 concerti sinfonico-corali, 1 concerto cameristico, 2 opere in forma di concerto
|
1° Totale parziale | 213 | 200 | 213 |
Attività didattico-musicali per le scuole | 1.051 | 1.170 | 1.112 |
Manifestazioni diverse: convegni, conferenze, visite guidate, mostre, esposizioni, incontri musicali | 356 | 406 | 400 |
2° Totale parziale | 1.407 | 1.576 | 1.512 |
Totale generale | 1.620 | 1.776 | 1.725 |
Incassi di biglietteria | |||
Incassi | 6.530.268 | 6.635.804 | 6.643.273 |
Percentuale sul totale dei ricavi | 16,78 | 17,43 | 16,47 |
Presenze | |||
Paganti | 169.637 | 165.542 | 164.531 |
Presenze a spettacoli e manifestazioni gratuite (attività didattiche, mostre, incontri, conferenze, ecc.) | 35.276 | 31.066 | 25.079 |
Totale | 204.913 | 196.608 | 189.610 |
La nota (a) indica i concerti della rassegna "The Best of Italian Opera" organizzata una tantum in occasione dell'Expo 2015, (b) gli spettacoli del Classical Music Festival cancellato da Appendino dopo il 2016, e (c) i concerti di MiTo.
I fondi del Fus
Dalla lettura dei bilanci del Regio dal 2014 al 2016 si rileva che il contributo del Fus, tra alti e bassi, è sempre stato di poco superiore ai 14 milioni di euro (dai bilanci emerge anche una preoccupante tendenza a sovrastimare il contributo del Fus in sede di preventivo). Soltanto nel bilancio del 2017 il contributo totale dello Stato è arrivato a 15,9 milioni di euro: ma, come certificato a bilancio, quella cifra comprendeva 1,8 milioni in più provenienti da un "fondo aggiuntivo extra Fus", mentre il solo contributo Fus restava ancorato a quota 14. Ecco l'andamento dei finanziamenti Fus dal 2014, come risulta dai bilanci d'esercizio del Regio.
Bilancio d'esercizio 2014 (approvato il 25 giugno 2015) Il solo contributo dello Stato, pari ad Euro 14.287.523, è aumentato di Euro 1.036.337 rispetto al 2013, ma risulta inferiore al preventivo approvato di Euro 1.198.222. La Fondazione. ha dovuto fronteggiare tale riduzione con economie di esercizio e contenimento dei costi.
Bilancio d'esercizio 2015 (approvato il 26 giugno 2016) Il solo contributo dello Stato, pari ad Euro 14.103.687, è diminuito di Euro 183.836 rispetto al 2014, e risulta inferiore al preventivo approvato di Euro 1.196.313. La Fondazione ha dovuto fronteggiare tale riduzione oltre che contenendo i costi della produzione, anche attraverso destinazione di un maggiore apporto a valere sul fondo sottoscritto dai soci fondatori per il triennio 2015-2017 (Attenzione, qui c'è l'origine prima del famoso buco che esplose a fine 2017: per quadrare i conti nonostante dal Fus non fossero arrivati tutti i soldi sperati, venne iscritta a bilancio per il 2015 anche una parte della quota 2016 - 3 milioni - del fondo triennale di 9 milioni di euro versati dalle Fondazioni bancarie per il triennio 2015-2017. Quell'"anticipo" si riversò poi sul 2016, quando fu necessario attingere alla quota del 2017: sicché nel 2017 quei soldi continuavano a mancare, e fu necessario farsi anticipare dalle Fondazioni parte della dotazione per il 2018-2020. NdG).
Bilancio d'esercizio 2016 (approvato il 27 giugno 2017) Il contributo dello Stato, pari ad Euro 14.271.437, è lievemente aumentato rispetto al 2015, e risulta inferiore al preventivo approvato di Euro 928.563. Il Ministero non ha inoltre erogato i preventivati Euro 270.000 quali contributi finalizzate alla copertura delle spese di viaggio delle tournée all’estero. La Fondazione ha dovuto fronteggiare tali ingenti riduzioni oltre che contenendo i costi della produzione, anche attraverso una maggiore destinazione degli apporti della Città di Torino.
Bilancio d'esercizio 2016 (approvato il 27 giugno 2017) Il contributo dello Stato, pari ad Euro 14.271.437, è lievemente aumentato rispetto al 2015, e risulta inferiore al preventivo approvato di Euro 928.563. Il Ministero non ha inoltre erogato i preventivati Euro 270.000 quali contributi finalizzate alla copertura delle spese di viaggio delle tournée all’estero. La Fondazione ha dovuto fronteggiare tali ingenti riduzioni oltre che contenendo i costi della produzione, anche attraverso una maggiore destinazione degli apporti della Città di Torino.
Bilancio d'esercizio 2017 (approvato il 29 giugno 2018) Il contributo dello Stato, pari ad Euro 15.920.272, è nettamente superiore a quello dell’anno precedente grazie al fondo aggiuntivo extra FUS di Euro 20 milioni che ha portato al Teatro un ulteriore contributo di 1,8 milioni rispetto al FUS ordinario, peraltro preventivato.
Alla luce di quest'ultimo dato appare quindi quantomeno improvvido aver iscritto a preventivo 2018 un contributo di 15 milioni dal Fus. Chi l'ha fatto non può adesso frignare perché quei soldi non sono arrivati. In questi giorni s'è detto che il contributo "si ridurrà da 15 a 13 milioni"; poi ho appreso da fonti meno sbarazzine che "il taglio del Fus sarà di 1,7 milioni". Ma rispetto a cosa? Ai 15 preventivati? Era ridicolo sperare che si arrivasse una simile cifra. Rispetto ai 14,1 milioni del 2017, al netto del contributo extra Fus? Ma allora andremmo ben al di sotto dei 13 milioni. O avranno sommato mele e pere, e calcolano come contributo Fus 2017 l'intera cifra di 15,9 milioni arrivata dallo Stato per l'anno scorso? Vabbé, prima o poi sapremo.
E adesso riassumiamo, spulciando i bilanci del Regio, l'andamento dei contributi di Comune e Regione, che da dieci anni sono in calo.
Alla luce di quest'ultimo dato appare quindi quantomeno improvvido aver iscritto a preventivo 2018 un contributo di 15 milioni dal Fus. Chi l'ha fatto non può adesso frignare perché quei soldi non sono arrivati. In questi giorni s'è detto che il contributo "si ridurrà da 15 a 13 milioni"; poi ho appreso da fonti meno sbarazzine che "il taglio del Fus sarà di 1,7 milioni". Ma rispetto a cosa? Ai 15 preventivati? Era ridicolo sperare che si arrivasse una simile cifra. Rispetto ai 14,1 milioni del 2017, al netto del contributo extra Fus? Ma allora andremmo ben al di sotto dei 13 milioni. O avranno sommato mele e pere, e calcolano come contributo Fus 2017 l'intera cifra di 15,9 milioni arrivata dallo Stato per l'anno scorso? Vabbé, prima o poi sapremo.
E adesso riassumiamo, spulciando i bilanci del Regio, l'andamento dei contributi di Comune e Regione, che da dieci anni sono in calo.
I contributi di Regione e Comune
Dal Comune nel 2017 sono arrivati al Regio 4.050.079 euro, centomila in più del 2016 (primo bilancio Appendino). Nel 2015 l'ultimo Fassino diede 4 milioni, ovvero centomila euro in meno del 2014. Nel bilancio 2017 risultano 2.400.000 euro dalla Regione. Nel 2016 erano il contributo regionale fu di 2.500.000; stessa cifra nel 2015, in calo rispetto ai 2.800.000 del 2014. Non sto a farvi l'intero storico, vi basti sapere che nel 2011 dalla Regione arrivavano 3,2 milioni, già in calo rispetto al 2010. Sempre nel 2011 Fassino s'inventò la letale trovata degli immobili al posto dei contanti, trovata che avrebbe poi replicato brillantemente nel 2013. Cito testualmente dal bilancio consuntivo 2011 del Regio: "In luogo dell’usuale conferimento in denaro (preventivato per € 5.550.000) la Città ha conferito alla Fondazione diritti di proprietà superficiaria relativi a beni immobili aventi valore di perizia pari a € 9.650.000. Tale ammontare ha permesso l’azzeramento totale della perdita di esercizio realizzata nel 2010 (che era pari a € 4.078.138) e di iscrivere fra i ricavi del 2011 la somma di € 5.571.862". Fantastico. Pensate che soltanto nel 2016 il Regio è riuscito finalmente a vendere il secondo degli immobili rifilati da Fassino nel 2011, più il relativo terreno appioppato nel 2013, incassando in totale 3.100.000 euro + iva.
Ma parliamo del 2010 che fu un anno di svolta, quando gli effetti della grande crisi del 2008 cominciarono a mordere sul serio: nel 2010 il Regio chiuse il bilancio con una perdita d'esercizio di 4 milioni. Quell'anno la Regione diede 3,7 milioni, mentre nei tre esercizi precedenti il contributo era stato di 4,5 milioni. Dal canto suo nel 2010 il Comune diede 5 milioni, un milione in meno del 2009. Anche i soldi del Fus diminuirono: lo Stato tagliò drasticamente la dotazione totale, sicché al Regio arrivano "appena" 13.734.133 euro. Erano 16.278.945 nel 2009, e l'anno prima, nel fatidico 2008, dal Fus arrivavano oltre 17 milioni. Un'altra era geologica: figuratevi che, sempre nel 2008, la Regione destinava al Regio quasi 5 milioni (per la precisione 4.970.000) e il Comune 7.350.000. Diconsi settemilionitrecentocinquantamila euro.
Non vorrei fare torto alla vostra intelligenza, ma mi corre l'obbligo di ricordare, in chiusura, che per antica malaconsuetudine Comune e Regione pagano con pesanti ritardi i contributi promessi, generando così in tutti gli enti (Regio incluso) una mancanza di liquidità che li costringe ricorrere a prestiti bancari, sobbarcandosi l'onere degli interessi.
Non vorrei fare torto alla vostra intelligenza, ma mi corre l'obbligo di ricordare, in chiusura, che per antica malaconsuetudine Comune e Regione pagano con pesanti ritardi i contributi promessi, generando così in tutti gli enti (Regio incluso) una mancanza di liquidità che li costringe ricorrere a prestiti bancari, sobbarcandosi l'onere degli interessi.
Non conosco la situazione delle scuole torinesi e quanto i loro alunni apprezzino la musica d'arte. Io sono un insegnante toscano ed ho portato i miei alunni nei maggiori teatri d'Italia, da Roma a Milano a Napoli, perché ritengo che la musica sia educativa culturalmente e affettivamente come la letteratura e l'arte visiva. Porterei volentieri i miei alunni a Torino, ma non certo per vedere un'opera che possono vedere a Firenze, e non certo con allestimenti peggiori. Allo stesso modo un appassionato di musica non viene a vedere opere di repertorio che può vedere nella propria città. Questo mi fa prevedere (ma spero di sbagliarmi ovviamente) che la vendita dei biglietti non compenserà il calo dei fondi e - cosa forse più grave - che il contributo di una siffatta stagione lirica al turismo in entrata sarà prossimo allo zero.
RispondiElimina