Dato che della storiaccia del Museo A come Ambiente
non mi sono mai occupato, la mail che ieri l'ex direttore Carlo Degiacomi ha inviato agli organi di stampa potrebbe non riguardarmi.
Tuttavia, pur sapendo poco della vicenda, ritengo che sia un dovere
deontologico diffondere le argomentazioni di chi è stato oggetto di
gravi accuse ampiamente divulgate, e adesso ha ottenuto una sentenza
favorevole che non ha goduto di eguale diffusione.
Perciò pubblico senza commenti il comunicato di Degiacomi, che su altri media non troverete, causa anche la sua torrenzialità. Quanto all'assessore Lavolta, ieri ha dichiarato che al Museo va tutto benissimo, "tutte le attività sono state portate avanti e giusto oggi abbiamo fatto un sopralluogo per preparare l'allestimento per il 2015". Ecco invece la documentazione diffusa da Degiacomi.
Museo
A come Ambiente: a luglio si sono chiuse, con archiviazione, le
inchieste aperte dalla magistratura sul caso sollevato da Lavolta sui
media e culminato con le mie dimissioni
per giusta causa dal ruolo di Direttore. Che
cosa è rimasto del progetto museale e culturale “A come Ambiente”
trascorsi oltre 9 mesi dai noti fatti d’inizio dicembre 2013?
Le
accuse mosse nei miei confronti dal Presidente Enzo Lavolta, per una
supposta scoperta di una mediaticamente definita “parentopoli”
all’interno del Museo sono risultate inesistenti
e sono state archiviate dalla Procura della Repubblica; così come sono
state archiviate le accuse mosse sempre dallo stesso Lavolta su presunte
illegalità nei rapporti lavorativi e contrattuali fra il Museo e mio
figlio, cofondatore e ideatore, nel 2003, con
il sottoscritto, di A come Ambiente; in ultimo è stata archiviata anche
la querela dell’Assessore Enzo Lavolta nei miei confronti, colpevole ai
suoi occhi di aver reso pubblici, con le mie dimissioni per giusta
causa, gli atti di mala gestione del Museo.
Si è dunque chiuso una triste vicenda che ha rischiato
di infangare gli ultimi 10 anni del mio lavoro.
Ma cosa rimane? Rimangono
le macerie di un progetto realizzato e funzionante. Un Museo unico, con
10 anni di storia, positivo punto
di riferimento costante per migliaia di bambini, ragazzi, giovani e
genitori. Una realtà economicamente sostenibile anche in tempi di crisi,
in rete con molte altre istituzioni e realtà locali e nazionali, (fra
le altre l’Università e il Politecnico di Torino),
sede di una riconosciuta innovazione nel fare edutainment, costruito
con la passione e lo sforzo di molte persone e di molti soci, a cui in
particolare è rivolta la lettera qui allegata, appartenenti sia al
pubblico che (per lo più, proprio per scelta gestionale)
al privato.
Gli
spunti che seguono possono essere utili sia per i giornalisti sia per i
politici più attenti al futuro della Città, per una serena valutazione
della capacità (o incapacità) di
decidere e di scegliere e amministrare del suo attuale governo.
In
questa premessa mi preme citare due aspetti di questa vicenda (che
hanno un significato ben più ampio di una cultura politica negativa di
governo) che ritengo essere essenziali,
ovvero il suo essere un incredibile esempio di:
1.
- tentativo
di “amministrazione” (sotto l’attuale Presidenza) di un bene definito
comune (il Museo) nel totale disprezzo del contributo e dell’impegno
profuso, per almeno un decennio, da soggetti privati
(il sottoscritto e non solo, i soci, il precedente presidente sempre
nominato dalla Città di Torino); -uso
dei media a danno di persone
e carriere professionali; persone che ovviamente nessuno risarcirà di
quanto patito, del conseguente danno morale e materiale subito. Nella vicenda qui ricordata, questo modus operandi, il ricorso ai
media con l’effetto di screditare la mia persona è stato
preferito al confronto di merito e al dibattito trasparente sulla
politica educativa, ambientale, di divulgazione scientifica che una
città come Torino dovrebbe far proprio.
Torino, 4 settembre 2014
Carlo
Degiacomi (cofondatore ed ex direttore del Museo A come Ambiente di Torino)
Al comunicato è allegato il documento che riporto qui sotto
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