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DIGLI COS'ERANO I PUNTI VERDI

Giorgio Balmas, l'uomo che inventò i Punti Verdi
La figuradimmerda dei Punti Verdi ha avuto vasta eco in città. A tal proposito mi corre il dovere morale di rimediare a una mia colpevole leggerezza: nell'articolo scritto ieri non ho sottolineato, come invece era corretto fare, l'atteggiamento finalmente non spocchioso degli assessori responsabili.
Leon e Giusta nelle loro dichiarazioni hanno riconosciuto con onestà che l'intera faccenda era stata messa su alla cazzo di cane. Hanno usato perifrasi meno assertive, ok: ma la franca ammissione di un eccesso di faciloneria gli fa senz'altro onore. Spero che diventi un atteggiamento abituale. Meglio ancora se si superasse lo stadio della faciloneria.
Marco Giusta, poi, s'è pure premurato di chiamarmi per spiegare meglio il meccanismo dell'esenzione dalla Cosap, convenendo che dalla delibera di giunta non si capiva granché. 
Giusta mi ha precisato che - ferma restando la gratuità per le aree adibite allo spettacolo - per gli spazi commerciali (bar et similia) si prevedeva una tassa ridotta al minimo. Vi faccio grazia dei calcoli, delle tariffe base e dei coefficienti, ma insomma, alla fine risulta che la spesa del gestore per le aree commerciali sarebbe stata davvero contenuta: nell'ordine di qualche centinaio di euro per due mesi.
L'assessore Marco Giusta
Con Giusta abbiamo scambiato opinioni su come potrebbero essere i Punti Verdi l'anno prossimo, sempre che vogliano davvero riprovarci. Abbiamo convenuto che non basta la collocazione dei Punti Verdi "in periferia" per portare la cultura alle periferie. A mio avviso, ho aggiunto, l'operazione avrà senso soltanto se i contenuti di quei Punti Verdi periferici saranno di buon livello. Non pretendo i Berliner al Parco Di Vittorio, ma insomma, neppure la rassegnetta di gruppi rock sfigati o la gara delle barzellette. Altrimenti il messaggio che arriva alla gente del quartiere è mortificante: tu non vali niente, e quindi beccati 'sta merda. 
Giusta mi è sembrato sostanzialmente d'accordo.
No, ci tenevo a dirlo, perché lorsignori non pensino che sbattere due strimpellatori e un chiosco delle angurie in un parco di periferia significhi "fare aggregazione" e "cultura diffusa": questa è una visione distorta che purtroppo taluni danno per scontata.  I Punti Verdi, quelli veri, non furono, come qualcuno crede e/o scrive anche sui giornali, "le sagre urbane inventate da Giorgio Balmas nel 1976". 
Ecco, per favore questo no. Pensate la minchia che vi pare, però rispettate Balmas e il suo straordinario lavoro: i Punti Verdi di Giorgio Balmas, assessore alla Cultura della giunta Novelli, furono un momento di svolta e un'innovazione assoluta, un modello che ci copiò tutta Italia a partire dall'assessore Nicolini che di lì a poco lanciò l'Estate Romana. Nei parchi più belli di Torino - dalla Tesoriera al Rignon, al Valentino - Balmas offrì a un pubblico che non era mai stato tanto numeroso e trasversale cartelloni davvero memorabili: teatro, cinema, balletto, musica classica, rock, jazz. Qualità altissima a prezzi popolari. Altri tempi, altre disponibilità, certo. E altri assessori. Ai Punti Verdi di Balmas io vidi B.B. King, Nurejev, la "Gatta Cenerentola" di De Simone: mica le palle di fra' Mazzo. Ma quali "sagre urbane, salamelle e balere all'aperto": eccheccazzo, rispettiamo almeno la nostra storia.

Commenti

  1. Nel 1978 al parco della Tesoriera vidi un giovanissimo Riccardo Chailly dirigere il Concerto per pianoforte in La maggiore di Robert Schumann. Fu lì che decisi che avrei scritto di musica - anche.

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  2. Standing ovation. Grazie! Era ora che qualcuno si ricordasse che cosa sono stati quegli anni. Balmas e le energie, i talenti interni all'Amministrazione (NON RICORRENDO A PRESUNTI "ESPERTI" ESTERNI) e quindi A COSTO ZERO hanno dato il meglio di sè e fatto vivere esperienze straordinarie.
    I Punti Verdi certamente, ma non dimentichiamo Settembre Musica, anch'esso creato dall'entusiasmo di una manciata di persone guidate da Balmas, interni al Comune, che non hanno mai mandato in rosso le finanze comunali.

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  3. ... e Albertazzi e Proclemer che leggevano Shakespeare al Parco Rignon. I punti verdi: non mi sono rassegnata per anni a non averli più. E probabilmente potrò soltanto ricordarmi di averli vissuti.

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