Passa ai contenuti principali

VITTORIA, L'ASSESSORE VOLANTE. IN APPENDICE: IL RITORNO DEL GRINCH

Missing in action. Chiunque può fornire informazioni per ritrovare questa persona è pregato di telefonare a "Chi l'ha visto?"
Sono un po' preoccupato. Finché sono io a domandarmi dove sia e che cosa faccia Vittoria Poggio, l'assessore alla Cultura più invisibile ed elusivo che mai abbia incontrato, beh, sono soltanto paturnie mie, che sono troppo apprensivo: e finché  i familiari non si rivolgono a "Chi l'ha visto?", non ci sono reali motivi di allarme. Diciamo che la mia inquietudine è un po' accresciuta dal fatto che il volto della Balda Alessandrina non s'è visto molto neppure negli uffici degli assessorati di sua competenza; e i dipendenti cominciano a domandarsi che faccia abbia, e se non le sarà successo qualcosa.

Una settimana intensa

Per fortuna esiste Facebook. La pagina ufficiale dell'assessore ci rassicura: l'assessore non soltanto c'è e sta bene, e lotta insieme a loro. Laddove con loro si intendono principalmente i suoi concittadini d'Alessandria, come si evince da un breve diario dell'ultima settimana poggense. 
Venerdì 11 ottobre Vittoria è a casa sua, nella ridente Alessandria, e partecipa a un sopralluogo al Teatro Comunale, chiuso da tempo immemorabile (e qui mi permetto di ricordare sommessamente all'assessore che, se ha a cuore la sorte delle strutture chiuse da tempo, qui a Torino, non per vantarci, ma abbiamo un Museo Regionale di Scienze che ha gloriosamente compiuto lo scorso 3 agosto i sei anni di chiusura... No, giusto per informarla, casomai le fosse sfuggito). 
Il 13 ottobre la Vittoria alata è di nuovo (o ancora?) ad Alessandria a inaugurare una fondamentale festa di quartiere.
Il 14 ottobre è una giornata campale. Fb ci informa che alle 10,18 l'assessore è a Biella con il sindaco, ma alle 13,22 è già arrivata al Santuario di Oropa "al lavoro per conoscere, promuovere, programmare, realizzare". Paga di quanto realizzato, alle 18,38 risulta di nuovo al Municipio di Biella, stavolta per un incontro con i sindaci della zona: ma forse lo storico evdento si è svolto nella mattinata, dato che alle 18,47 l'ubiqua Poggio dichiara di trovarsi ad Alessandria, alla consegna dei premi del prestigioso concorso enologico provinciale Marenco doc. Segnalo en passant che nello stesso momento, al Museo del Cinema di Torino, nessuno rappresenta la Regione nell'incontro con i familiari di Ettore Scola, che hanno imprudentemente affidato al Museo la custodia dell'importante archivio privato del grande regista scomparso.
Stanca ma contenta, l'assessore si concede qualche breve ora di sonno. Ma l'indomani mattina, visto che per insolita casualità si trova ad Alessandria, ne approfitta per partecipare "con orgoglio" a "un momento importante per la comunità alessandrina", ovvero l'intitolazione di un piazzale "al Tenente Generale della Pubblica Sicurezza Francesco Montalbano, pluridecorato di guerra e primo Comandante della Scuola allievi agenti Polizia di Stato Alessandria".
Il 15 e il 16 ottobre riposo: Facebook, almeno, non segnala attività. Presumo che martedì 15 Vitty partecipi al Consiglio regionale; ma non riesco a immaginare dove si sia cacciata mercoledì 16. Quel giorno si tiene a Torino, al Circolo dei Lettori, la presentazione del Magico Paese di Natale, che risulta essere il più grande Villaggio natalizio d'Italia (la storia la potete leggere qui sotto in appendice) e si tiene a Govone, ridente cittadina del Roero, e dunque provincia di Cuneo: e io mi aspetto che la Poggio partecipi alla presentazione, trattandosi di evento che interessa sia il turismo, sia il commercio, e soprattutto il Cuneese. Tra l'altro, se l'assessore si trovasse nel suo naturale luogo di lavoro, ovvero in assessorato o in giunta o in consiglio regionale, basterebbe una passeggiatina rilassante per raggiungere il Circolo. E invece niente. Non compare nemmeno lì: a rappresentare la Regione ci va Carosso, non la Poggio. Assenza davvero strana, questa, trattandosi di avvenimento non torinese: a meno che il forfait di Vittoria non sia una silente e raffinata rappresaglia ai danni di quelle manifestazioni che, pur svolgendosi in provincia, cedono al fascino perverso della Torinocentricità e organizzano una presentazione nella peccaminosa capitale.
Quel mercoledì la Volante  ha soltanto il tempo per ricordare al popolo, a mezzo Fb, che lei sabato 19 sarà a Roma per la manifestazione della Lega: nel post ribadisce che il Piemonte ci sarà, purtroppo con qualche intoppo logistico perché sono esauriti i posti in treno. Vitty però ci vede lungo, e si porta avanti: oggi, venerdì 18, è già a Roma, così si assicura i posti migliori. E intanto fa un salto alla Confcommercio romana e dice la sua alla "giornata di confronto sulla disciplina del commercio in particolari aree di pregio, ragionando di rapporto tra commercio, città e valorizzazione del patrimonio culturale".

Un po' d'attenzione, please...

Seriamente: io capisco tutto, capisco l'inesperienza, capisco la cautela, capisco pure che la patria natia è sempre la patria natia, tanto più se la patria natia è pure il collegio elettorale. Né voglio giocare al "vuoi più bene a mamma o a papà?". Ma insomma: Torino non è tutto il Piemonte, ma nemmeno Alessandria lo è, e i residenti della città metropolitana di Torino sono due milioni e trecentomila, la metà dell'intera regione, e quelli della provincia di Alessandria sono poco più di 400 mila, la metà della sola Torino, e anche i torinesi pagano le tasse - diobono, se ne pagano - esattamente come quelli di Casale, di Ovada e di Serravalle Scrivia. Non pretendo una Regione Torinocentrica, ma per la miseria, se trovi il tempo per andare alla festa del quartiere Cristo, in nome del medesimo Cristo cerca almeno di fingere un minimo di interesse anche per le tante aspettative che abbiamo a Torino. Non ti chiedo di onorare con la tua augusta presenza le feste di quartiere di Vanchiglia, ma perlomeno un salto al Museo del Cinema ce lo vorrai concedere? Se poi proprio non ti viene, neanche sforzandoti, beh, non facciamone un dramma: vai a fare l'assessore provinciale ad Alessandria, e amici come prima.

Bonus track: il racconto d'appendice

Come promesso, ripubblico qui l'articolo, uscito qualche giorno fa sul Corriere, che ripropone un personaggio ben noto e caro ai lettori del blog. Il raccontino si potrebbe intitolare "Il ritorno del Grinch".

Cornuti e mazziati: è la solita morale della piccola fiaba natalizia che voglio raccontarvi adesso, mentre l'assessore Sacco ci annuncia che pure quest'anno le festività a Torino saranno rallegrate dal pittoresco accampamento circasso delle baracchette in piazza Castello.
La fiaba comincia come ogni fiaba: c'era una volta, era il 2016, un gruppo di imprenditori privati che, con soldi propri e senza chiedere un centesimo al Comune, s'inventa il "Sogno di Natale", un grande villaggio con Santa Claus e gli elfi e le renne e la fabbrica dei balocchi e i mercatini e tutto il resto dell'armamentario, per rallegrare grandi e piccini e - business is business - trarne un onesto guadagno.
Però a Torino c'è un Grinch, che s'annida in una caverna del Municipio ed è molto arrabbiato: teme che il Sogno di Natale faccia ombra al Natale coi fiocchi inventato da Fassino e quell'anno gestito per la prima volta da Chiarabella & Co. Quindi per il Villaggio sono guai, pastoie burocratiche, ispezioni dei vigili, ritardi a non finire. Eppure, ospitato dall'Esercito in piazza d'Armi, il Sogno alla fine si fa ed è pure un successone da duecentomila presenze. Intanto il Natale coi fiocchi comunale sprofonda nel ridicolo e nell'improvvisazione. Pensate un po' quanto s'infuria il Grinch. Per la rabbia, è ancor più verde del solito.
Quelli del Sogno capiscono che a Torino non è aria, e il Natale successivo emigrano alla Reggia di Venaria. Anche lì funziona, i visitatori non mancano, ma la maledizione del Grinch non perdona: l'amministrazione pentastellata di Venaria sospetta l'abuso edilizio e manda i vigili a indagare, viene fuori un contenzioso che si trascina con tempi biblici, così nel 2018 il Sogno di Natale non si può fare. E alla fine gli organizzatori, stremati, se ne vanno. E dove se ne vanno? Ma a Milano, naturalmente.
Milan l'è an gran Milan. I milanesi accolgono il Sogno di Natale a braccia aperte, lo piazzano in pompa magna all'Ippodromo, e parte il battage pubblicitario: "A Milano il villaggio di Natale più grande d'Italia!" strillano i giornali, le radio, le tv, i siti web. Ma dai? Mica lo sapevamo, noi, di avere il villaggio di Natale più grande d'Italia. Ommimì.
Ma aspettate, adesso viene il bello. Non sapevamo di avere il villaggio di Natale più grande d'Italia. E continuiamo a non saperlo. Perché noi ce l'abbiamo ancora, in Piemonte, il villaggio di Natale più grande d'Italia. Ma a nostra insaputa, e quel che è peggio all'insaputa dei Pisoli che dovrebbero, per mandato istituzionale, promuovere il turismo piemontese.
Signori e signore, e soprattutto assessori, attenzione: colpo di scena! Il villaggio di Natale più grande d'Italia è, e rimane, a Govone, ridente località del Roero. Lì il Magico Paese di Natale si estende per 45 mila metri quadrati; contro i trentamila del Sogno ormai milanese: e ha pure il più grande mercatino natalizio italiano (117 casette, quest'anno) inserito a livello europeo nella Top20 dei Best Destinations Awards. Questo sostengono a Govone, leggermente irritati dalle gradassate milanesi.
Però una domanda sorge spontanea: e farlo sapere in giro, no? Perché la Regione non ha mai pianificato, in Italia e all'estero, una seria campagna pubblicitaria mirata?
La differenza è che i milanesi sono furbi, e noi fessi.
Ora, a me personalmente non frega nulla del Natale: anzi, lo detesto. Ma, accertata la nostra indiscussa capacità repulsiva (nel senso che facciamo scappare chiunque abbia una buona idea), non sarebbe il caso di lavorare un pochetto sull'attratività? Se non sai nemmeno giocarti una carta facile facile come il villaggio di Natale più grande d'Italia, davvero, come pensi di far crescere il turismo in Piemonte? Con la sagra della castagna?

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la