Ben ritrovati. Chiuso il Salone, torno ad occuparmi delle solite sfighe.
Ad esempio, il Regio.
Ieri in Consiglio comunale Maiunagioia ha risposto, per iscritto, all'interpellanza del consigliere Morano. Il Moranone, notaio e dunque precisino, voleva sapere "a quanto ammonta il cosiddetto (notate "il cosiddetto", è delizioso... NdG) buco di bilancio della Fondazione Teatro Regio al 31 dicembre 2017; e a quanto ammonta al 31 dicembre 2017 il credito della Fondazione Teatro Regio nei confronti del Comune di Torino per contributi dovuti e non versati".
Curiosità tutt'altro che peregrina, se si considera che è stato proprio il "cosiddetto buco" a scatenare la valanga che, tramite le anticipate dimissioni di Vergnano, ha consentito a Chiarabella di piazzare manu militari alla sovrintendenza del Regio William Graziosi, sulla scorta di un affascinante curriculum.
Le minori entrate riguardano incassi di biglietteria, sponsorizzazioni e contributi".
Il 2 dicembre 2017 l'informata Stampa rivela al mondo che "al Teatro Regio manca un milione e mezzo". Da un accurato riscontro apprendo che quel milione e mezzo che manca nel 2017 è giustappunto il risultato del "quadro di ripartizione delle risorse destinate al triennio da parte dei soci, utilizzate per la maggior parte nel 2017, un residuo nel 2016 e nessuna nel 2017" cui accenna confusamente la risposta scritta di Leon.
Se leggete il mio post del 3 dicembre la faccenda è più chiara. Il Regio ha consumato nel 2015 e nel 2016 il "tesoretto" di tre milioni che ogni tre anni riceve dalla Fondazione Crt e dalla Compagnia di San Paolo, e che doveva bastare per il triennio 2015-2017: sicché nel 2017 i soldi erano finiti. E quello era il buco del 2 dicembre.
Chiarabella, in quell'occasione, si spende come una dannata. dichiara che "i soldi ci sono" e bussa a denari alle casse delle Fondazioni bancarie. Il seguito è abbastanza oscuro, ma giusto un paio di settimane fa un autorevole esponente di tali benefiche istituzioni mi ha confermato che le Fondazioni acconsentirono a tossire (meglio: anticipare) i soldi necessari a tappare il buco. Quel buco. Quello del 2 dicembre. Da 1,5 milioni secondo La Stampa. Addirittura da 2 milioni secondo le mie fonti. Ma se le Fondazioni lo hanno ripianato, perché la Leon lo cita?
E se invece non lo hanno ripianato, perché la Leon parla della "comunicazione dell'ex sovrintendente dell'esistenza di un possibile squilibrio di bilancio nel 2017"? E' ovvio che si riferisce alla "comunicazione" del 6 aprile scorso: il "fatto nuovo" che ha indotto Vergnano - per sua espressa dichiarazione - a dimettersi, ovvero quel milione e settecentomila (in realtà un milione e ottocentomila, come precisato nella risposta scritta di Leon) che, annunciano gli affranti giornali, mancano per chiudere il bilancio. Un "buco" diverso, insomma, da quello del 2 dicembre: che a questo punto si suppone ripianato, visto che non lo cita più nessuno. Fino a ieri, quando Leon lo rispolvera nella sua risposta scritta.
Ma attenzione, non è finita qui: prima di tirare in ballo il "buco del 2 dicembre", da 1,5 o 2 milioni di euro che fosse ("in un quadro di ripartizione delle risorse destinate al triennio da parte dei soci, utilizzate per la maggior parte nel 2017, un residuo nel 2016 e nessuna nel 2017"), la Leon scrive che lo squilibrio di bilancio nel 2017 di 1.800.000 euro (che a quanto ci è dato di capire sarebbe il "fatto nuovo" all'origine delle dimissioni di Vergnano) è dovuto "a minori entrare che riguardano incassi di biglietteria, sponsorizzazioni e contributi".
Insomma: non si capisce quale sia la causa vera del "buco", e neanche di quale "buco" stiamo parlando. L'unica spiegazione sarebbe prendere per buono un articolo uscito l'8 maggio su un quotidiano informato, che in un empito d'entusiasmo somma buco su buco fino ad arrivare a un totalone di 3 milioni.
Però nella sua risposta scritta Maiunagioia afferma che "il Collegio dei Revisori dei conti ha riferito al Consiglio di indirizzo della Fondazione dell'esistenza di uno squilibrio di bilancio nel 2017 di 1.800.000 euro". Non tre milioni.
Ma ragazzi, ci vuole tanto? Si può sapere, decentemente, se il buco totale è o non è di 1,8 milioni? Se comprende o non comprende il buco del 2 dicembre? Se è causato soltanto dalle "minori entrate"? Se il buco del 2 dicembre è stato ripianato?
The answer, my friend, is blowin' in the wind.
Boh. Io ho sentito già parlare di "finanza creativa". Ma qui siamo oltre. Siamo alla Banca di Paperopoli.
Altrimenti non devono poi fare la faccia sversa ogni volta che mi incrociano. Non sono io che ce l'ho con loro. Sono loro che non mi danno una soddisfazione che sia una. Ovvio che poi mi nasce il sospetto di aver a che fare con la banda del buco: nel senso che usano il famigerato "buco di bilancio" ogni volta che - ma guarda te la combinazione - vogliono mettere le zampe su un'istituzione culturale. Ricordate il "buco di bilancio" del Museo del Cinema, che si apriva e poi si chiudeva man mano che Alberto Barbera si toglieva dai coglioni? Partito che era di un milione, alla fine è risultato di 181 mila euro, lestamente recuperati dalla Milani: operazione peraltro non improba, su un bilancio di 14 milioni.
Per non dire della brillante "operazione marchio" sciorinata nella blitzkrieg per la conquista del Salone del Libro, che ricostruisco stamattina sul Corriere con dovizia di particolari.
La risposta è sintetica ma, stavolta, comprensibile persino da un cretino come me: "I contributi deliberati dalla Città e ancora da erogare ammontano a euro 4.354.579". Nel dettaglio: 4.005.079 del contributo ordinario 2017; 129.000 di contrbuto 2016/2017 per i corsi di musica; 140 mila di contributo 2017/2018 per i corsi di musica; 7000 di contributo per il rinnovo degli elenchi insegnanti (chissà cos'è...); e 73.500 di contributo per il Capodanno 2018, quella bella cagata, i soldi peggio spesi nella storia d'Europa dopo la costruzione della linea Maginot.
Ad ogni modo: l'ho scritto circa un milione di volte, finché gli enti pubblici non pagheranno i contributi pronta cassa, i conti delle istituzioni culturali andranno sempre peggio, perché se i soldi non sono disponibili devono farseli anticipare dalle banche, e pagare fior d'interessi. Con gli interessi ci si strozza, non si prospera. E quindi lorsignori, prima di trattare da bancarottiere qualsiasi responsabile di un'istituzione che si ritrova un buco in bilancio, farebbero bene a scomputare da quel "buco" gli interessi causati dall'infingardaggine della politica o dalla povertà delle casse pubbliche. Quegli interessi sono una tassa idiota che ci infliggiamo. Forse inevitabile: ma l'onestà imporrebbe quantomeno di tenerne conto, prima di sdottoreggiare sulla "buona amministrazione".
La favola che segue è una lezione
che il forte ha sempre la miglior ragione.
Un dì nell’acqua chiara d’un ruscello
bevea cheto un Agnello,
quand’ecco sbuca un lupo maledetto,
che non mangiava forse da tre dì,
che pien di rabbia grida: - E chi ti ha detto
d’intorbidar la fonte mia così?
Aspetta, temerario! - Maestà, -
a lui risponde il povero innocente, -
s’ella guarda, di subito vedrà
ch’io mi bagno più sotto la sorgente
d’un tratto, e che non posso l’acque chiare
della regal sua fonte intorbidare.
- Io dico che l’intorbidi, - arrabbiato
risponde il Lupo digrignando i denti, -
e già l’anno passato
hai sparlato di me. - Non si può dire,
perché non era nato,
ancora io succhio la mammella, o Sire.
- Ebbene sarà stato un tuo fratello.
- E come, Maestà?
Non ho fratelli, il giuro in verità.
- Queste son ciarle. È sempre uno di voi
che mi fa sfregio, è un pezzo che lo so.
Di voi, dei vostri cani e dei pastori
vendetta piglierò -.
Così dicendo, in mezzo alla foresta
portato il meschinello,
senza processo fecegli la festa.
Ad esempio, il Regio.
Ieri in Consiglio comunale Maiunagioia ha risposto, per iscritto, all'interpellanza del consigliere Morano. Il Moranone, notaio e dunque precisino, voleva sapere "a quanto ammonta il cosiddetto (notate "il cosiddetto", è delizioso... NdG) buco di bilancio della Fondazione Teatro Regio al 31 dicembre 2017; e a quanto ammonta al 31 dicembre 2017 il credito della Fondazione Teatro Regio nei confronti del Comune di Torino per contributi dovuti e non versati".
Curiosità tutt'altro che peregrina, se si considera che è stato proprio il "cosiddetto buco" a scatenare la valanga che, tramite le anticipate dimissioni di Vergnano, ha consentito a Chiarabella di piazzare manu militari alla sovrintendenza del Regio William Graziosi, sulla scorta di un affascinante curriculum.
Moranone: il Notaio vuole sempre vedere i conti... |
La risposta di Leon
Ed eccovi il testo della risposta di Maiunagioia: "Il bilancio consuntivo 2017 della Fondazione Teatro Regio è in corso di elaborazione (e questo già sapevamcelo, NdG). A seguito della comunicazione dell'ex sovrintendente dell'esistenza di un possibile squilibrio di bilancio nel 2017, il Collegio dei Revisori dei conti del Teatro ha effettuato i necessari controlli per verificare lo stato dei conti del 2017. A seguito dei controlli effettuati, il Collegio ha riferito al Consiglio di indirizzo della Fondazione dell'esistenza di uno squilibrio di bilancio nel 2017 di 1.800.000 euro, dovuto a minori entrare rispetto a quelle previste nel bilancio preventivo di quell'anno, in un quadro di ripartizione delle risorse destinate al triennio da parte dei soci, utilizzate per la maggior parte nel 2017, un residuo nel 2016 e nessuna nel 2017.Le minori entrate riguardano incassi di biglietteria, sponsorizzazioni e contributi".
Buco su buco, il mare ci ha portati qua...
Altolà. Fammi capire.Il 2 dicembre 2017 l'informata Stampa rivela al mondo che "al Teatro Regio manca un milione e mezzo". Da un accurato riscontro apprendo che quel milione e mezzo che manca nel 2017 è giustappunto il risultato del "quadro di ripartizione delle risorse destinate al triennio da parte dei soci, utilizzate per la maggior parte nel 2017, un residuo nel 2016 e nessuna nel 2017" cui accenna confusamente la risposta scritta di Leon.
Se leggete il mio post del 3 dicembre la faccenda è più chiara. Il Regio ha consumato nel 2015 e nel 2016 il "tesoretto" di tre milioni che ogni tre anni riceve dalla Fondazione Crt e dalla Compagnia di San Paolo, e che doveva bastare per il triennio 2015-2017: sicché nel 2017 i soldi erano finiti. E quello era il buco del 2 dicembre.
Chiarabella, in quell'occasione, si spende come una dannata. dichiara che "i soldi ci sono" e bussa a denari alle casse delle Fondazioni bancarie. Il seguito è abbastanza oscuro, ma giusto un paio di settimane fa un autorevole esponente di tali benefiche istituzioni mi ha confermato che le Fondazioni acconsentirono a tossire (meglio: anticipare) i soldi necessari a tappare il buco. Quel buco. Quello del 2 dicembre. Da 1,5 milioni secondo La Stampa. Addirittura da 2 milioni secondo le mie fonti. Ma se le Fondazioni lo hanno ripianato, perché la Leon lo cita?
E se invece non lo hanno ripianato, perché la Leon parla della "comunicazione dell'ex sovrintendente dell'esistenza di un possibile squilibrio di bilancio nel 2017"? E' ovvio che si riferisce alla "comunicazione" del 6 aprile scorso: il "fatto nuovo" che ha indotto Vergnano - per sua espressa dichiarazione - a dimettersi, ovvero quel milione e settecentomila (in realtà un milione e ottocentomila, come precisato nella risposta scritta di Leon) che, annunciano gli affranti giornali, mancano per chiudere il bilancio. Un "buco" diverso, insomma, da quello del 2 dicembre: che a questo punto si suppone ripianato, visto che non lo cita più nessuno. Fino a ieri, quando Leon lo rispolvera nella sua risposta scritta.
Ma attenzione, non è finita qui: prima di tirare in ballo il "buco del 2 dicembre", da 1,5 o 2 milioni di euro che fosse ("in un quadro di ripartizione delle risorse destinate al triennio da parte dei soci, utilizzate per la maggior parte nel 2017, un residuo nel 2016 e nessuna nel 2017"), la Leon scrive che lo squilibrio di bilancio nel 2017 di 1.800.000 euro (che a quanto ci è dato di capire sarebbe il "fatto nuovo" all'origine delle dimissioni di Vergnano) è dovuto "a minori entrare che riguardano incassi di biglietteria, sponsorizzazioni e contributi".
Insomma: non si capisce quale sia la causa vera del "buco", e neanche di quale "buco" stiamo parlando. L'unica spiegazione sarebbe prendere per buono un articolo uscito l'8 maggio su un quotidiano informato, che in un empito d'entusiasmo somma buco su buco fino ad arrivare a un totalone di 3 milioni.
Però nella sua risposta scritta Maiunagioia afferma che "il Collegio dei Revisori dei conti ha riferito al Consiglio di indirizzo della Fondazione dell'esistenza di uno squilibrio di bilancio nel 2017 di 1.800.000 euro". Non tre milioni.
Ma ragazzi, ci vuole tanto? Si può sapere, decentemente, se il buco totale è o non è di 1,8 milioni? Se comprende o non comprende il buco del 2 dicembre? Se è causato soltanto dalle "minori entrate"? Se il buco del 2 dicembre è stato ripianato?
The answer, my friend, is blowin' in the wind.
Boh. Io ho sentito già parlare di "finanza creativa". Ma qui siamo oltre. Siamo alla Banca di Paperopoli.
La strategia del buco
Capisco le approssimazioni dei giornali. Ma perdìo, dalla risposta scritta di un assessore della giunta comunale di Torino a un consigliere del Consiglio comunale di Torino mi aspetto certezze e chiarezza a prova d'idiota.Altrimenti non devono poi fare la faccia sversa ogni volta che mi incrociano. Non sono io che ce l'ho con loro. Sono loro che non mi danno una soddisfazione che sia una. Ovvio che poi mi nasce il sospetto di aver a che fare con la banda del buco: nel senso che usano il famigerato "buco di bilancio" ogni volta che - ma guarda te la combinazione - vogliono mettere le zampe su un'istituzione culturale. Ricordate il "buco di bilancio" del Museo del Cinema, che si apriva e poi si chiudeva man mano che Alberto Barbera si toglieva dai coglioni? Partito che era di un milione, alla fine è risultato di 181 mila euro, lestamente recuperati dalla Milani: operazione peraltro non improba, su un bilancio di 14 milioni.
Per non dire della brillante "operazione marchio" sciorinata nella blitzkrieg per la conquista del Salone del Libro, che ricostruisco stamattina sul Corriere con dovizia di particolari.
Un bel dì vedremo: contributi Pinkerton
Ma attenzione, lo show non è finito. Leon risponde anche alla seconda domanda di Moranone: e cioé "a quanto ammonta al 31 dicembre 2017 il credito della Fondazione Teatro Regio nei confronti del Comune di Torino per contributi dovuti e non versati?"Un sovrintendente in attesa dei contributi pubblici |
Ad ogni modo: l'ho scritto circa un milione di volte, finché gli enti pubblici non pagheranno i contributi pronta cassa, i conti delle istituzioni culturali andranno sempre peggio, perché se i soldi non sono disponibili devono farseli anticipare dalle banche, e pagare fior d'interessi. Con gli interessi ci si strozza, non si prospera. E quindi lorsignori, prima di trattare da bancarottiere qualsiasi responsabile di un'istituzione che si ritrova un buco in bilancio, farebbero bene a scomputare da quel "buco" gli interessi causati dall'infingardaggine della politica o dalla povertà delle casse pubbliche. Quegli interessi sono una tassa idiota che ci infliggiamo. Forse inevitabile: ma l'onestà imporrebbe quantomeno di tenerne conto, prima di sdottoreggiare sulla "buona amministrazione".
Bonus track: il lupo e l'agnello
A edificazione dei piccini, offro la bella favola morale "Il lupo e l'agnello" nella versione di Jean de la Fontaine e nell'elegante traduzione di Emilio De Marchi.La favola che segue è una lezione
che il forte ha sempre la miglior ragione.
Un dì nell’acqua chiara d’un ruscello
bevea cheto un Agnello,
quand’ecco sbuca un lupo maledetto,
che non mangiava forse da tre dì,
che pien di rabbia grida: - E chi ti ha detto
d’intorbidar la fonte mia così?
Aspetta, temerario! - Maestà, -
a lui risponde il povero innocente, -
s’ella guarda, di subito vedrà
ch’io mi bagno più sotto la sorgente
d’un tratto, e che non posso l’acque chiare
della regal sua fonte intorbidare.
- Io dico che l’intorbidi, - arrabbiato
risponde il Lupo digrignando i denti, -
e già l’anno passato
hai sparlato di me. - Non si può dire,
perché non era nato,
ancora io succhio la mammella, o Sire.
- Ebbene sarà stato un tuo fratello.
- E come, Maestà?
Non ho fratelli, il giuro in verità.
- Queste son ciarle. È sempre uno di voi
che mi fa sfregio, è un pezzo che lo so.
Di voi, dei vostri cani e dei pastori
vendetta piglierò -.
Così dicendo, in mezzo alla foresta
portato il meschinello,
senza processo fecegli la festa.
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