Il manifesto di Sottodiciotto, opera di un'artista under 30, Agnese Innocente |
Sottodiciotto è un festival cinematografico. Un festival - l'ho detto più volte - necessario. Necessario perché lavora per il pubblico più importante, quello del futuro: i giovanissimi, gli studenti, coinvolti non soltanto come spettatori, ma anche come autori dei film proposti nel vasto e sfaccettato programma per le scuole. Certo, poi ci sono gli omaggi ai grandi registi, le retrospettive, i focus. C'è spazio per il grande cinema, che fa di Sottodiciotto un festival che non coinvolge soltanto i ragazzi, ma anche gli adulti cinefili. Però il cinema dei giovani per i giovani è il marchio di fabbrica che rende Sottodiciotto unico e, per l'appunto, necessario.
Altrettanto necessario, in tal senso, è il festival che precederà di pochi giorni Sottodiciotto sugli schermi del Massimo: il gLocal va in scena dal 5 al 10 marzo e, arrivato alla diciottesima edizione, conferma la sua vocazione a "raccontare e promuovere il cinema di casa nostra, i film che nella loro vita produttiva hanno incrociato il Piemonte grazie alle numerose location, alle tenaci case di produzione, ai molti professionisti che animano l'ambiente e le realtà che sostengono la cinematografia della nostra regione". Questo scrivono gli organizzatori, e questo fanno: lo fanno da diciotto anni, con eccellenti risultati, e con un pubblico crescente (18 mila presenze l'anno passato) che apprezza quel genere di proposta.
Di cosa parliamo quando parliamo di "valorizzare la creatività locale"
In due festival come Sottodiciotto e gLocal ci sono tutte le risposte - almeno per ciò che riguarda il settore delle cinematografia - a quanto auspicato in una mozione di recente presentata da un importantissimo consigliere comunale cinquestelle assai attivo sul versante della cultura. Tale mozione, che potete leggere a questo link, invoca "la promozione non solo della cultura in generale e la sua diffusione ma anche la creazione di occasioni di lavoro in ambito culturale e di promozione della creatività in generale che spontaneamente nascono dal territorio, aprendo il più possibile nuove opportunità agli operatori e ai diversi soggetti indipendenti presenti sul territorio permettendo agli stessi di partecipare alla produzione, all'organizzazione e alla programmazione di contenuti culturali, alla dinamicità e al rinnovamento del tessuto culturale stesso, su basi di equanimità, imparzialità e il più possibile indipendenti da scelte di parte".Mi sono già occupato di quella mozione con un articolo sul Corriere nel quale esprimevo alcune mie perplessità (lo trovate a questo link) e consideravo chiuso l'argomento. Ma giusto oggi mi è tornata a ronzar per la capa, perché in teoria sembra scritta su misura di Sottodiciotto e gLocal. Quello fanno, i due festival: promuovono la creatività giovanile e locale.
E se queste sono le premesse, il seguito sembra logico: il Comune interverrà per sostenere massicciamente quei due festival che già realizzano in concreto il "wishful thinking" espresso nella mozione.
I conti in tasca
Al momento la situazione è la seguente: il Comune è presente in Sottodiciotto fin dalla prima edizione - ne è stato anzi il co-fondatore insieme all'Aiace - e partecipa all'organizzazione tramite Iter, e ciò che più conta contribuisce con 32 mila euro. Pochi, direte voi: e pochi in effetti sono, se confrontati ai 70 mila che versa la Regione, o ai 60 mila della Compagnia di San Paolo cui si aggiungono altri 20 mila circa da Fondazione Crt. Ma Chiarabella ha almeno ritoccato verso l'alto la sovvenzione, che Fassino aveva ridotto al minimo storico di 28 mila euro.E poi trentamila e rotti euro sono comunque un capitale se confrontati allo zero spaccato che il Comune investe su gLocal, cioé su un festival le cui finalità corrispondono in pieno agli obiettivi indicati dalla mozione del consigliere di maggioranza: "promozione della creatività in generale che spontaneamente nascono dal territorio" eccetera eccetera. Sintassi a parte, direi che ci siamo. Questo promuove gLocal. Eppure gLocal da sempre vive senza neppure un centesimo di contributo comunale: riceve 110 mila euro dalla Regione e da altri Cumini del Piemonte, 72 mila dalle fondazioni bancarie e dagli sponsor privati, raggranella 12 mila euro con la biglietteria, ma dal Comune di Torino non becca un centesimo. Niente. Nada. Nietchevo.
Alla presentazione di gLocal, qualche giorno fa, era però arrivata Maiunagioia a fare la ruota per conto di Chiarabella, e a dire bravi, bene, continuate così, andate avanti voi che di soldi proprio non ce n'è. Lo so: suona un po' presa per il culo.
Dove punta la mozione
Ora, leggendo le premesse della più volte citata mozione, sorge spontanea l'idea che le prime, logiche risposte alle esigenze da essa rappresentate saranno, da parte della giunta, un robusto aumento del contributo a Sottodiciotto e un congruo finanziamento a gLocal.Manc'pu'cazz. La sullodata mozione (che, ripeto, vi raccomando di leggere con la dovuta attenzione) escogita un sistema diverso: anziché affidare la valorizzazione degli esordienti e dei creativi locali a chi già lo fa per vocazione e scelta propria, si propone di riversare tale mission sulle Fondazioni culturali - nello specifico cinematografico sul Museo e su Film Commission - per il semplice motivo che tali Fondazioni sono già partecipate dal Comune. Pertanto, in base al noto principio bauscia "pago, pretendo", chiede che vengano inseriti tra gli scopi statutari di Museo del Cinema e Film Commission anche la "promozione del lavoro artistico territoriale" e analoghi obiettivi, tutti nobilissimi ma non contemplati fra quelli indicati dagli statuti attuali. E che ci vuole? Si cambiano gli statuti, e il gioco è fatto.
Dite che vi pare una stronzata? Un buscar el levante por el poniente? Un ufficio complicazione affari semplici? Una forzatura senza senso? Siete fuori strada. E' vero che Sottodiciotto e gLocal già oggi fanno ciò che arriverebbero a dover fare il Museo e la Film Commission dopo cambi di statuto, intorcinamenti vari e un sostanziale snaturamento delle loro attuali funzioni (svolte peraltro molto bene). Però Sottodiciotto e gLocal hanno il grave difetto di non essere partecipate dal Comune, quindi di godere di una pericolosa autonomia. Sottodiciotto è organizzato dall'Aiace - benché in collaborazione con un organismo comunale come Iter - e gLocal è una creatura dell'associazione Piemonte Movie. Il contributo che Sottodiciotto riceve dal Comune è modesto, pari a circa un sesto del budget totale; gLocal come v'ho detto non becca manco un centesimo. E soprattutto le scelte artistiche di questi due festival - come di qualsiasi festival che si rispetti - dipendono dai direttori e rispettivi staff: gente seria, mica pinocchietti. Gente che il cinema lo conosce e lo ama. E quindi fa i festival belli.
Invece, sta scritto nella mozione, in base all'innovativa proposta il Museo del Cinema con l'ausilio di Film Commission dovrebbe (cito testualmente) "attraverso specifica selezione la cui governance sia in capo alla Città di Torino... fornire, all'interno della programmazione del Museo e delle sale di proiezione visibilità e supporto a progetti provenienti dal territorio e da operatori che decidano di stabilire la loro residenza operativa nella nostra città".T'è capii, bambìn? "Una specifica selezione la cui governance sia in capo alla Città di Torino". E che altro significa, a casa vostra, "una governance in capo alla Città di Torino"? Significa che il piripacchio di turno, con il suo grosso culo piazzato su qualche strapuntino più o meno assessorile, premia o condanna dall'alto della sua proterva sicumera; significa quattro politicanti dei miei corbelli che dettano legge, fanno il bello e il cattivo tempo, piazzano chi gli garba e sproloquiano sui massimi sistemi.
Dite che esagero? Che ci saranno valutazioni "su basi di equanimità, imparzialità e il più possibile indipendenti da scelte di parte"? Che i meritevoli delle ribalte cinematografiche municipali verranno "selezionati attraverso appositi bandi con la costituzione di commissioni imparziali e indipendenti"? Seee, li ho visti, i bandi e le commissioni imparziali e indipendenti. Prima come adesso: dalla nomina senza bando del direttore del Torino Jazz Festival e del sovrintendente del Regio, fino ai magheggi intorno alla poltrona di direttore del Museo del Cinema, anche la storia recente di questa città pullula di preclari esempli dell'uso igienico-sanitario che lorisgnori fanno dei bandi e dei relativi regolamenti, non appena gli comoda.
E poi, by the way: chi l'ha deciso che la governance sarà "in capo alla Città di Torino"? E' questo il primo frutto dell'equanime imparzialità di giudizio? Voglio dire: nel 2019 il Comune sovvenzionerà il Museo del Cinema con 1.750.000 euro. E questo lo ricorda anche la sullodata mozione. Ma la sullodata mozione sorvola sul fatto che, sempre nel 2019 (vedasi bilancio), la Regione verserà 2.4000.000 euro, la Compagnia di San Paolo 870 mila, la Fondazione Crt 650 mila, e persino Gtt darà 213 mila euro: e pure loro sono, si badi bene, soci della Fondazione del Museo del Cinema, esattamente come il Comune di Torino. O che son tutti scemi? Loro pagano, e il Comune comanda? E poi cos'altro? Una fetta di culo, no?
Alè, l'ho detto. Quando cercano di percularmi mi parte l'embolo. Ma guarda questi. Ma si può? Ma credono che siamo tutti coglioni? Che non ci arrivo? Ci ho forse piciu scritto in faccia? E poi dice che uno s'incazza. E te credo. Uno può anche averci altri cazzi per la testa, ma quanto gli tirano troppo il belino alla fine scoppia.
The essential Sottodiciotto: un vademecum rapido
Adesso che mi sono tolto l'incazzo, già che ci sono posso fare il mio dovere di cronista ricopiandovi il prezioso "bignamino di Sottodiciotto" premurosamente e accuratamente compilato dall'ufficio stampa del festival a beneficio dei giornalisti poltroni come me:Il Festival compie vent’anni e, in occasione dell’importante compleanno rivolge l’attenzione a uno dei tratti più dirompenti e discussi della generazione di cui è idealmente coetaneo. “Me, Myself(ie) And I” il titolo della 20ma edizione, dedicata al tema dell’autorappresentazione mediale nell’epoca dell’iperconnessione e della condivisione permanente.
Buon compleanno, Braccio di Ferro e Tintin! Il Festival festeggia i 90 anni dell’indimenticabile marinaio con la pipa in bocca e dell’inossidabile reporter giramondo, nati, come personaggi di fumetto, a pochi giorni di distanza. Tra gli altri titoli dell’ampia sezione d’animazione, Mirai, il nuovo capolavoro di Mamoru Hosoda, l’esilarante Seder-Masochism di Nina Paley, Mani rosse di Francesco Filippi, sul tema della violenza sui minori, e, in anteprima assoluta, i primi episodi della nuova serie tv Marblegen di Sylvain Dos Santos.
In sintonia con il tema del Festival, nella mostra “Me, My Self(ie) and I. L’autoritratto a fumetti”, allestita alla Pinacoteca Albertina, un'indagine a tutto tondo sull’autorappresentazione e sulla narrazione di sé attraverso le tavole e le illustrazioni dei disegnatori italiani di ieri e di oggi: da Mussino, Stano, Manara, Jacovitti, Pazienza, Bonvi, Magnus, Eleuteri Serpieri, Milazzo, Fior, Bacilieri fino alle nuove leve di giovanissimi attivi soprattutto sul web.
“Vedersi visti”, una personale della videoartista e fotografa Eleonora Manca legata al tema del Festival. Immagini, videoinstallazioni e opere di poesia visiva in cui la riflessione sulla memoria e sulle metamorfosi del corpo si annodano al filo rosso dell’autorappresentazione: un invito a sovvertire il proprio punto di vista, a guardare sé stessi “mettendosi negli occhi degli altri”.
“This Is Not a Selfie”: in una retrospettiva dedicata al tema portante della 20ma edizione, una selezione di film realizzati nell’ultimo ventennio, nell’epoca dei Millennials, o dopo, e firmati da autori di diverse generazioni – Varda, Godard, Herzog, Panahi, Affleck, tra gli altri – che hanno ceduto alla “tentazione” di mettersi davanti alla macchina da presa e che, raccontando sé stessi, raccontano di noi e della nostra contemporaneità.
“La camera-specchio di Françoise Romand": un omaggio a una regista francese, poco conosciuta in Italia quanto apprezzata negli USA, che dagli anni Ottanta indaga con ironia e sensibilità le relazioni, le identità, il rapporto con il corpo, tra finzione, documentario e autoritratto: un percorso alla scoperta di un’autrice indipendente, originale, spiazzante.
Torna Wikicampus, il ciclo di “lezioni” aperte a tutti organizzate dal Festival e dal Corso di Laurea in DAMS dell’Università degli studi di Torino: una serie appuntamenti con esperti in varie discipline, artisti e scrittori per approfondire le connessioni del tema della 20ma edizione con la narrazione di sé, l’autoritratto, l’autofiction.
“Buona la prima!”: nella sezione dedicata ai cineasti in erba, i titoli in gara nel Concorso nazionale OFF – riservato ai cortometraggi realizzati in ambito extrascolastico da bambini e ragazzi under 18 – e le piccole opere cinematografiche provenienti da varie zone d’Italia, che, nella loro ideazione e realizzazione, hanno coinvolto attivamente i giovanissimi.
In ricordo di Beppe “Pe” Calopresti: tra proiezioni e testimonianze di quanti lo hanno conosciuto, un evento speciale per ricordare il regista e produttore morto nello scorso gennaio, figura di riferimento della cultura torinese e tra i protagonisti della scena cinematografica indipendente della città fin dai primi anni Ottanta.
Tutti gli eventi e le proiezioni del Festival sono a ingresso gratuito eccetto:
la mostra “Me, Myself(ie) and I. L’autoritratto a fumetti” (9 marzo - 7 aprile), in collaborazione con la Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti; biglietti: € 7,00 intero; € 5,00 ridotto
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