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CHI HA PAURA DEL NOSTRO BANKSY?

Ho acchiappato in extremis a Palazzo Saluzzo Paesana "La scena del crimine", mostra meravigliosa di tutti i manifesti-fake del geniale "Andrea Villa", il misterioso artista meglio noto come "il Banksy di Torino". Ufficialmente ha chiuso ieri, ma  mi dicono che resterà allestita fino al 15 luglio e se nei prossimi giorni andrete a visitare quella - peraltro splendida - della fotografa Marie Cecile Thijs, sempre a Palazzo Paesana fino al 15, potrete chiedere che ve la facciano vedere: sono gentilissimi e vi accontenteranno con piacere. 
Dovrebbero approfittarne anche gli addetti alla cultura cittadini, che finora non mi risulta si siano spinti fino alle remote lande di Palazzo Saluzzo Paesana per ammirare l'opera uno dei più interessanti talenti dell'attuale scena artistica cittadina. 
Fa eccezione il volonteroso assessore Giusta: lui ci è andato, e ha pure acquistato alcune delle riproduzioni a tiratura limitata in vendita al bookshop a prezzi abbordabili. Non so se abbia comperato anche una copia del celebre manifesto "Pugn e mes", per regalarla a Chiarabella. Ma forse di 'sti tempi non è aria per regali scherzosi. A Torino il sense of humour sta vaporizzandosi come le calotte polari, e mi risulta che la mostra del Banksy de noantri abbia infastidito pure alcuni capataz di ciò-che-resta-del-pd: a loro è andata di traverso l'altrettanto celebre opera "La rivoluzione siamo noi".  
Poco male: Palazzo Saluzzo Paesana è a gestione privata, non chiede un soldo al potere, e da tempo ormai fa anche a meno dei pomposi quanto inutili "patrocinii" comunali. E niente, volevo parlarvene perché una volta tanto c'è una mostra che vale la pena di vedere, e c'è un artista che dà fastidio ai tromboni d'ogni colore. Tanta roba.

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