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CABARET SALONE: ALL'ASILO CAMBIA TUTTO

Attorno al Salone infuria la guerra dei comunicati. La lettura del comunicato
L'epopea burlesca del Salone del Libro ci regala un nuovo, comicissimo capitolo. Cambia di nuovo tutto, il Comune si chiama fuori e molla alla Regione l'intera responsabilità di organizzare, tramite il Circolo dei Lettori, l'edizione 2019. Un'edizione che, come al solito da quattro anni a questa parte, nasce già sotto il segno dell'emergenza, e dunque ci regalerà altri spettacoli miserabili, prima di salvarsi in extremis. Ammesso e non concesso che si salvi, beninteso.

Le due verità


Ieri circolavano due "verità" sulla gag messa in scena dalla solita compagnia di giro. 
La prima "verità", sposata dagli house organ, è quella spacciata di buon mattino dai passacarte del Comune tramite una "nota stampa" di Maiunaguioia. Trattasi della rinomata "verità delle educande sdegnate". In sostanza, la Leon viene incaricata di raccontare che lei e Chiarabella si chiamano fuori perché disgustate dall'invereconda accusa di "voler mettere le mani sul Salone" tramite la Fondazione Cultura; e questo in seguito alle proteste di un paio di consiglieri regionali del pd, ansiosi più che altro per dar sui denti al Chiampa e alla sua entente cordiale con Chiarabella. 
Attorno al Salone infuria la guerra dei comunicati. La stesura del comunicato
Tale "verità" non regge né secondo logica, né secondo tempistica. Non regge secondo logica perché non è credibile che un Comune retto da un partito vincente si spaventi per i maldipancia di due consiglieri regionali di un partito perdente. E non regge secondo tempistica perché già il 6 giugno scorso un paio di aggiustamenti dell'accordo fra il Chiampa e Chiarabella avevano chetato le proteste dei consiglieri dissidenti. Se poi qualcuno in Comune ci mette più di 15 giorni per sentirsi offeso da certe accuse, o fregato da certi accordi, beh, allora abbiamo un problema cognitivo.
La seconda "verità" è quella che all'ora di pranzo racconta, almeno parzialmente, il Chiampa, inviperito per le pubbliche rimostranze della Leon. 
Preso alla sprovvista dalla famigerata "nota stampa", l'incazzatissimo Sergio vuota il sacco, e dice che è il Comune ad aver piantato casino. Dice che Chiarabella, dopo aver fatto i numeri a colori per beccarsi il Salone,rompeva ancora i cabasisi: non voleva che fosse il Circolo dei Lettori a curare i bandi del Salone, ma al tempo stesso non era in grado di fare il lavoro del Circolo dei Lettori. E - aggiungo io - non era manco disposta a entrare come socio nel Circolo dei Lettori, come da precisa offerta della Regione.

Ho avuto la bicicletta, ma non sapevo di dover pedalare 


Lo vedi quant'è facile? Chiampa mostra a Chiarabella come si va in bici
Fuor della residua diplomazia chiamparinesca, io la storia me la immagino così. Chiarabella è oppressa dal peso del Salone, peso che s'è addossata con bulimica e sbarazzina baldanza. Si è accorta che il Chiampa le ha rifilato una sola: la bicicletta non è divertente come sembrava. Le grane si moltiplicano e le soluzioni scarseggiano. 
I maggiori creditori della vecchia Fondazione si fanno sotto con una loro proposta spinosa da maneggiare (in calce a questo post il progetto, presentato guarda caso proprio ieri, mentre esplodeva l'ennesima crisi del Salone). 
E poi entro otto giorni qualcuno deve confermare il contratto di Lagioia. E magari pure quelli dei dipendenti, ai quali prima o poi si dovrà pagare uno stipendio. 
Come se non bastasse, lunedì prossimo si apre il tavolo di crisi per decidere il destino di quei lavoratori, e Chiarabella trema all'idea di doverseli assumere lei: secondo me è bastata questa prospettiva per indurla a scappare come una lepre il giorno d'apertura della caccia,
Ma pensate che alla povera infelice toccherebbe pure di cambiare lo statuto della Fondazione Cultura, per adattarlo allo schema previsto per la nuova governance: impresa titanica. 
Insomma, non è vita.
Così martedì scorso lorsignori si incontrano, si mettono d'accordo (Chiampa non sa dir di no a Chiara...) e cambiano di nuovo l'intera baracconata. Il Comune si toglie dai coglioni, Chiarabella tira un sospiro di sollievo, e a organizzare il Salone ci penserà la Regione. Anzi, ci penserà il Circolo dei Lettori. 

La logica dell'asilo


Nelle stanze del potere si dibatte pacatamente sulla governance del Salone
A questo punto la credibilità dei soggetti coinvolti è piuttosto compromessa. Cambiare idea tre volte nel giro di un mese è roba da professionisti della minchiata. E la serietà è più o meno su quel livello. Basti pensare alla gustosa nota stampa per creduloni patologici in cui Madamim si atteggia a vittima per non ammettersi inabile e quindi rovescia la scacchiera e fa un po' di gnaula. Cabaret puro.
Ma della valenza "figuradimmerda" della vicenda mi occupo in un articolo sul Corriere. Qui mi limito a sottolineare che la logica dell'intero spettacolo filodrammatico danzante è quella di un bambino di tre anni. Ma insomma, ancora vi attaccate alla logica? O forse vi pare logico che il Salone abbia sconfitto Milano, e a Torino i nanetti industriosi continuino a picconarlo giorno dopo giorno? Vi pare logico che il contratto del direttore responsabile di quel successo non sia ancora confermato? Vi pare logico che, per il quarto anno consecutivo, arrivi l'estate e nessuno sappia chi e come organizzerà il prossimo Salone? Vi pare logico che le aziende creditrici del Salone rischino il fallimento, mentre la politica continua a baloccarsi con rinfaccini che nemmeno all'asilo?

La road map (per il momento...)


Gli enti locali procedono sicuri seguendo la nuova road map del Salone
Vabbé, cosa fatta capo ha. Adesso la road map potrebbe essere la seguente: Bray diventa presidente del Circolo dei Lettori al posto di Luca Beatrice (che comunque scadrebbe la primavera prossima) e non chiedetemi come farà il presidente Bray a presiedere da Roma un ente così legato al territorio quale dovrebbe essere il Circolo dei Lettori; Nicola Lagioia - con il contratto firmato dal Circolo in quanto organizzatore del Salone - continuerebbe a essere il direttore del Salone. Del Circolo no, non credo proprio: lui non ha nessunissima intenzione di farlo, e comunque neppure Superman riuscirebbe ad assolvere decentemente a entrambi gli incarichi, a meno di avere due vite. Forse, azzarda qualcuno, il Salone potrebbe diventare un "ramo d'azienda" (diretto da Lagioia) del Circolo (diretto da Maurizia Rebola). Ma sono situazioni di contrabbando: la verità è che nessuno dei nostri genii ha un'idea seria di quello che combinerà domani mattina.
E il bello è che, se i creditori si propongono come soggetti attivi nella gestione, la reazione pavloviana di certi politici è strillare "rivendichiamo il ruolo pubblico!". Ma anche no. Non rivendicate un bel niente. Preferisco quelli di voi che buttano il pallone in tribuna e se ne vanno con l'aria delle divinità offese. Andate, andate. Almeno la smettete di fare danno.

Tre documenti


Ad edificazione e diletto dei lettori più volonterosi, allego tre documenti integrali: la "nota stampa" firmata Leon, la replica del Chiampa, e il progetto presentato ieri dai creditori del Salone.
Cominciamo con, ratataplàn ratataplàn... 

La nota stampa di Maiunagioia


“Terminata l’edizione 2018 del Salone del Libro, che riscuoteva il medesimo successo della precedente, la Città di Torino e la Regione Piemonte si erano accordati nella intenzione di adottare un nuovo modello organizzativo che prevedeva la ricerca di un partner industriale come gestore di tutto l’aspetto commerciale del Salone del libro e l’utilizzo della Fondazione per la Cultura per tutti gli aspetti di programmazione culturale.
Questa soluzione nonostante avesse registrato l’unanimità dei consensi tra i partners pubblici, ha prodotto l’avvio di una opposizione politica a questa soluzione attribuendo all’Amministrazione della Città di Torino la volontà di “mettere le mani sul Salone del Libro”.
Atteso che l’unico interesse che determina l’azione della Città di Torino è quello pubblico e che essa non ha alcun motivo per alimentare polemiche politiche che possano nuocere ad una delle più importanti iniziative culturali che si svolgono nella nostra città, pare coerente fare un passo indietro lasciando a Regione Piemonte ed ai suo enti strumentali la predisposizione del Salone 2019, confermando nuovamente la contribuzione della Città, nella speranza di far terminare sterili polemiche politiche, cui non siamo avvezzi e che potrebbero danneggiare la città, i cittadini e il Salone del Libro”.

No, "voi mi fate i dispetti e io mi porto via il pallone" non c'è scritto. 
Quando avrete finito di ridere, possiamo passare al secondo capolavoro:

La piccata risposta del Chiampa

"Le osservazioni critiche fatte in un certo momento da alcuni consiglieri regionali nulla c’entrano con la proposta avanzata dalla sindaca Appendino al presidente Chiamparino e al presidente Bray.
È stato chiesto alla Regione Piemonte di organizzare il Salone del Libro, dopo che la città di Torino ha constatato l’impossibilità di poter realizzare la gara per la ricerca del concessionario - gara che era prevista nell’accordo siglato a suo tempo. Il Comune avrebbe inoltre voluto che la Regione organizzasse la gara senza coinvolgere il Circolo dei Lettori, cosa palesemente impossible.
Abbiamo così accettato di farci carico dell’organizzazione del Salone, sulla base delle decisioni già assunte a suo tempo - che prevedono una gara per la ricerca di un partner strategico - e chiedendo a tutti i soggetti interessati, a cominciare dal Comune di Torino e dagli Editori, di partecipare nelle forme che riterranno più opportune, al Circolo dei Lettori, per essere protagonisti dell’impostazione delle prossime edizioni del Salone; garantiamo inoltre la massima autonomia a tutte le figure professionali che realizzeranno il progetto culturale del Salone.
E’ infine evidente che gli organi di gestione del Circolo dei Lettori previsti dallo statuto assumeranno una configurazione tale da garantire in modo pieno la continuità con le ultime due edizioni del Salone del Libro".

Il progetto dei creditori


Ok, finita la ricreazione, Adesso ci occupiamo di gente che lavora. Vi presento i passaggi principali del documento con il quale i maggiori creditori della Fondazione per il Libro (l'immancabile Gl Events, Eventi3 e P&P) illustrano il loro progetto per una governance stabile, che affiderebbe stabilmente ai privati la parte commerciale, tecnica e gestionale del Salone, lasciando la scelta della direzione culturale, le linee editoriali e la progettazione e realizzazione dei palinsesti a un "comitato" nel quale entrerebbero gli enti locali e altri soggetti come i librai, gli editori.
Ecco il testo. Vi consiglio di leggerlo, anche se vi sembrerà noioso dopo tanti momenti di genuino umorismo: la gente seria che parla di ciò che sa alla volte è noiosa. Però spesso dice cose sensate. 

Un Salone del libro radicato a Torino con una progettualità di lungo periodo e ampie possibilità di sviluppo, tanto forte da scongiurare qualsiasi minaccia di futuri trasferimenti. Un Salone del libro con un modello gestionale nuovo, più efficace, in discontinuità con il passato, ma fondato sull'esperienza delle imprese, delle istituzioni e delle persone che lo hanno fatto crescere e ne hanno decretato il successo. Un Salone del libro che per ripartire non debba contare sulla disponibilità dei creditori a rinunciare a parte del compenso che legittimamente spetta loro e che consenta alle aziende torinesi e piemontesi di lavorare alle future edizioni. Un Salone del libro che sia in grado di rappresentare adeguatamente tutti i componenti la filiera editoriale e di rispondere alle loro esigenze con tempestività e competenza.
La proposta che viene dai fornitori del Salone del libro si basa su una semplice constatazione: il Salone ha superato la sfida più difficile, ma ancora non ha il futuro assicurato.
Condizione preliminare affinché questo accada è che il Salone possa contare su una struttura organizzativa stabile in grado di farsi carico di una progettualità a lungo termine, una struttura in grado di predisporre un piano di investimenti, assicurando al territorio che ospita il Salone la ricaduta economica più volte sottolineata. Una struttura di questo tipo non può che avere le caratteristiche di un soggetto privato di natura imprenditoriale, che abbia nella sua disponibilità la proprietà e la gestione del Salone per potersi muovere nell'ambito della competizione fieristica con la competenza e l'agilità richieste dal mercato. Un soggetto privato che abbia anche, d'altra parte, una piena consapevolezza del valore sociale e culturale del Salone stesso, e che sappia riconoscere alle istituzioni pubbliche un ruolo di controllo e di indirizzo legittimamente e giustamente rivendicato in questo specifico ambito, onde evitare di pregiudicare la natura stessa del Salone del libro e, di conseguenza, il suo successo.
Le soluzioni ufficiosamente paventate nei giorni scorsi non sono esenti da rischi elevati per il territorio e per la sopravvivenza della manifestazione: la scelta di un partner privato, attraverso un bando, esporrebbe il Salone a possibili operazioni di profitto e sfruttamento del marchio in termini puramente commerciali; non da meno vi sarebbe il pericolo dell’intervento di soggetti potenzialmente concorrenti e interessati ad acquisire un vantaggio competitivo di cui approfittare altrove; inoltre, consulenze e forniture tecniche potrebbero essere affidate ad aziende di altre aree della Penisola se non straniere, dando un ulteriore e forse definitivo colpo alle aziende locali da anni impegnate a realizzare il Salone, che già sono in grande difficoltà - in taluni casi a rischio sopravvivenza - a seguito della liquidazione della Fondazione per il Libro.
La proposta
È proprio dai fornitori storici del Salone del Libro che viene la proposta di una via d’uscita dallo stallo, con un’iniziativa che vede la collaborazione di GL Events Italia, gestore del Lingotto Fiere, Eventi3 e P&P, che coordinano il gruppo Fornitori Salone del Libro, da anni partner operativi impegnati in prima linea nella realizzazione dell’evento. Aziende il cui lavoro per il Salone è stato sempre apprezzato, con un pieno coinvolgimento nella macchina organizzativa fatto anche di passione e attaccamento al progetto, il cui ruolo è stato ancor più prezioso nel superamento delle recenti difficoltà. Ora non soltanto vogliono evitare di divenire le uniche vittime degli errori altrui, vedendo sfumare il legittimo compenso che da anni attendono per le prestazioni svolte, coprendo con il proprio sacrificio economico i “buchi” finanziari della Fondazione, bensì intendono assumersi in prima persona la responsabilità di risollevare le sorti del Salone.

Si tratta della sfida imprenditoriale di chi d’impresa vive tutti i giorni: costituire fra le aziende fornitrici una“società benefit”- tipologia societaria, introdotta in Italia dal 2016, che persegue finalità di interesse sociale, qual è quella di un evento culturale - che, in assenza della disponibilità dei soci della Fondazione a ripianare i debiti pregressi, dia continuità all’attività della Fondazione stessa acquisendone gliasset e, al contempo, ne ripiani al 100% il passivo attraverso il ricorso al finanziamento bancario, contando nel sostegno degli istituti di credito del territorio, la cui piena adesione all’intervento sarà indispensabile alla riuscita dell’operazione, insieme ad altre formule di raccolta fondi (ad es. azioni di crowdfunding).

Alla base della proposta risiede la volontà di dare piena continuità progettuale e il mantenimento della linea editorialesviluppata a partire dall’edizione 2017 da Nicola Lagioia e Massimo Bray, e gestita dal gruppo di lavoro della Fondazione per il Libro, la cui esperienza e dedizione e le cui competenze rappresentano un patrimonio fondamentale su cui porre le fondamenta di un nuovo corso.

Un vero e proprio progetto d’impresa, mosso dalla volontà di mettere a disposizione degli enti locali uno strumento operativo snello, professionale e competente, affinché essi possano continuare a garantire il sostegno finanziario pubblico della componente culturale e artistica potendo contare su un modello di gestione efficiente ed efficace.

In tal senso, la nuova società intende porsi al fianco della Regione Piemonte e della Città di Torino per condividere ogni fase del processo, ipotizzando la costituzione di un soggetto aggregante, come ad esempio un “comitato promotore”, a cui affidare il compito di coordinamento e controllo della dimensione culturale del Salone del Libro. Ma oltre alle istituzioni locali, la volontà è quella di un coinvolgimento ampio della comunità di riferimento e del mondo del libro, a partire dalle associazioni rappresentative degli editori, dei librai, dei bibliotecari, insieme a tutti gli attori della filiera editoriale, agli enti di riferimento locale e non solo in ambito imprenditoriale, commerciale, formativo.

Non quindi un intervento tampone né tantomeno estemporaneo, ma un disegno articolato e strutturato, capace di rafforzare e far crescere ancora di più il Salone all’interno di un mercato in rapida e costante evoluzione come quello fieristico, dando vita a un progetto di sviluppo orientato al lungo periodo e che introduca elementi di innovazione in un format consolidato.

P.S. L'Adei dice sì

In serata arriva anche il comunicato dell'Adei, l'associazione degli editori indipendenti, pronti a "fornire il proprio supporto" al Salone.

L’Associazione degli editori indipendenti (Adei) vede con favore il profilarsi di un assetto definitivo che dia stabilità e continuità al Salone del Libro di Torino dopo quasi due anni di continua emergenza. Apprezziamo che il Comune di Torino, facendo un passo indietro con grande responsabilità, abbia permesso di trovare la soluzione da lungo attesa. Siamo rassicurati che al vertice del Circolo dei Lettori sia previsto l’arrivo di Massimo Bray, figura equilibrata e di grande levatura culturale, che gode della stima degli editori indipendenti. È nostro auspicio che vengano anche preservate le grandi professionalità che hanno reso possibili le ultime due edizioni.
Gli editori indipendenti si rendono sin da subito disponibili a entrare nel comitato di indirizzo del Salone del Libro, per difenderne l’identità culturale, garantire pluralità, e assicurare la permanenza a Torino di una manifestazione che è nata a Torino, è Torino, e deve restare a Torino.
Riteniamo interessante che un gruppo di imprenditori si sia fatto avanti per creare una società che si occupi degli aspetti commerciali e logistici del Salone, perché è un segno che anche un evento culturale come il Salone, se ben gestito, può rappresentare un’opportunità economica di grande rilevanza per l’intero territorio.

Commenti

  1. La storia si ripete... Biella intraprendere Spa x 14 anni ha garantito l'efficienza di questo schema con gli stessi soggetti oggi proponenti. L'importante è che non si ripeta quanto la politica ha fatto mettendo fine a una formula efficiente e creando il casino attuale. Il mio uuol solo essere un "attenti..." agli amici di eventi3 e P&P. Maurizio Poma già direttore di biella intraprendere spa

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