Secondo rinvio: dal 29 giugno al 3 luglio |
Primo rinvio: dal 27 al 29 giugno |
Quand'ero un giovane e ingenuo cronistello, i miei maestri mi insegnarono che le difficoltà che affronti per svolgere dignitosamente il tuo lavoro di giornalista sono parte del tuo lavoro di giornalista, quindi le devi affrontare senza tante storie, perché ai lettori non interessano i tuoi guai, ma i tuoi risultati.
Terzo rinvio: dal 3 luglio a chissà quando |
Per cui, alla terza volta che mi danno un appuntamento (che peraltro non mi sarei mai sognato di richiedere, ma che per cortesia e dovere professionale sono tenuto ad accettare), e mi tengo libero per quella data e quell'ora (come se non avessi altro da fare che correre dietro a loro), e all'ultimo me lo disdicono con un paio d'ore d'anticipo (dicesi un paio d'ore!), beh, uno s'incazza. Capisco tutto, capisco le gravi incombenze e l'erculea fatica del ruolo, capisco il momentaccio politico, capisco la noncuranza giovanile e il dispregio per i pennivendoli, capisco la difficoltà di gestirsi un'agendina. Però, perbacco, qui si esagera. Ma ti pare? Tre rinvii? Ma è comportarsi da persone serie? Educate?
Senti, Chiarabella, dai retta a un cretino: lasciamo perdere, non facciamone più niente. Fai più bella figura tu, e non fai perdere tempo alla gente che lavora. Se devi proprio dirci qualcosa, dacci uno squillo. Però ti avviso: non sempre rispondo al telefono.
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