Walter Vergnano, sovrintendente del Teatro Regio |
Da quel che ho capito - ma tenete conto che sono un giornalista - è andata bene.
Primo dato positivo: il Regio non è in crisi
Vergnano ha premesso che il Regio non è un teatro in crisi. Anche quello deve spiegare, povero. Gli enti lirici in Italia sono 13, di questi dieci sono in crisi, con un deficit strutturale. Il Regio ha un bilancio sano. Nel senso che spende comunque un euro meno di ciò di cui dispone.Il problema sono i crediti che il Regio ha nei confronti degli enti pubblici: ovvero, i contributi che Comune e Regione pagano in ritardo, costringendo l'ente a indebitarsi con le banche, e a ritardare a sua volta il pagamento di fornitori e artisti. Gli stipendi e i contributi ai dipendenti no: Vergnano ci tiene a sottolineare che lì non ha mai sgarrato di un giorno.
Secondo dato positivo: arrivano i soldi
Ma la novità migliore è che i soldi promessi stanno pian piano arrivando. In questi giorni il Comune ha versato sul conto corrente del Regio l'ultima tranche della sovvenzione 2014 più il saldo per la manutenzione straordinaria: circa 2,1 milioni.Anche la Regione comincia a sganciare: è stato emesso il mandato di pagamento per i 2,8 milioni del contributo 2014, mentre si attendono speranzosamente notizie sui 2,5 milioni promessi per il 2015.
Inoltre, Vergnano è finalmente riuscito a vendere parte degli immobili che aveva ricevuto dal Comune, come contributo, in sostituzione dei denari contanti che nelle casse municipali latitavano. Ricordate la tragicomica operazione "mattoni anziché soldi"? Ecco, quella lì. Vergnano s'è dimostrato buon agente immobiliare: dei due immobili di strada Altessano, uno è stato venduto con un incasso di 3,26 milioni, l'altro è venduto e il Regio dovrebbe a breve incassare 3,148 milioni. Per un terzo stabile, in via San Francesco da Paola, pare sia la volta buona, lo piazzeranno per 2,1 milioni. Quanto al laboratorio di strada Settimo, Vergnano lo utilizzerà per il Regio, e quindi resta come patrimonio del teatro, regolarmente iscritto a bilancio per un valore di 4,65 milioni.
Terzo dato positivo: contributi certi, contributi subito (o quasi)
Questa non è una novità, ma stamattina il callido Passoni se l'è giocata bene, per indicare a Vergnano un orizzonte più sereno. Come i lettori ben sanno, il Comune di Torino ha preso una decisione di grande civiltà, stabilendo che d'ora in poi i fondi per la cultura saranno compresi nelle voci ordinarie di bilancio; non figureranno più, come in passato, come "mezzi straordinari di bilancio".Trattasi di rivoluzione copernicana. Vi rispiego. "Mezzi straordinari di bilancio" significava che all'inizio dell'anno si prevedeva sì una cifra tot per la cultura. Però quei soldi in cassa non c'erano: c'era solo la speranza che alla fine saltassero fuori da qualche risparmio, o da qualche dismissione immobiliare. Per cui, c'era sempre la sorpresina di fine anno: i soldi erano meno del previsto, o magari - per l'appunto - anziché un bonifico sul conto corrente ti ritrovavi sul groppone uno stabile da vendere.
E' successo ancora il mese scorso, quando Egizio e Museo del Cinema si sono visti attribuire due finanziamenti "con mezzi straordinari di bilancio".
Ma quello era il passato. D'ora in poi, assicura Passoni, le cifre previste dal bilancio saranno reali e certe. E potranno essere pagate più in fretta: entro il 2016 il Comune salderà per intero (a tutti i soggetti culturali beneficiari, sia chiaro: non soltanto al Regio) i finanziamenti inclusi del bilancio 2015; inoltre (e qui si rasenta la fantascienza) i beneficiari potranno addirittura ottenere un anticipo sul bilancio del 2016, proporzionale a quanto stanziato per l'anno precedente, cioé il 2015. Il contributo al Regio previsto dal bilancio comunale per il 2015 è di 4,1 milioni, più 650 mila euro di manutenzione straordinaria.
Quarto dato positivo: un sollievo per i fornitori
Di conseguenza, dice Vergnano, il Regio potrà pagare fornitori e artisti con ritardi molto minori. Finora per vedere i soldi i tapini aspettavano uno o due anni. Si passerà quantomeno ai pagamenti a sei mesi, che sono pratica commerciale ormai generalizzata.Ma allora dove sta il problema?
La domanda ha un senso, se si prendono per buone le notizie circolate in questi giorni, che fanno pensare a un Regio con un "buco" nel bilancio, tipo bancarotta. In realtà, conferma Vergnano, il bilancio è sano. Straordinariamente sano, trattandosi di ente lirico. Malsana è però l'endemica carenza di liquidità che affligge tutte le istituzioni culturali, a causa del ritardo con cui Comune e Regione versano i finanziamenti promessi. Una carenza di liquidità che, secondo Vergnano, al 31 dicembre scorso assommava, per il Regio, a circa 20 milioni di euro. Tale cifra risultava dalla somma di 9,898 milioni per immobili non venduti (ma adesso quella criticità pare superata); più 5,3 milioni di contributi regionali non ancora erogati (ma di questi, adesso 2,8 sarebbero in arrivo); più 4,75 milioni di fondi dovuti dal Comune per il 2015.Proprio lì, in quei ritardi endemici che non riguardano soltanto la nostra scena locale, bensì l'intero sistema Italia, si annida il cancro che sta uccidendoci.
Il meccanismo perverso dell'indebitamento con le banche
Come ho spiegato fino alla nausea, la carenza di liquidità, che deriva dal ritardo con cui gli enti locali (a loro volta in carenza di liquidità) versano i finanziamenti, costringe le istituzioni culturali che di quei finanziamenti dovrebbero beneficiare a rivolgersi alle banche per ottenere denaro fresco, pagando i relativi interessi.Ad esempio, il 16 settembre scorso il Regio ha ceduto a Unicredit il credito del contributo comunale 2015 (ovvero 4,1 milioni) per ottenere del denaro che serviva subito, e non chissà quando; già a maggio c'era stata un'operazione analoga con i 650 mila euro promessi per la manutenzione straordinaria. Questo significa forzatamente mollare alle banche, sotto forma d'interessi, una bella parte dei soldi pubblici destinati al funzionamento dell'istituzione: mi è stato detto in via informale che nel 2014 il solo Regio ha pagato 540 mila euro di interessi bancari.
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