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SALONE DEL LIBRO: AND THE PRESIDENT IS...

Carlo Ossola, italianista di fama internazionale
Premetto che non è un'indiscrezione. Non me l'ha detto nessun uccellino. Non so chi sarà il prossimo presidente (spero, senza troppa speranza, che non sia il liquidatore) della Fondazione per il Libro. In queste ore circolano come al solito mille nomi e tra i più citati c'è Massimo Bray: ottima persona, colta e intelligente. E' la prima scelta dell'assessore Parigi. Lui forse ci sta, almeno questo si dice. Peccato che fosse il ministro della Cultura nel governo Letta e che Wikipedia (principale riferimento culturale del "popolo della rete") lo definisca "politico italiano appartentente dal Pd" lasciando in subordine il suo lavoro alla Treccani e alla Notte della Taranta.
C'è pure chi tira in ballo Gramellini: il quale, per come lo conosco, preferirebbe di gran lunga un'emorroide a un simile badò. No, lascerei perdere. 
Secondo me, il nome del nuovo presidente della Fondazione per adesso non lo sanno neppure i due che dovrebbero sceglierlo, ovvero il Chiampa e madamin Appendino. La questione credo interessi di più a quest'ultima, animata dell'entusiasmo della neofita, che al Chiampa, indotto dal suo coriaceo realismo politico a lasciare all'apprendista stregone il fardello della prima mossa.
Purtroppo santa Chiara al momento è in ritiro spirituale; ma al più tardi lunedì, quando scenderà a valle dagli ameni boschi di Forno di Coazze, le toccherà di decidere. Bene e in fretta: gli avvoltoi hanno fame, e non sono inclini a concedere pause di riflessione all'Armata Brancaleone.
Santa Chiara affronterà così il nodo della sua prima nomina, e fatalmente dovrà deludere i suoi fedeli più integralisti se vorrà tentar di salvare ciò che resta del Salone: gli altri giocatori in partita - l'Aie, le banche, i ministeri, gli sponsor, i grandi editori e i grandi autori - dubito che si lascerebbero convincere, e men che meno commuovere, dal talento muy conocido en su casa a la hora de comer, dal genio incompreso, dall'intellettuale sottostimato (ingiustamente, per carità!), dal "lei-non-sa-chi-sarei-io-se-il-sistema-non-mi-boicottasse", o da qualche autopromosso a mezzo Facebook.

Opzioni limitate

La signora lo capisce, ed è anch'ella munita di sano realismo: per cui cercherà, come farebbe qualsiasi politico per bene e sensato, una figura di grande prestigio, di assoluta competenza, di indiscussa onestà. E di notevole peso nazionale e internazionale. Meglio se legata a Torino, onde non essere facile preda delle sirene milanesi. Sirene, queste sì, che esistono eccome.
Le opzioni non sono infinite, anche perché quella poltrona, oggi, è tutt'altro che appetibile. E poi, diciamocelo, non si può pretendere che la pur realista Appendino disgusti la sua base militante puntando su nomi di per sé apprezzabili, ma troppo legati - anche solo nell'immaginario grillino - alla famosa Kasta o, più concretamente, all'odiato Pd.

L'italianista del Collége de France

Andando per esclusione, io sono arrivato a Carlo Ossola. Altro nome che circola assai. Et pour cause. Anche senza tenere conto delle succitate pregiudiziali, Ossola è di per sé, oggi, quanto di meglio offre Torino sul piano culturale: settant'anni, filologo e critico letterario di primissimo livello, storia accademica ineccepibile, cattedra al Collège de France dopo aver insegnato alle università di Ginevra, Padova e Torino, autore di studi fondamentali sulla letteratura italiana, stimatissimo anche in ambito editoriale, una solida rete di relazioni con l'intellighentsia internazionale.
Ossola non è certo un "intellettuale d'area". Però, prima delle elezioni comunali, fece un onesto endorsement per santa Chiara, spiegando perché a questo giro avrebbe votato per lei. Badate bene: soltanto un cretino potrebbe definirlo un tentativo di salire sul carro del vincitore. Ossola non ha certo bisogno di Appendino; semmai, in questo frangente è Appendino ad aver bisogno di Ossola. E se qualcuno sospetta che un docente del Collège de France e accademico dei Lincei aspiri alla presidenza (per di più senza un soldo di compenso) della Fondazione per il Libro per sentirsi realizzato nella vita, beh, quel qualcuno ha un serio problema con la sua vita.
Semmai glielo chiedessero, e lui (periodo ipotetico della quasi irrealtà) accettasse, Ossola sarebbe un presidente credibile per la Fondazione. Ovvero, ciò di cui oggi l'agonizzante Fondazione ha vitale bisogno.
Ripeto, è un'ipotesi mia.
Però la logica, e il mio quinto senso e mezzo, mi dicono che santa Chiara (o chi per essa) può averci pensato.
E nel giro di due o tre giorni vedremo se vorrà provarci.

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