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BUONE NOTIZIE DAL REGIO: IL PUBBLICO AUMENTA. E GLI INCASSI?

Più che un comunicato stampa, è un proclama, un bollettino della vittoria, quello con cui la Direzione del Regio ha annunciato ieri gli eccellenti risultati ottenuti nella prima metà della stagione. Il comunicato s'intitola "Il pubblico premia il Regio - Record di biglietteria a cinque mesi dall'inizio della Stagione", e si apre con questo incipit giubilante:

La Stagione d’Opera e Balletto 2018-2019 del Regio, arrivata a metà della sua programmazione, ha registrato un eccezionale riscontro da parte del pubblico che ha premiato le scelte della nuova gestione stabilendo nuovi record di biglietteria. I dati di seguito riportati evidenziano la situazione di biglietteria dal 10 ottobre (inaugurazione della Stagione con Il trovatore) al 17 febbraio (ultima recita di Rigoletto). Tra opere, balletti e concerti, in cinque mesi sono stati presentati 9 spettacoli.

Ma aspetta un po'... Questi parlano di "biglietteria": biglietteria su, biglietteria giù, record di biglietteria... Immagino che stiano parlando di soldi: alla biglietteria si vendono i biglietti, ergo stanno dicendomi che hanno stabilito un nuovo record di incassi. Acqua nel deserto, per il disastrato bilancio del Regio. No, perché già a dicembre s'erano sperticati negli autoelogi per aver venduto tanti biglietti, ma poi s'era scoperto che avevano incassato meno dell'anno precedente, e allora bravi merli, sono tutti fighissimi a regalare la roba e dire che smerciano un casino. All'epoca i nostri zuavi l'avevano buttata sul "pane e lirica per il popolo", dicendo che il loro obiettivo "è rendere il Regio sempre più accessibile offrendo biglietti a prezzi vantaggiosi per ampliare il suo pubblico". E va bene: però, avevo fatto notare, anche risanare il bilancio non sarebbe poi quella terribile schifezza... E insomma, a questo punto mi aspetto che scrivano anche quanto hanno incassato: mi parrebbe logico, civile e onesto. E invece no, il proclama parla soltanto delle presenze:
Le presenze totali del periodo preso in esame raggiungono 80.277 unità, con più di 25 date sold-out, il miglior risultato delle ultime Stagioni. Di queste presenze, 74.628 si riferiscono ai soli spettacoli d’opera e balletto. In comparazione, nello stesso periodo preso in esame, la Stagione 2017-2018 aveva registrato 65.780 presenze, mentre la Stagione 2016-2017 si attestava su 63.076 presenze. Dopo soli cinque mesi dal suo inizio, la Stagione in corso si conferma la più seguita e apprezzata dal pubblico del Regio con un incremento medio di spettatori, rispetto alle due precedenti, del 15,8%.
Tutto molto bello, il cartellone superpopolare piace al popolo, Traviata, Rigoletto e Trovatore tirano più della Voix Humaine: e chi l'avrebbe mai detto? Ma quanto hanno reso, queste 80.277 "unità"? Mi sembra di ricordare che a inizio stagione si fossero sprecate le offerte speciali, i black fridays e le occasionissime a prezzi stracciati. Poiché le due missioni parallele del Regio post-Vergnano sono - lo ha detto pure il sovrintendente Graziosi - aumentare il pubblico e aumentare gli incassi, constato con gioia che la prima missione è ben avviata, ma vorrei anche notizie della seconda. Come stiamo, a svanziche? Purtroppo il proclama non me lo dice. Prende invece la parola il sovrintendente Graziosi in tripudio, e si produce in un alato autoincensamento, e come siamo bravi, e come siamo fighi, e guardate che cosa facciamo, e naturalmente daremo spazio ai "giovani artisti del domani", ettepareva...
«Questo primo e importante risultato della nuova gestione – dichiara il Sovrintendente del Regio, William Graziosi – è il frutto di una serie di azioni mirate a consolidare la posizione del Teatro e rafforzare il legame con il suo pubblico che, visti i dati di biglietteria, sta rispondendo con rinnovato interesse alle proposte artistiche realizzate. Il processo di rinnovamento intrapreso è di ampia portata e i dati presentati sono i primi risultati tangibili di questo nuovo corso. Altre azioni sono programmate a medio e lungo termine e, tra gli obiettivi, si darà sempre più spazio ai giovani artisti del domani, affinché trovino nel Regio un ideale luogo di formazione professionale.
E poi arriva il colpo del ko, il mitico Piano Industriale (e di Sviluppo) che ancora i comuni mortali non hanno avuto il bene di vedere, che non sembra aver entusiasmato tutti, ma che ovviamente sarà un successo:
Oltretutto, per la prima volta, il Regio si dota di uno strumento per incrementare l’affidabilità e l’efficacia della pianificazione strategica, della gestione operativa e del controllo delle dinamiche economiche e finanziarie del Teatro nella forma di un Piano Industriale e di Sviluppo che, nei prossimi giorni, verrà presentato in assemblea ai Soci fondatori (è dal 25 gennaio che dicono che lo presenteranno, dopo averla tirata in lungo per sei mesi: e darsi una smossa no? NdG). Nonostante i complessi nodi strutturali che il sistema delle Fondazioni Lirico Sinfoniche si trova ad affrontare, il Regio – eccellenza della Città e simbolo di un “saper fare” al servizio della cultura e per la cittadinanza – è un modello di gestione da sostenere e da valorizzare. Delle quattordici Fondazioni esistenti, cinque non hanno aderito al piano di risanamento per far fronte allo stato di grave crisi e il Regio è una di esse (assieme al Teatro alla Scala, Teatro la Fenice, Teatro Lirico di Cagliari, Accademia Nazionale di S. Cecilia). Il Regio di Torino è uno dei teatri più importanti del panorama nazionale ed europeo grazie all’impegno dei suoi lavoratori e alla passione del suo pubblico. Una ricchezza che è d’obbligo preservare».
La Direzione

Giuro, il comunicato stampa è davvero firmato "la Direzione". Come gli avvisi sui muri delle boite di una volta. Io, per completare l'informazione, ho replicato alla mail del Regio con una gentile richiesta di approfondimento. Ecco il testo della mia mail: Grazie per la segnalazione. Potreste cortesemente fornirmi anche i dati comparati degli incassi? Ringrazio per l'attenzione e la disponibilità e resto in fiduciosa attesa. Gabriele Ferraris
La mail l'ho spedita ieri, venerdì 1 marzo, alle 13,48. Sono in attesa di risposta. Appena mi fanno sapere, riferisco.


Commenti

  1. Egregio dott. Ferraris,mi considero un "perfido" liberista e auspico una sempre minore presenza dello Stato nell'economia di questo Paese ma sinceramente non capisco questa attenzione al profitto per un'istituzione culturale che può sopravvivere solo se suddiata da risorse pubbliche. L'ente lirico deve preoccuparsi di produrre buoni spettacoli e attirare più spettatori possibile. Se la riduzione dei prezzi fa aumentare il pubblico ben venga. La differenza tra costi e ricavi sia pagata dall'erario. Non chiediamo ad Alitalia di essere profittevole (costa 1.500.000 euro di soldi pubblici AL GIORNO) e vogliamo fare i turbo capitalisti con la cultura? E poi portare una persona a vedere un'opera è un investimento che ha un grande ritorno perché ne avremo fatto un cittadino migliore

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    1. Sono d'accordo con lei: non ho nulla contro la cultura sostenuta dal denaro pubblico, anzi. Ma sono per la completezza dell'informazione: se tu, Regio, mi dici che quest'anno hai avuto più spettatori, mi devi anche dire se hai avuto più o meno incassi rispetto all'anno precedente. Giusto per saperlo. Intanto perché tu, Regio - e non io! - hai affermato che avresti aumentato gli incassi; e poi perché, senza il dato sugli incassi, anche quello sulle presenze perde significato, poiché un conto è aumentare gli spettatori senza ridurre i prezzi, altro riducendoli. Non che sia un male: semplicemente è un dato economico diverso. E se si vuole fare informazione, e non propaganda, è giusto rendere noti tutti i fattori.

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