Green Lantern deluso. L'eroico tentativo di riaccendere i Punti Verdi è fallito |
Ma dai? Ma chi l'avrebbe mai detto? Cioé: tu ti svegli una bella mattina di maggio e dici "sai che c'è? mi gira di fare i punti verdi" e pretendi che gli imprenditori torinesi dall'oggi al domani si imbarchino, spendendo del loro, nell'impresa di inventarsi seduta stante un cartellone di manifestazioni nei parchi, dal 1° luglio al 15 settembre, e allettati dalla vantaggiosissima prospettiva di non pagare il suolo pubblico - sai che lusso... - si precipitino a rispondere alla tua "ricerca di manifestazione d'interesse", interessatissimi a spiciarsi una fraccata di soldi per darti la possibilità di bullarti che hai fatto i Punti Verdi e porti la cultura e il divertimento anche nelle periferie.
Ma attenzione: l'esenzione dal pagamento del suolo pubblico riguardava soltanto le "aree sulle quali vengono previste attività di tipo ricreativo anche con contenuti culturali, il cui accesso dovrà essere libero, gratuito ed incondizionato"; se putacaso, per rientrare almeno delle spese, di fianco al palchetto l'avido organizzatore avesse piazzato un chiosco delle anguerie, su quello la tassa l'avrebbe pagata eccome.
Geniale. E non c'è nient'altro che gradiresti? Che so, il caffé a letto, o magari una fettina di culo? No, chiedi pure, tanto si è capito, sai?, che adori bullarti con i soldi degli altri...
Beh, scusatemi tanto: io detesto i luoghi comuni, quindi non tirerò fuori la solita vieta tiritera sui dilettanti allo sbaraglio. Anche perché non è da tutti infliggersi figuredimmerda talmente ben congegnate: è roba da professionisti.
Insomma. Nessuno si è fatto avanti. Non certo gli imprenditori seri: loro, le iniziative per l'estate le prepararano a tempo debito, con mesi e mesi d'anticipo. No, te lo dico perché è chiaro che non sai un cazzo di come si organizza un festival, o anche soltanto uno sfigatissimo Punto Verde.
E gli imprenditori seri con mesi e mesi d'anticipo si cercano gli sponsor, e scelgono posti possibilmente non in culo ai lupi, posti dove la gente si presume vada volentieri, e magari non ci siano case attorno per non battagliare ogni sera con il vicinato e i vigili e il tizio con il misuratore di decibel che poi scrive a Specchio dei Tempi, oh basta là.
E invece tu vai a imporre come posti dove uno dovrebbe rischiare i suoi soldi - i suoi, non i tuoi, perché tu non cacci un centesimo, ti limiti a non incassare un po' di tassa sul suolo pubblico - tu, genio, dicevo, indichi sette parchi; alcuni senza un "avviamento" di pubblico che già sia abituato a considerarli mete per le serate estive; e altri di cui tu stesso conosci le "pregresse criticità acustiche" (ovvero, un vicinato pronto a saltarti agli occhi) e quindi avverti che "saranno valutati con favore progetti che non comprendano attività di trattenimenti danzanti e/o concerti".
Tipico imprenditore interessato a investire nei Punti Verdi |
Fantastico: in fondo mica chiedi la luna. Chiedi semplicemente che degli imprenditori kamikaze ti scodellino i Punti Verdi seduta stante, riempiendoli di attività ricreative però culturali, e senza farsi pagare il biglietto (che invece tu, Comune, per i tuoi festival fai pagare, eccome), e senza disturbare i vicini; con l'incerta prospettiva di incassare qualcosa dal bar, beninteso pagando la Cosap per l'area del bar. Un affarone.
Sarò limitato, ma le uniche attività proponibili a tali condizioni mi sembrano le presentazioni di libri. Di autori locali, per non pagargli la trasferta. "Dai cara, stasera andiamo al Parco della Colletta che presentano il libro di poesie di Adalgisa Pensabene, la poetessa famosa in tutta la circoscrizione". O magari un torneo di scacchi. E' l'ideale di tutta la gioventù torinese, passare le sere d'estate a giocare a scacchi e farsi mangiare dalle zanzare.
C'è un aspetto particolarmente interessante, in 'sta stronzata dei Punti Verdi. Posso capire che non si siano fatti avanti imprenditori che rischiano e lavorano per conto loro, e sono schiavi del vil danaro. Non mi è invece chiaro perché non siano accorse al richiamo della partecipazione dal basso le tante associazioni che operano sul territorio, che si prendono cura dei beni comuni, che lavorano nelle periferie, che aggregano le creatività troppo a lungo tagliate fuori dal sistema; neanche loro hanno sentito l'urgenza di appoggiare un così lungimirante progetto che offriva finalmente il destro per mostrare potenzialità e realizzare progetti finora conclulcati. Nulla di nulla, non una candidatura, non una "manifestazione d'interesse". Inspiegabile. E solo una mente maliziosa potrebbe ipotizzare che la mancanza di un contributo pubblico da spartirsi abbia raffreddato i generosi empiti partecipativi.
Perché questo fiasco? Gli assessori indagano
M'intenerisce lo stupore della povera Maiunagioia Leon, che prende atto del flop e commenta: "Ci rimettiamo subito al lavoro per individuare le ragioni di questa mancata occasione di avere in città dei punti estivi". Sì, brava. State lavorando, come al solito. Per capire.
Comunque Maiunagioia un sospetto già ce l'ha: "Sicuramente i tempi con cui il bando è stato costruito ed è arrivato alla pubblicazione non hanno aiutato". No, in effetti non hanno aiutato.
Però l'apprendimento è rapido, sicché Maiunagioia ci rassicura: "Su questo aspetto ci impegniamo sin d’ora a lavorare perché i tempi siano meno stretti".
L'idea è stata sua: la consigliera Monica Amore |
A dar sostegno al virtuoso proposito di Maiunagioia accorre l'assessore Marco Giusta: “Abbiamo lavorato al bando su sollecitazione della consigliera Monica Amore riunendo uffici di diversi assessorati – Commercio, Verde, Giovani e Cultura”.
Magnifico: adesso sappiamo chi ha avuto l'ideona. E sappiamo pure che ci sono voluti ben quattro assessorati per architettare un così magistrale buco nell'acqua.
A Giusta, peraltro, non mancano le intuizioni brillanti: “Evidentemente le condizioni non erano favorevoli per un privato che dovesse in breve tempo investire per l’estate". Evidentemente.
E ancora: "Siamo arrivati tardi, ne prendiamo atto e contiamo di fare meglio per il prossimo anno". E questa non so se considerarla una promessa o una minaccia. Propendo per la minaccia, leggendo le ultime parole di Giusta: "Il prossimo anno il bando sarà riproposto in anticipo in modo che le organizzazioni possano prepararsi per tempo”. Preparasi per tempo a buttarsi in un'impresa suicida.
I file della sfiga
Per il vostro divertimento, vi allego a seguire i link che documentano la sfigatissima "Operazione-Punti Verdi".
Qui potete leggere la tonitruante e pomposissima delibera di giunta, e vi consiglio di leggervela per intero, è un capolavoro;
e qui trovate l'elenco dei parchi che avrebbero dovuto ospitare i Punti Verdi, con l'elenco delle limitazioni sui rumori.
Inoltre, vi linko anche un aggiornamento che ho scritto per ricordare che cosa furono i veri Punti Verdi agli immemori, a chi non c'era e a chi quel giorno lì inseguiva un'altra chimera: "Ditegli cos'erano i Punti Verdi".
Inoltre, vi linko anche un aggiornamento che ho scritto per ricordare che cosa furono i veri Punti Verdi agli immemori, a chi non c'era e a chi quel giorno lì inseguiva un'altra chimera: "Ditegli cos'erano i Punti Verdi".
Ma tanto gli spettacoli non mancano...
I nostri eroi vogliono però rassicurarci informandoci che "la città sarà comunque ricca di iniziative e rassegne, non solo in centro”. E diligentemente anticipano il cartellone di Tutta mia la città. Per cui, se ben capisco il messaggio, alla fin fine chissenefrega dei Punti Verdi, tanto facciamo altre cose. E su questo sono perfettamente d'accordo. Qualcuno mi spieghi che bisogno c'era di impelagarsi in questa ridicola pantomima dei Punti Verdi a costo zero (per voi).
Ad ogni modo, ecco le anticipazioni su Tutta mia la città inviate dall'ufficio stampa del Comune per dimostrare ai sudditi che i punti verdi non erano poi così indispensabili:
Venerdì 22 giugno alle 12 verrà presentato presso l’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli il cartellone estivo di Tutta mia la città costruito con associazioni che lavorano nei quartieri e in accordo con i presidenti delle Circoscrizioni cittadine tra cui otto fine settimana di animazione con musica e performance al Borgo Medioevale (però non di sera, al Borgo non hanno i soldi per pagare gli straordinari alla vigilanza... NdG).
Anticipiamo tra gli appuntamenti rilevanti già in corso dall’8 giugno e fino al 13 luglio il “Live show in Vincoli” rassegna di spettacoli, musica e festa. Sempre dall’8 giugno è iniziata la programmazione dell’Evergreen Festival, 44 serate di musica e spettacolo al parco della Tesoriera. Dal 17 luglio al 1 settembre torna anche, come già annunciato, la rassegna Cinema a Palazzo Reale oltre, ovviamente, al cartellone di Torino Estate Reale che inaugura il 27 giugno e prosegue fino al 15 luglio. L’Urban center metropolitano sta lavorando a una rassegna di proiezioni all’aperto in quartieri diversi dal 4 al 18 luglio".
Da addetta ai lavori, non avrei saputo raccontarla meglio. Non sapendo se ridere o piangere, mi appello all'ironia, e almeno rido. Amaramente, ma rido.
RispondiEliminaMi permetto di aggiungere un paio di riflessioni sulla questione "eventi torinesi", più in generale.
E' passato un anno da un tragico avvenimento che ha sconvolto la nostra Città. Ora, a distanza di 12 mesi, mi viene naturale fare un bilancio. Cos'è cambiato?
Prime azioni: Circolare Gabrielli - 7/6/17 - (che a volte ho l'impressione di aver letto solo io, insieme a Gabrielli, l'ingegnere che mi segue, e qualche rarissima specie di felce) con i concetti di safety e security, e successive direttive del Ministero dell'Interno, Dip. Vigili del Fuoco (19/6/17) e Gabinetto del Ministero (28/7/17), che prevedono una tabella per il calcolo di rischio di una manifestazione (a seconda di variabili legate a tipologia, durata, ubicazione, logistica, affollamento e composizione del pubblico, si evince il livello di rischio dell'evento e le conseguenti misure di sicurezza da applicare).
Tanto per dare un'idea a chi non è del mestiere: un evento di una giornata, in una piazza centrale torinese, con pubblico che non staziona, ma in situazione di libero movimento, senza particolare affollamento, nessuna struttura di contenimento (transenne, sedute, tribune, sedie) e quindi definibile a "rischio basso", per le normative di safety e security dovrebbe prevedere:
- 1 estintore ogni 200 mq
- predisposizione di piano di emergenza e sicurezza ed evacuazione (redatto da professionista)
- sistema di diffusione sonora, anche con strumenti portatili (megafono)
- Presenza di operatori di sicurezza con corso di formazione a rischio d'incendio elevato (rari quasi quanto quelli che hanno letto la Circolare Gabrielli, ma pagati decisamente di più).
Ovviamente oltre a quanto previsto già prima (ambulanza, rendering 3D e origami in scala 1:1 di ogni struttura allestita, permessi e autorizzazioni varie), alla squadra al completo dei Guardiani della Galassia, e ora anche agli Avengers. Per non parlare degli eventi a rischio medio-alto, con la predisposizione di corridoi di sicurezza, settori definiti e delimitati, tornelli contapersone e millemila steward e la Suicide Squad.
Ok, la normativa c'è. Quindi che si fa? Si applica, no, per il bene comune?
E no, si annullano gli eventi. Perché per rispettare (giustamente) le direttive, i costi lievitano a tal punto da far desistere spesso gli organizzatori. E chi ci prova, conscio di rimetterci di tasca propria, rimane spesso impigliato in un groviglio burocratico e di pavidi timori da parte di chi deve verificare l'applicazione delle norme.
Oppure? oppure "due pesi e due misure", as usual. Tipo facendo scortare con nonchalance dalla Polizia un tir di tifosi non autorizzato, che poi si schianta contro i cavi dell'alta tensione (http://www.lastampa.it/2018/05/21/cronaca/al-corteo-senza-targhe-e-permessi-il-tir-bianconero-finisce-in-procura-EpllTAWbINd6HdRZCQsOZP/pagina.html).
Perché "abbiamo sempre fatto così".