Comitato d'accoglienza: il Sndaco Novelli, l'ex preidente del Museo Toffetti e il neodirettore De Gaetano hanno ricevuto la vedova e le figlie di Scola |
Ieri, apposta per partecipare all'inaugurazione, da Roma sono arrivate la vedova Scola e le due figlie. Le ha accolte l'ex presidente Sergio Toffetti che ha saputo assicurare al Museo un'acquisizione così importante. E naturalmente il neodirettore Mimmo De Gaetano, che volevo pure vedere che non c'era.
Brillava invece per la sua assenza il nuovo Magic Duo "culturale" Leon-Poggio. Cosa davvero insolita per la Leon, che in genere non si perde un'occasione per pavoneggiarsi, molto meno per la Poggio che - ha già spiegato il Capo Cirio - non ambisce a essere un'assidua di "inaugurazioni e salotti".
Purtroppo stavolta non si trattava di sprecare un'oretta in compagnia di debosciati decadenti perdigiorno; bensì, semplicemente, di dare una elementare prova di buon educazione.
Dico buona educazione, neanche cortesia. Secondo Montesquieu, infatti, "la cortesia adula i vizi altrui, la buona educazione ci trattiene da mettere in mostra i vizi nostri". Ad esempio, è cortesia sdilinquirsi in mille salamelecchi se qualcuno ci fa un regalo; ma è buona educazione almeno ringraziare. Perché un grazie traccia la sottile linea rossa che distingue la gente che sa stare al mondo dai pitecantropi.
Ora, nel caso specifico, la presenza degli assessori per dire pubblicamente grazie poteva essere un atto di cortesia, ammesso e non concesso che la presenza di un assessore possa adulare il vizio della vanità di chicchessìa. Ma porsi il problema, e mandare qualcuno - un assessore qualsiasi, un supplente, un funzionario, foss'anche un usciere - per manifestare un pur minimo segno di gratitudine delle pubbliche amministrazioni alle generose signore Scola, beh, non è manco cortesia: è banale, basica buona educazione, quella che ci trattiene dal mettere in mostra un'anima cafona.
Una così proterva prova di maleducazione in una città che un tempo poteva essere sì falsa, ma perlomeno era cortese, mi ha stupito; tant'è che mi sono premurato di chiedere ai responsabili del Museo se le avessero invitate, le due latitanti. Mi è stato spiegato che sì, l'invito c'è stato, purtroppo per una disgraziata sequenza di contrattempi è partito tardi, "appena la settimana scorsa".
E' sempre un bel gesto ingegnarsi di scagionare i propri finanziatori: peccato che così non si scagioni nessuno. In effetti anche a me l'invito è arrivato all'ultimo: ma, poiché il mio lavoro è, tra l'altro, occuparmi delle storie del Museo del Cinema, ho trovato il modo di esserci. Si vede gli assessori alla Cultura, qui da noi, fanno un mestiere che non ha nulla da spartire con il Museo del Cinema. Né con la buona educazione.
Certo: il cervello degli assessori è occupato da tali e tanti importanti problemi che non sempre possono dedicarsi a ogni sciocchezza; ma santissimiddio, consacrare alla questione un nanosecondo della propria possente attività cerebrale, il minimo necessario per trovare un sostituto, un rappresentante, un accidente di portaborse che faccia atto di presenza... Bah, forse chiedo troppo.
L'importanza del Marengo doc
Purtroppo ignoro quali alti doveri del ruolo abbiano trattenuto altrove la Leon. In compenso è l'ufficio stampa della giunta regionale a informarci che ieri, lunedì 14, alla stessa ora, le 18, fissata per l'inaugurazione alla Mole con la famiglia Scola, l'assessore Poggio si trovava, in compagnia dell'assessore Protopapa, alla Camera di Commercio di Alessandria (combinazione!) per partecipare nientemeno che alla premiazione del 45° concorso enologico provinciale Marengo Doc.E allora mi levo il cappello: ubi maior, minor cessat. E' lampante che il concorso enologico provinciale Marengo Doc rappresenta, per il Piemonte tutto, un'eccellenza infinitamente maggiore, sotto qualsiasi punto di vista, del Museo Nazionale del Cinema, e dell'omaggio a un regista che alla fin fine chissà mai quali cinepanettoni avrà poi diretto per tirarsela tanto.
Ne prendo umilmente atto: mi permetto solo di osservare sommessamente che ben due-assessori-due per il premio provinciale Marengo dc, e neppure uno straccio di sottopancia per Ettore Scola e il Museo del Cinema può sembrare una valutazione non dico sbagliata - mai mi permetterei! - ma insomma, un po' sbilanciata sul pur fondamentale Marengo doc. Ma solo un pochino, neh, appena appena...
Ma il Sindaco c'era
P.S. Devo però precisare che in realtà all'incontro con la famiglia Scola almeno la giunta comunale torinese era rappresentata: e al massimo livello, dal Sindaco in persona. S'intende, la giunta di quarant'anni fa.A salutare le vecchie amiche Scola è infatti arrivato Diego Novelli, che a 88 anni mi sembra in buona forma e molto più lucido e acuto di certi suoi più giovani successori. Novelli era legato a Scola da un antico sodalizio cominciato quando il futuro Sindaco collaborò alla sceneggiatura di quel capolavoro che è e resta "Trevico-Torino". Oh già. Perché una volta i Sindaci a Torino già prima di diventare Sindaci facevano cose importanti, tipo scrivere una sceneggiatura per Scola. E anche quando diventavano Sindaci (sempre con la esse maiuscola) non scordavano mai la buona educazione.
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