Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro |
L'articolo comincia così:
Arieccolo. Puntuale come le bollette, Fabrizio Ricca dal nuovo scranno d'assessore regionale è tornato alla carica con la pretesa di cacciare Lagioia per la storiaccia dell'editore "fascista" Altaforte escluso dal Salone del Libro. E altrettanto puntualmente, nel giro di ventiquattr'ore è arrivato il dietro front dello stesso Ricca, che, a seguito di adeguata riflessione, sostiene di essere stato frainteso, povera stella: in realtà, dice, lui non vuole cacciare nessuno - in contraddizione con se stesso, dunque, perché la cacciata di Lagioia è esattamente ciò che il Ricca consigliere comunale pretendeva già quattro mesi fa - epperò nessuna carica è eterna (difatti il contratto di Lagioia scade nel 2021, e grazie, non era necessario che ce lo ricordasse Ricca) e comunque lui, Ricca vorrebbe "dialogare" - non si sa a quale titolo - con quelli del Salone per ottenere una maggiore apertura alla "cultura della destra". E qui non è chiaro a chi Ricca si riferisca. Gli intellettuali di destra sono da sempre presenti al Salone come qualsiasi altro intellettuale. A meno che il prode Fabrizio non includa fra gli intellettuali di destra anche i nazisti dell'Illinois e i capi ultrà della Lazio, categorie in effetti finora piuttosto discriminate.
E si chiude così:
Guardate: io lo capisco, il prode Ricca. E' un ragazzo volonteroso e scalpita per darsi da fare. Ma tra le sue molte deleghe non rientrano né la cultura, né il commercio, né il turismo, e neppure le attività produttive. Gli resta tuttavia un'amplissima scelta di settori interessanti - dalla cooperazione internazionale allo sport, dalla sicurezza alle politiche giovanili - e non gli mancherà certo l'agio per esprimervi le proprie potenzialità. Cooperi coi calmucchi, si faccia una corsetta al Valentino, arresti qualche spaccino molesto, giochi a playstation: e lasci in pace un'azienda, il Salone, che finalmente pare funzioni. Ormai ne sono rimaste così poche, a Torino: Ricca abbia pietà di noi.
Tutte le robe in mezzo, le argomentazioni de facto e de iure, le obiezioni puntuali e le notazioni spicciole d'economia le potete leggere - sempre che ve ne freghi qualcosa - sul Corriere di oggi, oppure a questo link.
E adesso direi anche basta, con 'sta storia dell'Altaforte. Parliamo d'altro, e smettiamola di renderci ridicoli agli occhi del mondo, ok?
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