E' stato un plebiscito: Chiarabella per sempre |
Alla consultazione on line, tra le 10,15 di ieri e le 10,15 di oggi, hanno partecipato, visionando il post, oltre tremila lettori. I commenti, numerosissimi, hanno indicato l'assoluta prevalenza della volontà popolare di conservare il nick "Chiarabella", che è stato definito "simpatico", "lusinghiero", "per nulla sessista", "geniale" e infinite altre aggettivazioni positive. Molti, anzi, si sono detti stupiti che Chiarabella si incazzi se la si chiama Chiarabella. In effetti mi stupisco anch'io.
Il nick "Appe", proposto da Chiarabella, non ha raccolto significativi consensi. E' invece piaciuto a taluni il "ChiAppe" suggerito e subito ritirato dalla diretta interessata.
I lettori di GabosuTorino hanno voluto generosamente contribuire al dibattito suggerendo possibili nick alternativi, sempre però con la premessa che "Chiarabella non si cambia": tra le idee più suggestive mi piace citare "Arrendino", "SChiAppa" (sintesi di Sindaca Chiara Appendino), "Buffalmacco" (questa non l'ho capita, ma è divertente), e soprattutto un meraviglioso "Portamantèl" per proseguire la tradizione vernacolare piemontese inaugurata con "Filura".
Ringrazio per i suggerimenti: magari ogni tanto li utilizzerò, giusto per variare.
Comunque, considerato l'esito della consultazione on line e tenuto conto del convergente parere della commissione di esperti (formata da Gabo, Gabriele e Ferraris), è mio grato compito annunciare urbi et orbi che per volontà del popolo Chiarabella resterà nei secoli dei secoli Chiarabella.
Lettera a Chiarabella
E adesso, se permettete, vorrei dire due parole a Chiarabella di pirsona pirsonalmente:Vedi Chiarabella: questo episodietto, per quanto trascurabile, ci insegna purtuttavia qualcosa.
Un soprannome è un soprannome, non ce lo scegliamo: è il soprannome che sceglie noi. O forse ce lo portiamo dentro dalla nascita, non so. Ma non è necessariamente malevolo, neppure quando può suonarci irridente. E' comunque un segnale di vicinanza, di empatia. In politica ciò è vitale. Gli altri possono non pensarla come te, possono non apprezzare le tue idee, possono persino detestarti: ma se ti affibbiano un nomignolo significa che ti riconoscono come interlocutore, un essere umano con cui confrontarsi, e non un simbolo da abbattere. Il politico vero lo sa: o pensi che Andreotti si incazzasse perché lo chiamavano Belzebù?
E poi ci sono i diritti della satira, che qualsiasi politico deve accettare, e che in ogni caso non può zittire: perché la satira è più forte della politica, e persino della repressione.
Tanti anni fa - tu non eri neppure un pensiero nelle menti dei tuoi genitori - c'era uno slogan che diceva "Una risata vi seppellirà". Vale sempre. Se non vuoi essere seppellita dalle risate, ridi anche tu. Ridere fa bene alla salute, e rende simpatici. Lo dico a te, ma vale per i politici in genere: levatevi quella scopa dal culo e ridete. Governerete meglio. Apprezzeremo di più quanto di buono miracolosamente vi accadrà di fare, e vi disprezzeremo di meno per le minchiate che combinate.
Last but not least: ci sono alcune brutte bestie, giornalisti stronzissimi che se ne fottono del potere, di qualsiasi potere, e considerano loro dovere deontologico non passargliene una, per il semplice motivo che il potere va tenuto d'occhio, non accarezzato o blandito: a quello già provvedono i servi, i voltagabbana, i reggicoda naturali, i mangiapane a tradimento, e altri scarafaggi che brulicano attorno alle discariche del potere.
Magari quei giornalisti adesso ti sembrerano cattivoni incontentabili, persecutori spietati. Sai? La pensavo così anch'io, di certi miei professori del liceo che non mi rendevano la vita facile. Adesso so che sono stati le migliori persone che potessi incontrare sulla mia strada. Mi hanno aiutato a crescere diritto. A non perdermi.
Vedi, il potere può essere il male: ma chi lo bastona è la cura. Il medico pietoso ammazza il malato, questo lo sai, vero? Quindi ringrazia, anziché fare la faccia sversa. E credimi: non ce l'ho con te, né personalmente né politicamente. Tu in questo momento sei il potere, e io, nel mio piccolo, devo sorvegliarti e strigliarti. E ogni tanto percularti, così non ti monti la testa.
Sono i nostri destini. Quando perderai il potere, io - se ancora sarò vivo - dovrò sorvegliare (e perculare) qualcun altro. E allora - ma solo allora - potremmo persino essere amici. E ridere insieme ricordando le sciocche follie di questi nostri giorni difficili.
Buon lavoro, Chiarabella. E sorridi, che ti fa bene.
Gabo
Bruno e Buffalmacco descritti dal Boccaccio come responsabili di beffe ingegnose a danno dei creduloni e degli sciocchi come ad esempio Calandrino.
RispondiEliminaPenso che gli sciocchi in questo caso saremmo noi!!
bella risposta ; non mollarli mai . Per poco che sia una voce anche sola vale tantissimo
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