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UN MESE DI MINCHIATE: POST DEL FELICE RIENTRO

Noseda, Fassino e Vergnano: Filura crede d'essere ancora ministro degli esteri e si lancia in missioni di peacekeeping
Insomma: in questo città un gentiluomo non può concedersi un mesetto di villeggiatura senza che gli combinino la qualunque. Mentre mi occupavo finalmente di cose serie e intelligenti, tipo la conserva di pomodoro, la regal Torino è riuscita a inanellare una tal sequela di minchiate da far impallidire il Grande Minchione.
Riassumendo:
1) Il peggio del peggio: l'imbarazzante lite da pescivendole al Regio, con il Karajan de noantri indignato perché non lo portano a farsi bello all'estero e perché non ingaggiano un traduttore simultaneo come direttore. Uno di questi giorni scriverò sulla faccenda, non appena m'è passato l'incazzo. Ma va detto subito che la cosa grave davvero è che i padroni di casa - le istituzioni, in particolare Filura - si siano umiliati cercando un compromesso tra i due litiganti. Nelle case per bene il personale di servizio non litiga in piazza; e se lo fa, viene cacciato. Non importa chi ha ragione e chi ha torto: non si fa, e basta. Quindi, aria. Persino nel mondo del pallone, se un giocatore non si trova più a suo agio nella sua squadra lo mettono sul mercato. Pertanto, per il decoro della città e indipendentemente dalle motivazioni dei contendenti, fin da subito sarebbe stato opportuno zittirli. E semmai invitare il genio scontento ad andarsene a dirigere i Philarmoniker di Berlino, che notoriamente sbavano per averlo sul podio.
2) Altra Minchiata che solo in questa città: il trionfo del classico masochismo dei torinesi che si fanno prendere a pesci in faccia (c'è un fil rouge che lega le nostre vergogne) dall'archistar (wow!) già responsabile dell'aborto di Porta Palazzo, e adesso felice di sfanculare i fessi che gli hanno pagato una parcella da dementi (dementi quelli che pagano, chi incassa fa benissimo, perché i fessi vanno sfruttati) per progettare un grattacielo che non mancherà di affliggerci per i prossimi duecento anni.
3) Meno drammatica, ma solo perché ormai ci siamo assuefatti, la conferma che piazzale Valdo Fusi vale l'Arena Rock, in quanto a orrore misto all'inutilità (tra parentesi, notizie su chi ci restituisce i famosi 5 milioni spesi per l'Arena?): da ciò discende il definitivo sfruttamento a fini commerciali del pollaio eretto in faccia al Palazzo del Castellamonte, con relativa la sublimazione nella memorabile Oktoberfest dei poveri che candida ufficialmente Torino a Capitale Europea dei Tamarri, almeno per il 2014 (ma ci sono i presupposti di una conferma per i prossimi dieci anni).
4) Non trascurerei, nell'elenco delle Minchiate Galattiche, l'annuncio che anche nel 2015, sotto gli occhi strabiliati dei turisti stranieri dell'Expo, persevereremo nello sparare la musica classica in piazza con gli amplificatori da concerto rock, dimostrando al mondo intero che non capiamo una strabenedetta fava né di musica classica, né di rock.
5) Last but not least, l'incendio della Cavallerizza, preclaro esempio di problem solving alla subalpina.

Insomma, ci sarebbe da scrivere per ore. Ma poiché sono riuscito a trattenermi durante la villeggiatura, nonostante ogni mattina aprendo il giornale mi prendesse una voglia incontenibile di comunicare a lorsignori la mia opinione sul loro QI, non voglio rovinarmi il rientro. Quindi, rimando le mie sommesse opinioni (tanto i genii non si faranno sfuggire una sola occasione per riavviarmi il tournement des cabasìs), e mi limito a pubblicare una lettera - sul tema della Cavallerizza - che ho ricevuto oggi da un lettore, Giancarlo Melano.

"Forse gli ignoti incendiari della Cavallerizza torinese hanno scelto di colpire il remoto edificio delle scuderie solo perché è il più lontano dall’area maggiormente frequentata dagli attuali occupanti abusivi ma, sia pur involontariamente, hanno ottenuto due risultati positivi.

Se il primo è di aver salvaguardato gli edifici principali del complesso, il secondo è stato l’aver richiamato, magari un po’ brutalmente, l’attenzione del pubblico sulla sua importanza e sulla colpevole inerzia delle competenti Autorità.

Le quali vogliono “privatizzare” per fini meramente commerciali un insieme di preziose costruzioni essenzialmente del Settecento, solo più marginalmente occupate dall’Esercito e dalla Polizia, che è parte integrante del “polo reale sabaudo” tanto caro al dott. Turetta, senza neanche immaginare di valorizzarlo per completare l’offerta culturale torinese.

Ma, tanto per fare un esempio, ve le immaginate le Autorità di Vienna che, avendo una parte dell’Hofburg (il Palazzo imperiale Austriaco) a disposizione, cercano di liberarsene mettendola in vendita al miglior offerente?

E chissà perché nessuno ha mai pensato di valorizzare la grande cubatura della nostra Cavallerizza per collocarvi, putacaso, gran parte degli uffici della Regione (con annesso parcheggio interrato nei giardini Reali bassi) invece di erigere un ben più costoso e megalomane grattacielo nel remoto Lingotto? I soldi non ci sono mai, ma per quello li hanno trovati.

Ora scopriamo che i “privati” sono pronti a prendersela ma solo se quasi regalata e con abbuono di ogni tipo di oneri: almeno loro quattro conti li sanno fare!

Cordialmente

Giancarlo Melano"

 Ecco, questa lettera è molto più garbata di ciò che scriverei io, e dunque adatta per un rientro soft. 
Però echeppalle, Torino!

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