Pieter Brueghel il Vecchio, "La parabola dei ciechi" (1568) |
Nel post precedente ho scritto che gli altri soci del Regio (ovvero la Regione e le Fondazioni bancarie, oltre a Iren e Intesa) mi sembrano finora del tutto assenti dal processo decisionale.
E invece devo correggermi. Apprendo proprio oggi che la Fondazione Crt intende sentire Graziosi, per capire quali siano i suoi piani. La convocazione davanti alla Commissione affari istituzionali, presieduta da Roberto Cena, è prevista per settembre. Me lo conferma il consigliere di Fondazione Crt Giampiero Leo, che ho interpellato sulla questione.
La decisione non è né irrituale, né ingiustificata. La Fondazione Crt, così come la Compagnia di San Paolo, nelle casse del Regio ci mette del suo. E non poco. Nel bilancio 2017 il suo contributo vale 1.150.000 euro, e quello della Compagnia 1.650.000: quote minoritarie (il Comune versa 4 milioni, la Regione 2,6), ma non esattamente bruscolini. Tanto più che in occasione dell'ultimo buco le fondazioni bancarie hanno anticipato sull'unghia un milione e ottocentomila euro sui futuri contributi triennali, consentendo così di chiudere un bilancio altrimenti a rischio.
Nella votazione per la nomina di Graziosi le fondazioni bancarie si sono adeguate, non so con quanta convinzione, alla volontà del Comune. Ma le dichiarazioni del neo-sovrintendente, e la mozione comunale, suscitano un pizzico di curiosità. Ancor più in un momento in cui le fondazioni bancarie manifestano l'intenzione di svolgere un ruolo più diretto nel governo della cultura. Per dirla con le parole del presidente di Fondazione Crt Giovanni Quaglia, "vogliamo rafforzare questa nostra identità rispetto alla percezione, tuttora diffusa, di fungere da mero ‘bancomat’ degli enti locali o da finanziatore di generiche progettualità, i cui effetti reali per la collettività sono, a volte, non pienamente compresi e valutati".
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