Una cosa è certa: Cinema Gay è il festival con la cerimonia d'inaugurazione più divertente. Divertente al punto che non è per nulla cerimonia. Anche ieri la prima serata del Tglff è stata un piacere. Senza una sola stonatura. Beh, le stonature non potevano venire certo da Orietta Berti, ospite musicale che ha mandato in visibilio la platea, con le canzoni - delirio per "Il nostro concerto" di Umberto Bindi, doveroso omaggio a un cantautore che pagò un prezzo alto all'omofobia italiota. Ma Oriettona è stata anche meravigliosamente sul pezzo spendendo parole di sano buonsenso casareccio contro ogni pregiudizio. Tutti gli ospiti della serata erano perfetti. E ciascuno ha sparato a zero contro bullismi e discriminazioni usando l'unica arma possibile contro gli idioti: l'ironia. Cito gli highlights: Ambra, madrina del Festival: "Per come mi vestivo, ero più drag di Luxuria, sono stata la prima drag queen eterosessuale". Luxuria, che cura per il Tglff il Focus sulla Russia, oltre alle doverose considerazioni sulle ridotte dimensioni dell'attrezzatura di Putin, era incontenibile: "Io sono come la Fiat: brava o bravo, fate voi", e poi "Credo che gli striscioni a Forza Nuova glieli scriva Fabio Canino: un slogan come 'Noi maschi selvatici, voi checche isteriche' è roba che leggi solo sui siti d'incontri gay". Mi è piaciuto anche Carlo Gabardini, il mitico Olmo di "Camera cafè", con un monologo che prende genialmente per i fondelli i professori dell'Università dei Somarelli: quelli che sostengono che l'omosessualità è una malattia. Per strano che possa sembrare, se ne trovano ancora tanti in giro, nel paese dei giovanardi.
Presentatori, al solito, il direttore del Festival Giovanni Minerba e il suo collaboratore Angelo Acerbi: perfetta coppia comica, talenti naturali ormai universalmente riconosciuti. Spettacolo nello spettacolo. Minerba ha gestito bene anche i politici presenti: l'invito a Fassino a dire due parole, e un educato saluto agli altri. Ha citato il presidente della Commissione cultura del Comune, Cassiani, e anche l'assessore regionale uscente Coppola. E quello è stato il momento migliore della serata. Poteva arrivare - era prevista - una bordata di fischi: e invece niente, dalla platea non è partito un solo versaccio, anzi, si è sentito qualche timido applauso di cortesia. Una bella lezione di civiltà da parte della comunità gay, che ancora una volta si è dimostrata infinitamente migliore dei suoi denigratori. Ma anche un punto di merito per Coppola, che pur aspettandosi una contestazione è venuto comunque. "Chapeau, ha dimostrato di essere coraggioso" mi ha detto a fine serata l'assessore Ilda Curti.
Il film d'apertura, in concorso, era "Azul y no tan rosa", opera prima del venezuelano Miguel Ferrari. A me ha preso: commovente e insieme pieno di momenti divertenti, pur con qualche caduta di ritmo. Mi hanno detto che invece la mia presidente di giuria, Paola Pitagora, l'ha trovato troppo melò. Vedremo i prossimi. La giuria è al lavoro, e sarà dura: oggi dobbiamo vedere un solo film, ma da domani a domenica ce ne toccano tre al giorno. Io intanto ho fatto amicizia con il giurato israeliano, il produttore e sceneggiatore Gal Uchovsky: quando gli ho rivelato di essermi occupato di canzonette, ha voluto che gli raccontassi tutto del Festival di Sanremo: "Ah, noi impazzivamo per Sanremo - si è entusiasmato - ricordo i vostri cantanti, Nada, Nicola Di Bari, Bobby Solo... Ha visto il mio film 'Walk on the water'? Nella colonna sonora c'è una canzone di Gigliola Cinquetti". Io gli ho spiegato che davanti a noi era seduta la mitica Orietta Berti. Lui ha preso appunti sul suo i-Phone. Non so cosa abbia scritto, era in caratteri ebraici.
Presentatori, al solito, il direttore del Festival Giovanni Minerba e il suo collaboratore Angelo Acerbi: perfetta coppia comica, talenti naturali ormai universalmente riconosciuti. Spettacolo nello spettacolo. Minerba ha gestito bene anche i politici presenti: l'invito a Fassino a dire due parole, e un educato saluto agli altri. Ha citato il presidente della Commissione cultura del Comune, Cassiani, e anche l'assessore regionale uscente Coppola. E quello è stato il momento migliore della serata. Poteva arrivare - era prevista - una bordata di fischi: e invece niente, dalla platea non è partito un solo versaccio, anzi, si è sentito qualche timido applauso di cortesia. Una bella lezione di civiltà da parte della comunità gay, che ancora una volta si è dimostrata infinitamente migliore dei suoi denigratori. Ma anche un punto di merito per Coppola, che pur aspettandosi una contestazione è venuto comunque. "Chapeau, ha dimostrato di essere coraggioso" mi ha detto a fine serata l'assessore Ilda Curti.
Il film d'apertura, in concorso, era "Azul y no tan rosa", opera prima del venezuelano Miguel Ferrari. A me ha preso: commovente e insieme pieno di momenti divertenti, pur con qualche caduta di ritmo. Mi hanno detto che invece la mia presidente di giuria, Paola Pitagora, l'ha trovato troppo melò. Vedremo i prossimi. La giuria è al lavoro, e sarà dura: oggi dobbiamo vedere un solo film, ma da domani a domenica ce ne toccano tre al giorno. Io intanto ho fatto amicizia con il giurato israeliano, il produttore e sceneggiatore Gal Uchovsky: quando gli ho rivelato di essermi occupato di canzonette, ha voluto che gli raccontassi tutto del Festival di Sanremo: "Ah, noi impazzivamo per Sanremo - si è entusiasmato - ricordo i vostri cantanti, Nada, Nicola Di Bari, Bobby Solo... Ha visto il mio film 'Walk on the water'? Nella colonna sonora c'è una canzone di Gigliola Cinquetti". Io gli ho spiegato che davanti a noi era seduta la mitica Orietta Berti. Lui ha preso appunti sul suo i-Phone. Non so cosa abbia scritto, era in caratteri ebraici.
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