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SPERANZA E PAURA A TORINO: I CONTI IN TASCA A STABILE E REGIO

L'audizione del Regio ieri in Commissione cultura: da sinistra il direttore artistico
Fournier-Facio, il sovrintendente Vergnano, l'assessore Leon, la presidente Albano
Ieri, all'audizione in Commissione cultura, il sovrintendente del Regio Walter Vergnano ha sciorinato cifre virtuosamente positive.  Il bilancio del 2015 è in pareggio, a circa 38 milioni. Trecentottanta dipendenti, più l'indotto: ovvero, il Teatro Regio crea lavoro. Contributi pubblici in calo, oggi rappresentano soltanto il 54 per cento degli introiti, mentre il 46 per cento (un record per un ente lirico) derivano da risorse proprie e sponsor privati, biglietteria e abbonamenti. Quest'ultima voce vale 7.250.000 euro: Vergnano sottolinea che è più di quanto versano, insieme, Comune e Regione (rispettivamente 4 e 2,5 milioni), e che in pratica la cifra copre completamente il costo delle produzioni. Anche le tournée all'estero si pagano da sole.

I timori del sovrintendente

Sono dati insoliti e confortanti, per un ente lirico italiano. Eppure Vergnano butta lì una frase che fa paura: "Siamo ad una svolta pericolosa. Il contributo dello Stato è sceso di molto (14,1 milioni nel 2015, erano 15,3 l'anno prima, NdG), anche per via degli scellerati criteri di ripartizione del Fus. Pure gli enti locali hanno tagliato. In futuro non saremmo in grado di compensare un ulteriore calo con nuovi investimenti privati. Se la tendenza non si inverte, non credo che potremo raggiungere il pareggio dal 2017 in poi. E quando un teatro va in crisi, è troppo tardi per rimediare. Non sto a gridare al lupo al lupo, ma ho il dovere nei confronti dell'istituzione che rappresento di segnalare questa criticità".
Ooops.

Nuovi tagli in arrivo?

Per Comune e Regione è tempo di assestamenti di bilancio, e in effetti girano brutte voci. Sui giornali si legge che il Comune sarebbe costretto a un taglio lineare del 25 per cento su tutti i capitoli di spesa. Per la cultura - non solo per il Regio - sarebbe una campana a morto: triste dirlo, i nodi stanno venendo al pettine. Ma in Commissione non si riesce a saperne nulla di più: l'assessore Leon elude abilmente le domande in merito che Giampiero Leo, "esperto" dei Moderati, le pone con soave insistenza.

Vergnano-Appendino: è idillio

E allora io provo a sfrucugliare Vergnano. Lui è strano. Per niente apocalittico. Non teme una riduzione drastica del finanziamento comunale. "Qualche migliaio di euro, massimo una decina", azzarda, e mai verbo mi è sembrato più opportuno. Il sovrintendente, anzi, mi fa capire che con Appendino s'è creato un ottimo rapporto: dice che si sentono spesso, che lei è presente ai consigli d'amministrazione, è attenta e disponibile. Insomma, un idillio. Idillio famigliare, direi, considerato che madamin Appendino sembra pure rappacificata con la moglie di Vergnano, Angela Larotella, e la sua Fondazione Cultura.
Ma allora da dove nascono i timori del sovrintendente? Dalla Regione? Insomma, qui gli schieramenti sono in movimento: Vergnano, fedelissimo di Fassino, adesso si fida più di Appendino che del Chiampa? Boh. Di certo il sovrintendente è un diplomatico nato. 

Parigi: "Ma quali tagli? Daremo di più"

Così io chiamo l'Antonellina Parigi per sapere se davvero dalle sue parti tramano tagli trucibaldi. Lei nega. Anzi. Nell'assestamento di bilancio, che dovrebbe passare la settimana prossima, sarebbe inserito uno stanziamento di 7 milioni di euro da destinare al Comune di Torino per le attività culturali. Un inatteso soccorso, se ben capisco.
Parigi mi garantisce che la Regione non intende sottrarsi ai suoi impegni. Semmai terrà conto delle diverse situazioni: ad esempio, mi dice, il Regio può usufruire dell'Art Bonus, che non si applica invece allo Stabile. "Ma tagli no, anzi, penso che aumenteremo la spesa per la cultura", aggiunge. In effetti mi risulta in tal senso pure un emendamento all'assestamento del bilancio di previsione 2016-2018, presentato dai consiglieri Grimaldi di Sel e Valle e Appiano del pd: propongono di assegnare alla cultura quasi un milione e mezzo dei sei risparmiati con il taglio dei costi della politica. Ne beneficerebbero le attività culturali delle piccole realtà piemontesi, i sistemi bibliotecari, i corsi di musica, e il settore teatro.

Fonsatti: "I tagli? Li abbiamo già assorbiti"

A questo punto provo a sentire lo Stabile. Il direttore amministrativo, Filippo Fonsatti, è serafico. Per quest'anno Fassino gli aveva tolto 300 mila euro, e Appendino ha confermato che sul prossimo bilancio non ci saranno variazioni. Come dire? La notizia è, lo confesso, bella e brutta al tempo istesso. Nel senso che altri tagli sono esclusi, ma la sforbiciata di 300 mila diventa permanente. 
Eppure Fonsatti non si duole più di tanto: "Sapendolo per tempo - mi spiega - ci siamo attrezzati, abbiamo rinunciato a qualcosa, abbiamo limato il limabile, e insomma, siamo ancora in piedi. Era peggio quando te lo dicevano all'ultimo momento". Riassunto della situazione al Tst: adesso dalla Regione arrivano 900 mila euro, dal Comune tre milioni e mezzo (erano 3,8 prima del taglio), e insomma, Fonsatti dice che ci si può stare dentro. Il problema vero, aggiunge, è - come sempre, come per tutti - il ritardo dei pagamenti: Lo Stabile aspetta ancora buona parte del contributo comunale per il 2015, nonché la totalità di quello regionale. E lì s'ingrassano soltanto le banche.

L'ospite del pranzo di Natale

Morale della fiaba. Non so voi, ma io non ho capito se va bene o se va male. Ho continuato a chiedere in giro, ho sentito altri operatori, senza cavare un ragno dal buco. In privato circolano le ipotesi più terrificanti, ma ufficialmente nessuno sbraita. Suppongo nella speranza che il malanno, se malanno ha da essere, tocchi a qualcun altro. Nell'ambiente della cultura funziona così. Quando le ipotesi diventeranno bilanci, atti pubblici, realtà fattuali, sapremo a quale pollo della stia toccherà di essere l'ospite d'onore al pranzo di Natale.

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