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C'E' MUSEO E MUSEO: IL MISTERO DEI VISITATORI SELETTIVI

...quella con le code davanti ai musei statali e quella senza le code davanti ai musei civici
Ci sono cose che stento a capire. Certo perché sono cretino. Ad esempio: leggo in giro, a margine dei dati sull'aumento delle presenze nei musei statali nel primo semestre del 2017, che Maurizio Cibrario, il malcapitato presidente della Fondazione Musei, nell'eroico tentativo di giustificare il tracollo dei visitatori dei musei civici di Torino nei primi sei mesi del 2017, dichiara che nei suoi musei le presenze sono scese (vistosamente) perché a Torino sono diminuiti i turisti.
Ecco. Se non fossi in vacanza, chiamerei Cibrario e gli domanderei - con tanto bel doito, s'intende -  per qual motivo le presenze collassano soltanto nei musei civici, mentre a quelli statali, tipo i Musei Reali e tanto più l'Egizio e la Venaria, il presunto calo dei turisti non gli fa un plissé.
Forse i pochi o tanti turisti che vengono a Torino sono tutti dei malandrini che per partito preso odiano i musei civici.

Vecchi dati sul turismo: com'eravamo nel 2015

Già che parliamo di turismo, ne approfitto per segnalare il Rapporto sul Turismo 2017, curato da UniCredit con Touring Club Italiano, appena pubblicato, nel quale vengono analizzate le tendenze del settore nel mondo e nel nostro Paese. Ma attenzione: i dati si riferiscono al 2015, per cui ormai interessano più o meno quanto il risultato della finale di Champions di quell'anno. 
Io lo segnalo a scopo preventivo, casomai qualcuno volesse dedurre da queste risultanze archeologiche che oggi come oggi tutto la va ben madama la marchesa.
Ad ogni modo: nel 2015 il Piemonte con oltre 13,6 milioni di presenze turistiche si era piazzato all'undicesimo posto fra le regioni italiane (ai primi posti Veneto, Toscana e Lombardia) crescendo più del doppio della media italiana nel quinquennio 2010-2015 (+10,6% a fronte del 4,6%).
Nel quinquennio 2010-2015 l'offerta ricettiva del Piemonte aveva registrato un incremento di letti totali pari al 6,6% (3,8% il dato medio Italia). I turisti arrivavano soprattutto da Germania (22,9%), Francia (12,6%) e Regno Unito (10,6%).
Torino nel 2015 era al primo posto tra le province piemontesi con il 48,8% delle presenze turistiche e il capoluogo era entrato per la prima volta, al decimo posto con 3.454.869 presenze, nella top ten dei comuni con più presenze totali; ed era addirittura quinto per il turismo culturale dopo Roma, Milano, Venezia e Firenze.

Per fare un confronto, posso citare i dati dell'Osservatorio Turistico Regionale che per il 2016 segnalava 3.662.482 presenze a Torino: quindi, ancora in crescita.

Lotta al lavoro precario

Nel 2015, scrive il Rapporto, il turismo era un comparto rilevante nell'economia piemontese, con una quota del 2,5% sul valore aggiunto nazionale, e dava lavoro a circa 80.000 persone. Spero che sia lo stesso oggi, Benché adesso abbiamo appreso, grazie a un illuminato talento che manteniano su un cadreghino in Consiglio comunale, che si tratta di lavoro precario, poco qualificato e mal retribuito. Insomma, come fare il consigliere comunale: retribuzione a parte, beninteso.
Ora aspettiamo di capire se per il primo semestre del 2017 abba ragione l'Ascom, che il 13 aprile scorso parlava di un trend positivo con un più 5 per cento di presenze rispetto allo stesso periodo del 2016, oppure il presidente Cibrario che s'aggrappa al calo per spiegare il crollo.
Ma la seconda ipotesi non mi pare allarmante, anzi. Se davvero i turisti diminuiscono, avremo la felice opportunità di eliminare un bel po' di posti di lavoro "cattivi".

Commenti

  1. Secondo questo studio (http://www.trademarkitalia.com/focus.cfm?IdNews=15493) anche a giugno 2017 l'occupazione alberghiera a Torino è cresciuta di qualche punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2016, com'era accaduto per i mesi precedenti (dati sullo stesso sito). Quindi Cibrario dice balle.
    Ma anche quelli dell'Ascom sono dei voltagabbana, visto che a quanto pare, se fino a aprile parlavano di crescita, adesso parlano di calo (articoli su Stampa e Repubblica di qualche giorno fa), a seconda di ciò che vogliono ottenere.

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