Passa ai contenuti principali

REGIO-SFIGA 1 A 1, PAREGGIO SOFFERTO E GOLLASSO DA APPLAUSI

Azione da gol. Fischio d'inizio, i lavoratori stigmatizzano "le dichiarazioni di persone male informate o in malafede": traversone, rovesciata, rete 
Ronaldo non ha risposto alla convocazione
Chiarabella è entrata soltanto all'inizio del secondo tempo.
La squadra ha giocato un'onesta partita ma con una regia vera e qualche interprete maschile più brillante poteva anche andare meglio. 
L'allenatore Graziosi, come promesso, non s'è seduto in panchina (la mitica Fila 10 dei vips) ed è rimasto negli spogliatoi (pardon, dietro le quinte) a tenere d'occhio la squadra.
Si sa che quest'anno la squadra del Regio gioca per non retrocedere, e la prima partita della stagione, sul campo del "Trovatore", fa prevedere un campionato da provinciale tignosa, determinata a lottare su ogni pallone e a colmare con la grinta del collettivo il gap tecnico dei singoli. Spero che sia Sassuolo e non Frosinone.
Purtroppo i pronostici non sono eccellenti. Molto dipenderà dall'incontro che il presidente Appendino e l'allenatore Graziosi avranno oggi a Roma con i vertici della Figc - no, scusate, è il Mibac, l'incontro è con il ministro dei Beni culturali - e dai soldi che riusciranno a portare a casa: i bilanci della società sono a rischio e incombe l'incubo della retrocessione a tavolino nelle serie minori. Ma di questo, se siete interessati, parlo diffusamente nell'articolo che è uscito oggi sul Corriere Torino (questo è il link).
Le mosse degli ultimi mesi non sono state brillanti. Prima c'è stato il cambio di panchina in corsa, a metà stagione 2017/2018, con l'esonero di mister Vergnano e l'arrivo burrascoso di William Graziosi, allenatore fino ad allora sconosciuto, con esperienze nella serie B italiana e in campionati esteri non performanti. Il successivo calciomercato ha visto soltanto cessioni eccellenti (Noseda e Fournier Facio) e acquisti ancora da valutare. Suscita perpessità la gestione dello staff tecnico: il nuovo mister non si contenta dei vecchi organici, ha imposto i suoi fedelissimi marchigiani o i fedelissimi autoctoni che al suo arrivo hanno cominciato d'incanto a brulicare al Regio.
Ma veniamo alla prima di campionato, ieri sera. Stadio (pardon, teatro) affollato ma non sold out, tribuna vip modesta. Assenti - per logica riservatezza - Vergnano e signora; assente al fischio d'inizio la presidente del Regio e sindaco di Torino che arriverà soltanto all'inizio del secondo tempo (detto per inciso: trovo apprezzabile, benché di non facile attuazione, la volontà di portare più spettatori giovani al Regio, a cominciare dalla giovane presidente); assente come al solito il Chiampa; presenti di default le gemelline peperine Maiunagioia&Antonellina; sparsi qua e là alcuni consiglieri regionali (ho adocchiato Cassiani e Valle) e comunali (c'era la presidente della Commissione cultura Albano, non ho visto ma forse mi è sfuggito l'assessore supplente e deus ex machina del Regio-che-verrà Giovara). Molti vertici di istituzioni culturali: ho incontrato - ma certo ce n'erano altri - Fonsatti (Stabile), Cremonini (Torinodanza), Toffetti (Museocinema), Papotti (soprintendenza); la fedelissima Patrizia Sandretto; mancava, per l'Egizio, la Christillin che non manca mai, ma presumo che fosse alla partita della Nazionale con il cappello di dirigente Uefa. 
Poco altro, quanto a vipperia de noantri. Da un pezzo la prima del Regio non è più considerata a Torino (e neppure a Moncalieri) un'occasione mondana da non mancare, e difatti mancavano i volti noti dell'industria e della finanza (per pochi che siano rimasti in città), se non quelli di servizio, tipo Michele Coppola per Intesa sanpaolo che paga il conto della bella serata. Di altre facce conosciute, tra spettacolo arte economia, ho notato Arturo Brachetti, il pittore Gribaudo, l'ex ministro Fornero. E stop. Come detto, a delusione delle speranze del sovrintendente Graziosi non solo non si è visto Ronaldo, ma in genere non si sono avvistati calciatori, neppure un panchinaro. 
Nell'intervallo sono andato a fare un giro d'ispezione al cocktail dei vip in Sala Caminetto, e il livello di mondanità era suppergiù quello di una festa dei vicini a Borgo Dora. E manco a parlare di mise femminili tipo prima della Scala: Torino non è Milano, vale tutto, e allora vale anche la scelta radicale delle direttrice di Torinodanza in jeans e sneakers.
Della partita ho detto: bene ma non benissimo, comunque non credo si possa pretendere di più da uno spettacolo inventato in pochi mesi dopo la decisione di cancellare l'esordio con "Siberia" di Giordano, opera giudicata dai nuovi capataz del Regiotroppo difficile per i gusti del pubblico torinese, che ringrazia per la stima.
Ma l'unica azione da applausi scroscianti e prolungati me la sono goduta al fischio d'inizio, quando il sipario s'è aperto sul personale del Regio al completo, schierato in palcoscenico, e un rappresentante dei lavoratori detto poche ma sentite parole per ricordare che le difficoltà economiche del teatro sono causate dal taglio dei fondi statali deciso all'ultimo minuto, e dal ritardo con cui Comune e Regione pagano il loro contributo. I lavoratori del Regio hanno voluto far sapere agli spettatori che "guidati dal senso di responsabilità abbiamo deciso di essere qui, stasera, e non penalizzare voi che siete il nostro pubblico ricorrendo alla più naturale forma di protesta, lo sciopero". Forti del loro orgoglio professionale hanno reagito alla sfiga senza cedere alle provocazioni di certa politica che s'ingegna di spaventarli: "Sui giornali in questi giorni - dice il portavoce, segnando un gol alla Ronaldo - si sono lette molte cose inesatte attraverso dichiarazioni di persone male informate, o in malafede, che propongono in maniera estemporanea soluzioni definite 'urgenti e strutturali'. Dichiarazioni che, come chiunque può immaginare, non lasciano spazio all'ottimismo". 
Rete, partita chiusa, Regio-Sfiga 1 a 1, un punticino per muovere la classifica e sperare in una tranquilla salvezza. Stadio in visibilio.
E in tribuna vip l'autrice della bella promessa di soluzioni "urgenti e strutturali" (per non dire delle "azioni condivise (non è chiaro da chi, NdG), difficili e coraggiose"...) se ne sta pensierosa: chissà a chi alludono quei signori sul palcoscenico con le facce così cupe.

Bonus track 1: la lettera di Vergnano

L'altro ieri l'ex sovrintendente Vergnano ha pubblicato sulla Stampa una lettera in cui precisa il suo punto di vista sugli ultimi accadimenti al Regio e sulle responsabilità per il disavanzo. Non sono riuscito a trovare la lettera nell'edizione on line e dunque, per completezza dell'informazione e con il permesso dell'autore, la ripubblico qui:

L’analisi delle ragioni del disavanzo del Teatro Regio ha scatenato un profluvio di interventi e interpretazioni. A questo proposito mi sento di dover chiarire che se è vero che “un buco di bilancio non si crea in pochi mesi” è altrettanto vero che, il 25 novembre 2016 in Commissione Cultura del Comune alla presenza dell’Assessore Leon, io dichiarai: “Siamo a una svolta pericolosa. Il contributo dello Stato è sceso di molto, anche per via degli scellerati criteri di ripartizione del FUS. Gli Enti locali hanno tagliato e se non si invertirà la tendenza, non credo che potremo raggiungere il pareggio di bilancio dal 2017 in poi.”
Facevo riferimento al criterio che non premia la vera produttività di un teatro ma semmai la “collezione di borderò”, anche quella di attività non rilevanti per un teatro d’opera. Ricordo a tale proposito che nel 2017 (l’anno considerato dall’attuale Fus) il Teatro Regio ha messo in scena a Torino 13 titoli di Opera e balletto e altri tre al Festival di Edimburgo e in Oman, solo la Fenice e la Scala possono vantare una produzione superiore. Con altri colleghi sovrintendenti chiedemmo e ottenemmo che venisse rivisto proprio il criterio della quantità e l’Anfols nominò una Commissione per presentare al Ministero una proposta di correzione di questo parametro già da quest’anno. Dopo la cessazione del mio incarico non ho più seguito l’iter di questa iniziativa né so se altri lo hanno fatto in mia vece ma, dai risultati della ripartizione, mi pare di intendere che questo o non sia avvenuto o non abbia sortito i risultati auspicati.
Sarebbe però ingiusto e ingeneroso se chiudessi questo mio (spero ultimo) intervento dimenticando che il Regio in questi anni è diventato un teatro di assoluto livello internazionale (quello che poteva vantare, fino allo scorso anno, più inviti all’estero) e ringraziare tutti coloro che comunque nel Regio hanno creduto: la Città di Torino e la Regione Piemonte, i Consiglieri di Amministrazione, i Soci Fondatori privati, il nostro pubblico e tutti i lavoratori del Teatro.

Walter Vergnano

Bonus track 2: i soldi del Fus

Ieri intanto è stato pubblicato il decreto direttoriale con le quote della ripartizione del contributo Fus, un totale di 141 milioni divisi fra 12 fondazioni liriche. E' andata come previsto: al Regio toccano 12.129971 euro. contro i 13.913.562 del 2017, ovvero 1.783.591 euro in meno. La cosa buffa è che i nostri beccaccioni, sostenuti non si sa da quale ottimismo, al momento di stilare il bilancio previsionale 2018  ne avevano previsti 15, di milioni: per cui adesso son cazzi ancora più amari.
Nel 2017 il Regio aveva ricevuto anche un contributo extra Fus di 1,9 che premiava la capacità di attrarre risorse private; tale contributo extra ci sarà anche nel 2018 e ammonterà a 1,3 milioni di euro.
Il Regio, in graduatoria, ha mantenuto la posizione di metà classifica del 2017, settimo su dodici, per tutti e tre parametri: costi di produzione (parametro che influisce per il 50% e vale 4,8 milioni), risultati gestionali (parametro che incide per il 25% e vale 2,7 milioni) e qualità (25%, 2,7 milioni). Ciononostante l'entità del finanziamento diminuisce perché, nella spartizione della dotazione complessiva di 141 milioni uguale all'anno scorso, sono aumentate le quote dei teatri di Palermo, Trieste e Cagliari.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la