Passa ai contenuti principali

SOTTODICIOTTO: L'ANOMALIA DI UN FESTIVAL NORMALE

Cambio generazionale. Il ben portante direttore Steve Della Casa e i suoi giovani e aitanti pards, il futuro di Sottodiciotto
E' già difficile, per un ente culturale o un festival, sopravvivere al malsano connubio con la politica quando la politica è rappresentata da persone passabilmente decenti, che magari nella cultura ci credono e qualcosa ne capiscono, e s'immischiano poco e a ragion veduta nelle scelte gestionali e artistiche. Non sto a ricordarvi che cosa capita quando l'ingerenza sale a livelli parossistici e quel poterucolo viene esercitato da personaggetti d'avanspettacolo che dal fondo della loro rumorosa inanità pretendono di ficcare il loro spropositato peperone in ogni dove, distribuendo defenestrazioni e incarichi ad minchiam, consigli non richiesti e ordini sbagliati, istruzioni per la servitù e lezioncine d'arte varia. 
Pensate al sistema della successione ai vertici degli enti culturali: la politica blatera di "rinnovamento" - se non ricorre ad accuse infamanti - quando le comoda per liberarsi di direttori e/o presidenti che essa stessa ha mantenuto in sella per intere ere geologiche, sempre per il suo comodo; caccia i "vecchi" senza aver prima creato le condizioni per un passaggio di consegne sicuro, ponderato, lungimirante; destabilizza le istituzioni, devasta gli staff, danneggia l'immagine della città; vaneggia di criteri di valore basati sull'anagrafe; nomina le persone sbagliate al posto giusto, o quelle giuste al posto sbagliato; e quando, per purissimo caso, le capita di piazzare la persona giusta al posto giusto s'ingegna affinché siano le strutture stesse a vacillare, strangolandole economicamente o trascinandole in nuove risse, in nuovi regolamenti di conti. Devo aggiungere di più? Devo ricordarvi i pluriennali tormenti della Fondazione per il Libro? Gli scriteriati cambi della guardia al Museo del Cinema e poi a Lovers? Il faccio-e-disfaccio del Jazz Festival? Il delirio dell'AffondazioneMusei?
Così ieri non mi sembrava neppure di essere a Torino, mentre ascoltavo il diversamente giovane direttore di Sottodiciotto Festival, Steve Della Casa, che presentava la diciannovesima edizione della rassegna, in programma dal 16 al 23 marzo. Steve, che quest'anno va per i 65, con un pizzico di civetteria annuncia l'imminente passaggio generazionale: i giovani curatori che ora lo affiancano sono destinati a prendere presto il suo posto; giusto il tempo di mettere alla prova le loro doti, accumulare esperienze, affinare quel mestiere che si chiama "direzione di festival" e che - come ogni mestiere - si deve imparare: non cala dal cielo paraclito, per grazia divina e volontà di qualche pomposo politicante d'accatto. Un concetto che Della Casa sintetizza nel suo aureo aforisma: "Sono contrario a quelli che restano attaccati alla cadrega a vita, ma anche ai rinnovamenti tramite decapitazione". 
La fortuna di Sottodiciotto sta nell'indipendenza. Che non significa necessariamente autonomia economica. Sottodiciotto lo organizza l'Aiace, ma in collaborazione con il Comune di Torino; e riceve contributi, oltre che dal Comune, anche dalla Regione, nonché dalle solite Fondazioni; e trova pure qualche sponsor. Per sua buona sorte non è caduto nell'abbraccio mortale del baraccone pubblico o parapubblico, com'è stato per Tff, Lovers e CinemAmbiente. Ha attraversato i suoi momenti bui, ha saputo risollevarsi, e ha imparato per tempo la lezione: i soldi servono, ma l'intelligenza di più. Ha un budget attorno ai 190 mila euro - neppure paragonabile a quelli dei tre festival aggiogati al carro del Museo del Cinema - ma l'intuito e la visione non si comprano e non sono a budget. L'apertura alle altre arti, le commistioni, la collaborazione con le realtà culturali cittadine, il decentramento, il rapporto con le scuole - e tutte le assortite meraviglie che adesso lorsignori raccontano d'aver concepito nelle loro fervide menti per segnare gloriosamente il "nuovo corso" di certe mastodontiche istituzioni cittadine - sono per Sottodiciotto una realtà assodata, un codice genetico da grande festival. Perché un festival non diventa grande moltiplicando a dismisura i film in programma: è grande se favorisce incontri, stabilisce nessi, crea reti, approfondisce argomenti, coinvolge il pubblico e lo aiuta a capire.
Il segreto è saper scegliere in tempo. Non arrivarci per necessità.

Bonus track: tutte le anticipazioni del Festival

E bon, adesso che mi sono cavato il dente passo a dar conto delle anticipazioni sul Sottodiciotto largite oggi dal direttore e dai suoi giovani pards: a tal fine, riporto l'esauriente comunicazione fornita dal bravo ufficio stampa, oltre a ricordarvi l'ampio programma dedicato alle scuole, che comincia già il 1° marzo.
Manifesto della diciannovesima edizione di Sottodiciotto
Come suolsi dire, ricevo e volentieri pubblico:

►Per l’edizione 2018 del Festival dedicato ai più giovani, un cartellone di anteprime, inediti, film d’animazione, programmi speciali, focus di approfondimento, eventi live in cui si intersecano cinema, musica, grafica, fotografia, danza…

► “Conversazioni animate – Bozzetto & Bronzit”: un’occasione unica per assistere a un incontro dal vivo tra due grandi maestri dell’animazione internazionale, che si confrontano sul rispettivo lavoro e condividono con il pubblico curiosità e segreti del “mestiere”

►HIP HOP DROPS: proiezioni, performance dal vivo, dj set, mostre, incontri per esplorare a tutto tondo il fenomeno contemporaneo che dagli anni Settanta in poi ha influenzato, e continua a influenzare, i giovani in ogni angolo del Pianeta

► “Martha Cooper: On the Street”, la più ampia mostra mai dedicata in Italia alla storica fotografa del movimento hip hop, la “Kodak Girl” che negli anni Settanta ha immortalato i graffiti dei primi writer a New York e da allora non ha mai smesso di documentare la street art in ogni parte del mondo

►Una rassegna di film per ripercorrere la storia dell’hip hop sul grande schermo: dai grandi classici come Wild Style e Beat Street ai cult degli anni Novanta e del nuovo Millennio come 8 Mile, Do the Right Thing e La Haine, che apre il Festival

►Spazio ai Manetti Bros: il Festival rende omaggio ai due fratelli registi che nel loro lavoro hanno sempre riservato un posto d’onore alla musica in generale e nei loro primi film, "Torino Boys" e "Zora la vampira", all’hip hop in particolare

►Negli eventi dal vivo e negli incontri di Wikicampus, le lezioni “aperte” a tutti organizzate dal Festival con il DAMS di Torino, la 

parola alla cultura hip hop di ieri e di oggi: sul palco o in cattedra, Danno, Ensi, Willie Peyote, Rancore, Dj Mastafive, Dutch Nazari, Double S e altri

►A chiusura di Festival, "Jeanette, L’Enfance de Jeanne D’Arc": in anteprima nazionale, il musical techno-pop, rock e metal di Bruno Dumont sulla santa guerriera bambina e adolescente che finisce dove tutti gli altri film dedicati a Giovanna D’Arco cominciano

Sottodiciotto Film Festival & Campus, organizzato da Aiace Torino e da Città di Torino (Direzione Cultura Educazione e Gioventù e ITER - Istituzione Torinese per un’Educazione Responsabile), giunge alla 19a edizione, che si svolgerà a Torino dal 16 al 23 marzo.
Dedicato espressamente ai più giovani, ma rivolto, in una prospettiva di dialogo intergenerazionale, agli spettatori di ogni età, il Festival diretto da Steve Della Casa prosegue lungo il percorso intrapreso nelle più recenti edizioni, caratterizzate da progressivi ampliamenti strutturali e di contenuti. L’estensione del pubblico di riferimento, che da due anni ingloba, oltre alle tradizionali fasce anagrafiche dell’istruzione primaria e secondaria, anche gli studenti delle Università, si rispecchia in una molteplicità di proposte differenziate per temi ed età. Anche l’edizione 2018, infatti, si declina – attraverso anteprime, titoli inediti, film d’animazione per piccoli e grandi, programmi speciali, focus di approfondimento, eventi live – sul cinema “giovane”, di oggi come di ieri, e sulle sue connessioni e contaminazioni con altri linguaggi, diventate nel tempo sempre più profonde e vitali. Musica, danza, grafica, fotografia, video si intersecano quindi con le proiezioni in sala in un cartellone estremamente variegato e in una panoramica della cultura giovanile attenta ai cambiamenti e alle ibridazioni che l’era digitale e la diffusione dei new media hanno indotto nelle potenzialità espressive, nelle modalità di produzione e fruizione sia del cinema, sia di altre forme artistiche, da parte delle nuove generazioni.

Realizzato con il contributo di Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Lux Film Prize, Parlamento europeo - Ufficio informazione di Milano e con il sostegno del Mibact - Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Festival si avvale della collaborazione di un grande numero di partner, quest’anno più che mai ampio in virtù della grande varietà del cartellone, segno della costante ricerca di sinergie con enti e istituzioni locali e nazionali perseguita dalla manifestazione.

Le proiezioni e gli eventi del Festival saranno anche quest’anno diffusi in più sedi e ospitati in una pluralità di sale cinematografiche (principalmente il Cinema Massimo) e di luoghi di spettacolo e cultura cittadini.

ANIMAZIONE ►Molto ampia, come tradizione del Festival, la sezione riservata all’animazione, curata da Eugenia Gaglianone e Andrea Pagliardi, che contempla proiezioni adatte al pubblico più giovane e agli appassionati di ogni età, proponendo anteprime, film inediti, nuovi episodi e avventure dei personaggi più amati da spettatori grandi e piccoli. Tra gli appuntamenti di rilievo, “Conversazioni animate – Bozzetto & Bronzit” rappresenta un’occasione unica per assistere a un confronto dal vivo tra due grandi maestri dell’animazione internazionale, che ben conoscono le rispettive opere. I due autori sono infatti legati da una lunga amicizia, nata dall’ammirazione profonda che il più giovane regista pietroburghese, classe 1965, nutre per il collega milanese e per i suoi film, approdati con grande successo in URSS negli anni Ottanta. Dopo la visione folgorante di Una vita in scatola, Konstantin Bronzit ha sempre inserito Bruno Bozzetto nel novero dei suoi riconosciuti maestri; il “papà” del signor Rossi, dal canto suo, ha sempre seguito con attenzione il percorso creativo del suo versatile “allievo”, due volte candidato all’Oscar, nel 2016 proprio con un acclamato cortometraggio che celebra il valore dell’amicizia, "We Can’t Live Without Cosmos". 

"Vip" di Bozzetto compie 50 anni
Riuniti nuovamente dal Festival, i due autori si confronteranno sul loro lavoro a partire da una selezione di tre titoli scelti da ciascuno all’interno della filmografia dell’altro, condividendo con il pubblico segreti e curiosità del “mestiere” e delle loro carriere. L’appuntamento, primo in assoluto nel panorama italiano e internazionale, offrirà lo spunto per esaminare le differenze di tecnica e di scuola, le ragioni di una reciproca stima professionale e le palesi affinità artistiche che intercorrono tra le opere dei due registi: l’essenzialità del tratto, la semplicità e l’immediatezza dello stile unite alla capacità di cogliere nel profondo i paradossi e i sentimenti umani restituendoli con delicata ironia e, quando necessario, con satira pungente.
In parallelo, il Festival festeggerà i cinquant’anni di uno dei film più noti diretti da Bruno Bozzetto, "Vip, mio fratello superuomo", presentato in sala dallo stesso regista.

HIP HOP DROPS ► L’edizione di quest’anno dedica una particolare attenzione al movimento artistico e culturale contemporaneo che forse più di ogni altro ha influenzato, e continua a influenzare a ogni passaggio generazionale, i giovani dagli anni Settanta a oggi. Sempre più diffuse e praticate, le quattro discipline che ne costituiscono l’articolazione storica – il writing, il b-boying o breakdance, il djing e il rap, oggi ufficialmente il genere più ascoltato negli USA – sono una testimonianza della sua vitalità e costituiscono il fil rouge dell’iniziativa proposta dal Festival. Curato dal regista Enrico Bisi, il programma speciale si snoda, infatti, attraverso proiezioni, performance dal vivo, dj set, mostre, incontri, con l’obiettivo di esplorare – senza pretese di esaustività, ma a tutto tondo – il carattere poliedrico, multiforme, onnipervasivo di un movimento capace di espandersi in svariati ambiti, di esercitare un’influenza profonda e persistente nelle arti visive, nella musica, nella danza, nella moda.
La mostra “Martha Cooper: On the Street”. Prologo delle successive iniziative e occasione unica per accostarsi alla visualità hip hop sarà l’esposizione, a partire dal 14 marzo, delle fotografie realizzate da Martha Cooper, ospite del Festival. Articolata in tre sedi, la mostra, la più ampia mai dedicata in Italia alla storica fotografa del movimento, è concepita come un percorso che segue un’evoluzione temporale e artistica. La prima parte, allestita a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia fino all’8 aprile, ospiterà una trentina di scatti in bianco e nero risalenti alla metà degli anni Settanta e agli esordi di carriera dell’autrice, quando, giovane fotoreporter del “New York Post”, raccontava in immagini per il giornale la Grande Mela prima dell’avvento dell’hip hop, concentrandosi sul paesaggio metropolitano e, soprattutto, sui giochi di strada dei giovanissimi. Proprio la celebre foto di He3, il writer quattordicenne grazie al quale Martha Cooper riuscì a introdursi nel mondo allora più che mai chiuso, occulto e clandestino dei graffitisti, costituisce il trait d’union con le due successive parti della mostra, visibili fino al 5 aprile. Ospitata nel Cortile del Rettorato dell’Università di Torino, la seconda sezione presenta circa 60 fotografie scattate tra la fine degli anni Settanta e nel corso degli Ottanta che, partendo dal Bronx incandescente dove writer, rapper, dj e breaker muovono i primi passi nelle rispettive discipline, si addentrano progressivamente nel vivo dell’hip hop. Le immagini si fanno sempre più spettacolari e sorprendenti di pari passo con la fiducia che Martha Cooper riesce a conquistarsi nell’ambiente inizialmente ostile: a poco a poco, infatti, i writer stessi cominciano a chiamare la “Kodak Girl” non appena finito un graffito perché immortali la loro opera prima che venga sovrascritta da qualche rivale o distrutta dai solventi della polizia metropolitana.

La terza sezione, allestita nella Biblioteca del Rettorato, propone circa 160 fotografie e oltre 1000 immagini, per lo più inedite, proiettate su megaschermo, con cui Martha Cooper ha continuato a documentare, dalla fine degli anni Ottanta a tutt’oggi, la street art in svariate parti del mondo. Una specifica sottosezione ospiterà, infine, le foto di due progetti più circoscritti dell’autrice: il primo, intitolato “Soweto/Sobeto”, racconta la vita di strada della grande area urbana di Johannesburg e del piccolo sobborgo di Baltimora, uniti non solo dai nomi assonanti, ma anche dalla difficile realtà sociale; il secondo, “B*Girlz”, è invece interamente dedicato alle gare internazionali di break dance femminile e alle loro giovanissime campionesse provenienti da ogni parte del mondo.
I film. Viaggio lungo la storia e l’evoluzione dell’hip hop, il percorso filmico proposto da Sottodiciotto & Campus rappresenta un’introduzione indispensabile per i Millennial interessati a conoscere le radici del fenomeno e, al contempo, l’opportunità di una rivisitazione storica per i “giovani” di ieri. Mirata a mettere in luce come sia il cinema d’autore, sia quello mainstream abbiano via via incorporato elementi stilistici dall’hip hop e attinto crescenti suggestioni dal movimento, la rassegna presenta una dozzina di titoli, tra documentari e lungometraggi di fiction, realizzati dagli anni Ottanta a oggi.
In concomitanza con l’inaugurazione del Festival (venerdì 16 marzo), aprirà la sezione la versione restaurata in 4k di "La Haine" (1995): cult da vedere e rivedere, citato nei testi di Deda, Marracash, Club Dogo, Frankie Hi-Nrg, Fabri Fibra, Lou X, il lungometraggio è ancora oggi considerato il film hip hop per eccellenza, con un Vincent Cassel in stato di grazia e Mathieu Kassowitz premiato per la miglior regia al Festival di Cannes. 

Sottodiciotto hip hop: "Do the Right Thing" di Spike Lee
In arrivo dalla terra d’origine del movimento, da Oltreoceano, i successivi titoli della sezione. Tra gli altri film di fiction: "Do the Right Thing" (1989), il film-manifesto con cui Spike Lee scandisce le tensioni razziali nella sua Brooklyn sulle note di Fight the Power dei Public Enemy, e "8 Mile" (2002) di Curtis Hanson, la storia romanzata del giovane Eminem ai suoi difficili esordi nel mondo all black dell’hip hop.
I documentari in cartellone raccontano l’hip hop sia ricostruendone la storia generale, sia esplorandone singoli elementi costitutivi. "Scratch" (2001), di Doug Pray, parte dal South Bronx degli anni Settanta e arriva alla San Francisco del Duemila focalizzandosi sul mondo del djing, sui suoi talenti che hanno cambiato il nostro modo di ascoltare e creare musica, sull’evoluzione delle tecniche: dalle pionieristiche manipolazioni dei primi DJ sul vinile, allo scratch, al beat-juggling fino al turntablism. "From Mambo to Hip-Hop: A South Bronx Tale" (2006), mediometraggio diretto da Henry Chalfant (il regista e fotografo collega di Martha Cooper), esplora l’altra faccia del quartiere newyorchese storicamente più problematico, concentrandosi sulle sue potenti sub-culture in grado di dare vita dal secondo dopoguerra agli anni Settanta – soprattutto durante passaggi epocali e periodi di grande crisi – a fondamentali rivoluzioni musicali. Serie documentaria inedita in Italia, "The Rise of Graffiti Writing – From New York To Europe" (2017) ripercorre in dieci episodi la storia del graffitismo, dalla nascita nella New York degli anni Settanta alla progressiva espansione, dal 1983 in poi, ad Amsterdam, Parigi, Londra e, a seguire, in tutto il Vecchio Continente. "Planet B-Boy" (2007), di Benson Lee, è un lungometraggio che si immerge nell’arte della breakdance, nella sua evoluzione da pratica di strada a forma artistica riconosciuta, soffermandosi soprattutto sulla Battle of the Year, la massima gara internazionale di b-boying in cui si sfidano giovanissimi provenienti da tutto il mondo.
In cartellone anche diversi film che risalgono agli albori dell’hip hop e documentano il fenomeno pressoché in presa diretta. Sinfonia di forme e colori accompagnata dalle note di Charles Mingus e Aretha Franklin, "Stations of the Elevated" (1981), di Manfred Kirchheimer, proiettato in versione restaurata in 4k, dedicato alle opere dei primi writer apparse a New York alla fine degli anni Settanta e allora considerate pure espressioni di vandalismo da eliminare prima possibile, è la documentazione unica di un effimero paesaggio urbano di cui oggi non resta altra traccia. Anche "Style Wars" (1983), documentario di Tony Silver prodotto da Henry Chalfant, è un viaggio nella cultura hip hop degli anni Settanta e dei primi Ottanta che si sofferma soprattutto sul writing, sui suoi pionieri (Kase2, Skeme, Dondi, Seen, Shy…) e sulla guerra all’ultima tag combattuta nella New York dell’epoca tra gli artisti di strada da una parte e il Dipartimento di polizia metropolitana e l’allora sindaco Ed Koch dall’altra.
Non potevano mancare, in cartellone, i due cult del movimento, quasi coevi. Girato nel 1983 nella New York culla del fenomeno, "Wild Style", di Charlie Ahearn, è a tutt’oggi considerato il classico dell’hip hop, reso celebre dai suoi protagonisti, dalle foto di scena scattate da Martha Cooper e dalla colonna sonora destinata a diventare un punto di riferimento per l’underground statunitense. Altrettanto, "Beat Street" (1984), atipico musical di Stan Lathan prodotto da Harry Belafonte, è considerato il film che, attraverso le vicende dei suoi giovani protagonisti writer, dj e breaker newyorchesi, ha permesso a un’intera generazione di giovani europei di scoprire il nuovo movimento d’Oltreoceano.
La musica e gli eventi live. Ai film si affiancano in cartellone performance dal vivo e dj set che costituiscono l’indispensabile colonna sonora del programma speciale. Il parallelo cartellone musicale si aprirà, nella serata inaugurale del 16 marzo, con “Welcome 2 the Jungle”, la trasmissione radio di hip hop che ha la peculiarità di andare in onda da un locale aperto al pubblico e che per l’occasione lascerà la sua tradizionale casa romana per una diretta da Torino, nella sede di Mondo Musica, sulle frequenze di Radio Banda Larga. Curato dal rapper Danno (dei Colle Der Fomento), icona della scena hip hop nostrana sin dagli anni Novanta, e da Ceffo (del collettivo Broken Speakers), il programma avrà come special guest Dj Double S (dj ufficiale di Fabri Fibra) e, con il coinvolgimento del pubblico, si focalizzerà, tra chiacchiere e musica, sullo specifico programma del Festival e sul rapporto tra cinema e hip hop.
Per raccontare la rivoluzione espressiva, musicale ed estetica che portò, invece, il movimento hip hop a conquistare una posizione di primo piano nella cultura popolare statunitense, lo scrittore e giornalista U.Net, con la collaborazione di DJ Stile ai piatti, proporrà la performance “Louder Than a Bomb Live Set”: un esperimento musicale-letterario, un mix tra una lezione di storia e una rappresentazione teatrale, dove le parole si alterneranno alla musica per raccontare la complessità dell’esperienza nera nell’America degli anni Ottanta.
Tra gli appuntamenti live più spettacolari spicca poi in cartellone "Sottodiciotto & Campus Special Street Dance Show Battle”. Ideato appositamente per il Festival dalla pluripremiata crew di street dancer Double Struggle, l’evento vedrà giovani ballerini, tra i più promettenti del panorama nazionale, sfidarsi in un battle dimostrativo nella neonata sede torinese dell’Universal Hip Hop Museum, presso il centro associativo L’Arteficio. I partecipanti si esibiranno in freestyle, su tracce selezionate al momento dal dj che condurrà la serata, facendo sfoggio della loro abilità nei diversi stili: breaking, popping, hip hop dance e house. La gara si concluderà con un party, cui parteciperanno i ballerini e il pubblico del Festival.
Sarà in musica anche l’ultimo appuntamento del cartellone, che nella serata finale (23 marzo) proporrà un altro evento unico, concepito e realizzato appositamente per il Festival: una festa jam che vedrà ai piatti Dj Mastafive e Dj Double S e ai microfoni Ensi, Rancore e Dutch Nazari.

L’OMAGGIO AI MANETTI BROS. Sottodiciotto & Campus dedica uno spazio specifico – a cura di Enrico Bisi e Caterina Taricano – ai due autori italiani che nel loro lavoro hanno sempre riservato un’assidua attenzione alla musica: “una delle nostre più grandi passioni – come essi stessi dichiarano – ma anche uno dei più importanti linguaggi a disposizione di un regista per realizzare un film”. A Marco e Antonio Manetti, ospiti a Torino il 17 e 18 marzo, il Festival renderà omaggio con una selezione di cinque titoli della loro produzione più e meno recente, tra cui non mancano i film direttamente legati al programma speciale “Hip Hop Drops”. Fin dagli esordi della loro carriera, infatti, i fratelli Manetti hanno sviluppato un interesse particolare per il fenomeno e i loro primi due lungometraggi sono un esplicito omaggio alla scena rap italiana degli anni Novanta. Il cartellone ripropone quindi "Torino Boys" (1997), la cui colonna sonora è diventata un cult per gli amanti del genere, e "Zora la vampira" (2000), ambientato nel microcosmo hip hop di un centro sociale romano, in cui troviamo l’allora poco più che esordiente Micaela Ramazzotti, affiancata da uno straordinario Toni Bertorelli nella parte di un Dracula del nuovo millennio e da un inedito Carlo Verdone. Accanto al film più recente dei due fratelli, il musical in salsa partenopea-camorristica "Ammore e malavita", record di candidature per i prossimi Premi David di Donatello, l’omaggio ripropone un’altra coppia di titoli, il noir "Piano 17" (2005) e il fantascientifico "L’arrivo di Wang" (2011), che attestano la grande agilità dei Manetti nel passare da un genere all’altro, senza rinunciare, anche nelle produzioni a basso budget, all’idea di un cinema ricco di invenzioni visive.
In parallelo, il Festival presenterà in sala una selezione di videoclip realizzati dai due fratelli dagli inizi della loro carriera a oggi per svariati gruppi e autori, dai Flaminio Maphia agli Assalti Frontali, da Joe Cassano a Piotta, da Max Pezzali a Syria. Un’ulteriore selezione di videoclip realizzati per esponenti di punta della scena rap italiana sarà proposta nel corso di una serata speciale (sabato 17 marzo), in cui i Manetti saranno ospiti d’onore del nuovo Universal Hip Hop Museum.

WIKICAMPUS ► In linea con l’ampio programma speciale, si declinano sul tema dell’hip hop anche gli ormai consueti appuntamenti di Wikicampus, le “lezioni” aperte a tutti, curate da Matteo Pollone, organizzate da Sottodiciotto Film Festival & Campus in partnership con il Corso di Laurea in DAMS dell’Università degli Studi di Torino e in collaborazione con Il Circolo dei lettori e la Galleria d'arte Little Nemo. La serie di incontri affronterà e approfondirà diversi aspetti del fenomeno culturale che negli ultimi quarant’anni è stato in grado di influenzare e contaminare profondamente le arti visive, la musica, il ballo e la moda, lasciando la parola sia a chi rappresenta e fa parte dell’odierna cultura hip hop, sia a chi studia e racconta il movimento attraverso differenti media. Una particolare attenzione sarà dedicata allo sviluppo dell’hip hop nel nostro Paese, che fino dalla nascita ha mostrato peculiarità e caratteristiche uniche ed esclusive.
L’importanza e le difficoltà di restituire al pubblico, tramite il documentario, la complessità della cultura hip hop saranno al centro di un dibattito, moderato da Paolo Manera, direttore di Film Commission Torino Piemonte, tra i registi Enrico Bisi, Danno, Omar Rashid e Lidia Ravviso. Le diverse prospettive con cui, nel tempo, il fenomeno è stato raccontato negli Stati Uniti e in Italia saranno di spunto per un incontro, moderato dalla giornalista Marta “Blumi” Tripodi, con gli autori delle più recenti pubblicazioni dedicate all’hip hop: Andrea Di Quarto, Giuseppe Pipitone aka U.Net e Paola Zukar. All’influenza cruciale dell’hip hop sul costume, lo stile di vita e di abbigliamento contemporanei sarà dedicato il successivo appuntamento, introdotto da Giulia Carluccio, presidente di AIACE Torino e del corso di laurea in DAMS dell’Università degli Studi di Torino, con Silvia Vacirca, docente dell’inaugurando corso di “Forme e linguaggi della moda” all’Università di Torino. Sui rapporti tra fumetto e hip hop interverrà invece Luca Enoch, inventore, nel 1992, del personaggio della writer Sprayliz per la rivista “Intrepido” (in questi giorni riproposto in edicola dall’Editoriale Cosmo). Alla scrittura del rap – uno degli elementi fondamentali per giudicare la bravura di un rapper – sarà dedicato, infine, l’incontro, condotto dal regista e curatore della sezione Hip Hop Drops del Festival Enrico Bisi, con quattro maestri che hanno fatto della qualità dei testi un proprio punto di forza: Ensi, Willie Peyote, Rancore e Dutch Nazari.

"Jeannette", il musical sull'infanzia di Giovanna D'Arco in anteprima italiana
IL FILM DI CHIUSURA ► Eterogenea per generi, temi e ambientazioni, curata da Caterina Taricano, la sezione del Festival dedicata alle anteprime e ai titoli inediti in Italia che hanno bambini e ragazzi come protagonisti o come pubblico di riferimento concluderà la 19a edizione di Sottodiciotto & Campus con il nuovo film di Bruno Dumont, "Jeanette, L’Enfance de Jeanne D’Arc". Proposto dal Festival in collaborazione con la casa di distribuzione Movies Inspired, il lungometraggio segna un’incursione del versatile regista francese nel territorio finora mai frequentato del film musicale. Presentato alla Quinzaine des réalisateurs dell’ultimo Festival di Cannes, ispirato alle opere dedicate a Giovanna D’Arco dal poeta e drammaturgo Charles Péguy, il film rivisita il mito francese per eccellenza partendo dalle origini e scandendo l’infanzia e l’adolescenza della santa guerriera sull’eclettica colonna sonora (technopop, rock, metal, sinfonica) firmata da Igorrr. Sulle musiche originali del compositore francese, Dumont innesta l’audace esperimento della presa diretta anche dei brani cantati, interpretati sul set (e non in playback) dagli attori non professionisti. Film che finisce dove tutti gli altri dedicati alla Pulzella d’Orléans cominciano, Jeanette dispiega sul grande schermo in una forma del tutto inedita la forza del personaggio eroico, trasposto nella pastorella sensibile alle sofferenze del suo popolo, che già a otto anni sogna un condottiero capace di scacciare gli inglesi dalla Francia e in cui si accende progressivamente la vocazione spirituale e guerriera.

L’immagine-guida di Sottodiciotto Film Festival & Campus 2018 è stata realizzata dal designer milanese Luca Barcellona. Già noto come writer, è oggi un calligrafo di fama internazionale; le sue opere di lettering sono richieste da numerosi brand (Carhartt, Nike, Mondadori, Zoo York, Dolce&Gabbana, Sony BMG, Seat, Volvo, Universal, Eni) ed esposte in numerose mostre personali e collettive. È autore di svariate pubblicazioni, tra cui il libro monografico Take Your Pleasure Seriously.

INGRESSI ► Le proiezioni e gli appuntamenti del Festival sono a ingresso gratuito.

INFO ► www.sottodiciottofilmfestival.it; info@sottodiciottofilmfestival.it; tel. 011 538962, 011 5067525 Sottodiciotto Film Festival & Campus c/o Aiace Torino, Galleria Subalpina 30, 10123 Torino


Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la