Ieri mattina si è tenuta la prima riunione in Sala Colonne per discutere il futuro dell'ex caserma La Marmora di via Asti che - dopo le note e travagliate vicende - quest'anno ospiterà Paratissima.
Per l'ex caserma c'è un progetto che destina il 60 per degli spazi ristrutturati a residenze, mentre la restante parte verrebbe utilizzata per attività di servizio alle persone ed imprese. Questo, almeno, è stato detto un mese fa in Commissione Urbanistica. E' questo il punto di partenza dell'incontro di ieri in Comune con l'assessore Leon, il vicesindaco Montanari e l'architetto dello studio Ratti che ha elaborato il progetto di recupero per conto della Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria dell'immobile tramite la società di gestione la CDP Investimenti Sgr.
L'ex caserma è un luogo simbolo della lotta antifascista di Torino: durante l'occupazione nazista era infatti la sede della polizia politica repubblichina, e lì furono torturati e uccisi partigiani e dissidenti. Sembrerebbe pertanto ovvio che nella discussione sul futuro di quel monumento della nostra memoria venisse coinvolto il Museo Diffuso della Resistenza.
Per l'ex caserma c'è un progetto che destina il 60 per degli spazi ristrutturati a residenze, mentre la restante parte verrebbe utilizzata per attività di servizio alle persone ed imprese. Questo, almeno, è stato detto un mese fa in Commissione Urbanistica. E' questo il punto di partenza dell'incontro di ieri in Comune con l'assessore Leon, il vicesindaco Montanari e l'architetto dello studio Ratti che ha elaborato il progetto di recupero per conto della Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria dell'immobile tramite la società di gestione la CDP Investimenti Sgr.
L'ex caserma è un luogo simbolo della lotta antifascista di Torino: durante l'occupazione nazista era infatti la sede della polizia politica repubblichina, e lì furono torturati e uccisi partigiani e dissidenti. Sembrerebbe pertanto ovvio che nella discussione sul futuro di quel monumento della nostra memoria venisse coinvolto il Museo Diffuso della Resistenza.
Perché a Torino dovete sapere che esiste un Museo della Resistenza, anche se ultimamente il Comune non sembra esserne del tutto cosciente, se non quando si tratta di ridurre i contributi per il suo mantenimento.
Nonostante le difficoltà, il Museo non rinuncia a far sentire la sua voce sulla questione dell'ex caserma La Marmora.
Nonostante le difficoltà, il Museo non rinuncia a far sentire la sua voce sulla questione dell'ex caserma La Marmora.
Secondo il direttore del Museo Diffuso della Resistenza, tale progetto di ristrutturazione "è un’opportunità di grande interesse e consentirebbe di arricchire in modo significativo la rete dei luoghi di memoria cittadini che il Museo gestisce nell’ambito delle sue attività, in coerenza con le sue caratteristiche di museo diffuso e con le premesse concettuali che portarono alla sua nascita".
E' quindi opinione di Vaglio che "il Museo sia per il Comune l’interlocutore naturale, confermando e valorizzando così l'investimento operato negli anni dalla Città a favore della sua progettazione, della sua realizzazione e della sua gestione".
L'opinione del Museo della Resistenza
Sono in vacanza, quindi non ho assistito all'incontro. Ma pubblico volentieri, qui a seguire, la nota del direttore che riassume la posizione del Museo della Resistenza sul futuro dell'ex caserma La Marmora.
Il Museo e il Polo del 900. Il Museo vive attualmente un momento di acuta crisi e necessita di interventi importanti per la revisione e la manutenzione del proprio allestimento permanente. D’altro canto, il Polo del 900 ha assunto una funzione centrale in città quale luogo di raccolta, conservazione, valorizzazione e comunicazione della memoria del secolo scorso. Per quanto riguarda, in particolare, la memoria della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze, i patrimoni e l’attività di almeno cinque degli istituti compresi nel Polo costituiscono una indiscutibile eccellenza. Di questi elementi non si può non tener conto nell’immaginare l’apertura di un nuovo punto dedicato a quella storia e a quelle memorie.
La memoria del luogo. Vanno naturalmente preservate la memoria e la storia del luogo, ciò che potrà essere fatto attraverso l’allestimento di un piccolo centro di interpretazione che ne comunichi in modo sintetico ed efficace le caratteristiche e il ruolo svolto negli anni della Repubblica Sociale. Il Museo si candida fin d’ora ad essere il referente per la sua progettazione, di concerto con gli Istituti interessati.
La gestione del luogo di memoria. La caserma di via Asti potrebbe diventare - analogamente a quanto già avviene per il sacrario del Martinetto o per il rifugio antiaereo di piazza Risorgimento - uno dei luoghi sui quali far confluire le attività e le visite che il Museo regolarmente offre alle scuole e alla cittadinanza al di fuori della propria sede. Si tratta di un campo di attività particolarmente importante nell’ambito dell’azione del Museo, che riscuote un notevole interesse da parte del pubblico scolastico così come del pubblico generico e nel quale in questi anni sono maturate una esperienza e una rete di rapporti importanti. Questo, come detto, sarebbe pienamente congruente con le premesse che hanno condotto alla nascita del Museo e con la sua missione, ma anche economicamente sostenibile.
Spazi espositivi, nuovi allestimenti. Un eventuale nuovo allestimento museale non potrebbe non tenere in conto l'esistente; dal Museo di corso Valdocco occorrerebbe comunque partire, valutando con attenzione anche tutte le criticità che l'attuale situazione economica comporta (necessità di investimenti sull’apparato tecnologico, esiguità dell'azione di promozione, ecc. ). Se nei nuovi spazi fosse prevista un'area adibita a mostre temporanee, questo potrebbe essere molto utile nel momento in cui la redistribuzione degli spazi seguita alla nascita del Polo ha privato il Museo dei suoi spazi espositivi.
Comunque, questo scrive il testimone oculare. Per rispetto delle opinioni altrui, lascio anche alcuni suoi commenti:
Presenti un nugolo di associazioni che a vario titolo hanno toccato la caserma, dalle storiche Anpi (io), Museo, Polo '900, Istoreto, ecc... alle occupanti Terra del fuoco, Amici di via Asti, Papaveri rossi...
Breve presentazione del progetto da parte della rappresentante della Cassa Depositi Prestiti con slide e renderings (ho chiesto che siano visibili in rete e mi ha detto Montanari che provvederà), con dovizia di puntualizzazioni sulla pubblica utilità del complesso. Un paio di commenti di rito di Leon e apertura al dibattito.
Diciannove interventi per almeno altrettante sigle, per un totale di un paio d'ore.
Alcuni (Museo, Polo, Istoreto, Circoscrizione...) ragionati e ragionevoli sulla destinazione a proseguimento naturale del museo "diffuso".
Un paio (Terra del fuoco, Treno della memoria) ponevano lecitissimi dubbi sullo sviluppo immobiliare del resto del complesso.
Uno ha chiesto con che soldi si pensasse di realizzarlo visti i tagli al Polo.
Una testimonianza
Ho anche ricevuto, da un simpatico "corrispondente" che era presente all'incontro di ieri, un sintetico resoconto della riunione, che pubblico a titolo di cronaca senza ovviamente certificarne l'attendibilità totale (io garantisco soltanto per ciò che vedo e descrivo personalmente).Comunque, questo scrive il testimone oculare. Per rispetto delle opinioni altrui, lascio anche alcuni suoi commenti:
Presenti un nugolo di associazioni che a vario titolo hanno toccato la caserma, dalle storiche Anpi (io), Museo, Polo '900, Istoreto, ecc... alle occupanti Terra del fuoco, Amici di via Asti, Papaveri rossi...
Breve presentazione del progetto da parte della rappresentante della Cassa Depositi Prestiti con slide e renderings (ho chiesto che siano visibili in rete e mi ha detto Montanari che provvederà), con dovizia di puntualizzazioni sulla pubblica utilità del complesso. Un paio di commenti di rito di Leon e apertura al dibattito.
Diciannove interventi per almeno altrettante sigle, per un totale di un paio d'ore.
Alcuni (Museo, Polo, Istoreto, Circoscrizione...) ragionati e ragionevoli sulla destinazione a proseguimento naturale del museo "diffuso".
Un paio (Terra del fuoco, Treno della memoria) ponevano lecitissimi dubbi sullo sviluppo immobiliare del resto del complesso.
Uno ha chiesto con che soldi si pensasse di realizzarlo visti i tagli al Polo.
Segre ha chiesto di parlare per primo e ha fatto un lunghissimo intervento dichiarandosi in contrasto con l'Anpi e sull'attuale gestione del museo, che non ha una doverosa esposizione di reperti in teche come invece quello di via Tasso a Roma, da prendere ad esempio. Propone il trasferimento del museo in via Asti, ma non tutto, perché "dato che gli iscritti sono tutti anziani, dover andare fin lassù è faticoso, mentre lì in centro è più comodo"
Seguono la replica ... della Leon che sposa la tesi di Segre della "memoria tangibile", parla della necessità di "fare rete" tra associazioni (cioè quel che già fa il Polo del '900), della "flessibilità degli spazi" (cioè: "se ci stufiamo del museo, aria e camminare e avanti qualcos'altro"), del concetto di resistenza contemporanea (un occhiolino alla Tav?), di "laboratorio permanente" (?)...
Più istruttivo il discorso di Montanari che esordisce con un distinguo: "Se fosse stato per me quest'operazione non si faceva così, il passaggio dal demanio alla C.D.P. è stata un errore, il pubblico deve restare pubblico, ma non l'abbiamo deciso noi, siamo arrivati che era già tutto fatto"
Poi, però, loda la generosità di C.D.P. che non vende la caserma (tutta sotto vincolo soprintendenza, commercialmente un chiodo), ma la ristruttura e l'affitta, lasciando il 40% della superficie a disposizione del "pubblico" (in buona parte l'ampio piazzale ritrasformato in giardino con alberi di alto fusto).
Sottolinea, come già detto nella presentazione del progetto, che il complesso ha le esatte dimensioni di una porzione di piazza Vittorio, con i portici su tre lati e la collina sullo sfondo e quello sarà l'esempio da seguire per la rinascita: negozi, locali e ristoranti sotto i portici, alloggi di pregio ai piani superiori (non edilizia popolare).
Risponde finalmente alla mia domanda sulle risorse con cui il comune pensa di far fronte al recupero della palazzina 5 e alla messa in opera delle belle idee della Leon: "prima bisogna fare un serio progetto e poi si faranno i conti su come finanziarlo".
E, da non dimenticare, i costi di gestione saranno a carico delle associazioni che se ne occuperanno.
Infine sottolinea che il Comune " non ha idee preconcette", ma aspetta proposte dalle associazioni.
Appuntamento a metà settembre per un tavolo più "operativo", magari con un numero minore di interlocutori ("casomai se riuscite a raggrupparvi un po' tra associazioni, se delegate un rappresentante...")
Fine, saluti, ringraziamenti, Montanari di corsa a pranzo con una delegazione cinese.
Seguono la replica ... della Leon che sposa la tesi di Segre della "memoria tangibile", parla della necessità di "fare rete" tra associazioni (cioè quel che già fa il Polo del '900), della "flessibilità degli spazi" (cioè: "se ci stufiamo del museo, aria e camminare e avanti qualcos'altro"), del concetto di resistenza contemporanea (un occhiolino alla Tav?), di "laboratorio permanente" (?)...
Più istruttivo il discorso di Montanari che esordisce con un distinguo: "Se fosse stato per me quest'operazione non si faceva così, il passaggio dal demanio alla C.D.P. è stata un errore, il pubblico deve restare pubblico, ma non l'abbiamo deciso noi, siamo arrivati che era già tutto fatto"
Poi, però, loda la generosità di C.D.P. che non vende la caserma (tutta sotto vincolo soprintendenza, commercialmente un chiodo), ma la ristruttura e l'affitta, lasciando il 40% della superficie a disposizione del "pubblico" (in buona parte l'ampio piazzale ritrasformato in giardino con alberi di alto fusto).
Sottolinea, come già detto nella presentazione del progetto, che il complesso ha le esatte dimensioni di una porzione di piazza Vittorio, con i portici su tre lati e la collina sullo sfondo e quello sarà l'esempio da seguire per la rinascita: negozi, locali e ristoranti sotto i portici, alloggi di pregio ai piani superiori (non edilizia popolare).
Risponde finalmente alla mia domanda sulle risorse con cui il comune pensa di far fronte al recupero della palazzina 5 e alla messa in opera delle belle idee della Leon: "prima bisogna fare un serio progetto e poi si faranno i conti su come finanziarlo".
E, da non dimenticare, i costi di gestione saranno a carico delle associazioni che se ne occuperanno.
Infine sottolinea che il Comune " non ha idee preconcette", ma aspetta proposte dalle associazioni.
Appuntamento a metà settembre per un tavolo più "operativo", magari con un numero minore di interlocutori ("casomai se riuscite a raggrupparvi un po' tra associazioni, se delegate un rappresentante...")
Fine, saluti, ringraziamenti, Montanari di corsa a pranzo con una delegazione cinese.
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