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I CONTI DI C2C E LA TESTA DELL'ASINO: UN POST STREMATO TRA ECONOMIA E NEUROSCIENZE

Club to Club sulla Mole
Odio ottobre. E' il mese che mi fanno più incazzare. Mi fanno in cazzare tutto l'anno, ma in ottobre l'incazzo sale ad altezze siderali. Perché in ottobre si comincia a parlare di View, Movement e Club to Club, ovvero le uniche manifestazioni d'innovazione culturale con risonanza mondiale (ma mondiale sul serio) dell'inverno torinese. E d'estate è peggio, c'è solo il Kappa. Un fatto noto a chiunque, tranne che ai torinesi e soprattutto a chi millanta di amministrarli.

Sapone sprecato

Sono allo stremo. Diceva mia nonna che a lavare la testa agli asini si sprecano il tempo e il sapone, e dopo anni che scrivo lo stesso articolo non ne posso più io, figurarsi chi dovrebbe in teoria leggere. Il guaio è che gli unici che dovrebbero capire non capiscono niente, figurarsi i concetti logici. Perché qui non si tratta di capire o amare questo piuttosto che quell'altro genere artistico: a me, per esempio, non frega niente né del tipo di cinema di cui si occupa View, né del tipo di musica che propongono Club to Club e Movement. Ma qui non si tratta di gusti personali. Si tratta di guardare i numeri, e far funzionare i neuroni. E m'incazzo se chi dovrebbe farlo non lo fa. Non importa se per carenza d'attenzione, o di neuroni.  
E così mi tocca ricominciare ancora una volta. Oggi ho visto uno di Situazione X-Plosiva, l'associazione culturale no-proft che organizza Club to Club; e mi sono fatto dare un po' di cifre, in vista della diciannovesima edizione del "festival globale avant-pop" che si tiene dal 30 ottobre al 3 novembre alle Ogr, al Lingotto, alla Venaria, a Porta Palazzo, all'Ac Hotel e alla Nuvola Lavazza, e un'anteprima a Milano il 24 ottobre.
Eccoli qui, i numeri. Provengono tutti dall'organizzazione, e come tali li riporto. 
Il budget preventivo dell'edizione 2019 è circa un milione e mezzo, di cui circa due terzi arrivano dagli sponsor privati e da biglietteria, bar e altri proventi d'impresa. Il resto (per l'esattezza 391.500 euro) è rappresentato da contributi. 

Chi e quanto: ecco i contributi

Di questi, il più significativo è quello del MiBAC: a Club to Club il Fus quest'anno ha destinato 78.500 euro (erano 75 mila nel 2018), ed è l'unico caso in cui il Fondo per lo spettacolo prevede un sostegno per un festival di musica elettronica.
Le fondazioni bancarie partecipano in maniera mirata: la Fondazione Crt stanzia  24 mila euro (ma l'affitto delle Ogr viene pagato, a tariffa ridotta), in un quadro di una collaborazione continuativa che vede C2C partner delle Ogr fin dall'inaugurazione, con una serie di iniziative nel corso dell'anno.
La Compagnia di San Paolo destina invece 50 mila euro mirati a sostenere la struttura organizzativa di Club to Club, considerata un modello di  "capacity building", costruzione delle capacità: in un ventennio X-Plosiva s'è strutturata e pur restando un'associazione culturale no-profit oggi ha ben quattordici dipendenti a tempo pieno.
Il contributo pubblico più consistente arriva dalla Regione, che sulla base della convenzione triennale stipulata dall'assessore Parigi (vedete che chi vuole ci arriva? Basta un briciolo di buon senso...) stanzia 200 mila euro annui: la convenzione prevede che C2C estenda la sua attività sul resto del Piemonte, e in effetti dopo le prime "delocalizzazioni" alla Reggia di Venaria adesso è nato Club to Club Alps a Bardonecchia. Il problema è che la convenzione scade quest'anno e per rinnovarla sembrerebbe utile incontrare il presidente o l'assessore regionale alla Cultura. E poi spiegargli bene cos'è Club to Club. In bocca al lupo.
Però quelli di C2C sono tenaci: Chiarabella alla fine ce l'hanno fatta, a incontrarla. lei gli ha espresso la propria attenzione e simpatia verso un festival che giudica "fortemente innovativo" e prezioso per il territorio, e ha confermato che il contributo salirà quest'anno da 20 a 30 mila euro. In più, gli lascia proiettare sulla Mole il logo di C2C. Tutto ciò è senz'altro una bella soddisfazione morale, ma sul piano economico non è che si sciali: il Comune tradizionalmente è sempre stato braccino con Club to Club. Ancora nel 2015 Fassino dava meno di 20 mila euro (per la precisione 16 mila) e sembravano pochi, Chiarabella li definiva "un'elemosina" e dichiarava ai giornali che se diventava sindaco lei altro che balle,  per prima cosa chiudeva Torino Jazz e copriva d'oro Club to Club. Difatti nel 2016, al suo primo anno da sindaco, provvide lestamente a gettare le basi di un Torino Jazz più grande e più foraggiato che pria, e a confermare in pratica lo stanziamento di Fassino per C2C: 17.700 euro tutto compreso. Solo l'anno scorso è stata toccata la fatidica meta dei 20 mila euro indicata dalla stessa Appendino come soglia della mendicità, dato che quando correva per la cadrega definiva quella cifra "un'elemosina".
Diciamo che nel suo piccolo persino la povera Camera di Commercio, che non nuota nell'oro epperò contribuisce con 9 mila euro, sembra aver meglio compreso il valore anche economico di manifestazioni come Club to Club. 

Com'è il pubblico di un festival internazionale

Provo a spiegarlo anch'io, per l'ennesima volta, 'sto valore economico. Lo faccio con scopo didattico, a beneficio di lorsignori: quelli nuovi, che magari non sanno, e quelli vecchi, che di sicuro non ci sentono. 
Allora. Nel 2018 C2C ha avuto 60 mila spettatori, fra serate gratuite e a pagamento. Il pubblico pagante, circa la metà, è stato monitorato grazie alla bigliettazione - tutta on line - e risulta che di quei trentamila solo il 30 per cento è residente a Torino o in Piemonte, il 55 viene dal resto d'Italia e il 15 per cento dall'estero. E quando si dice estero si dice tutto l'estero: c'è gente che parte dall'Australia, per Club to Club. 
Ancora più interessante è sapere che, di quel 70 per cento di non piemontesi, il 28 per cento viene a Torino per la prima volta.

Te lo do io il ROI

La ricaduta netta sulle attività commerciali, prodotta dal pubblico dei non residenti è stimata attorno 4,6 milioni di euro. Questo vuol dire che, con un budget di un milione e mezzo, il festival triplica il valore di ogni euro investito. Questo quelli che se la tirano da tecnici lo chiamano ROI (return on investment), ed è proprio quel famoso ROI cui dava tanta importanza la Leon quando le veniva comodo a lei.
Ma allora, se Maiunagioia ci tiene tanto al ROI, l'aiuto subito a far di conto: parliamo di soldi squisitamente pubblici, quelli che le tasse si prendono dalle nostre tasche. Sono 308.500 euro (78.500 del Fus, cioé dello Stato, 200 mila della Regione e 30 mila del Comune), che divisi per i 4,6 milione delle ricadute nette ci dicono che ciascun euro di contributo pubblico ne rende quasi 15 a negozianti, albergatori, taxisti, osti, agenti di viaggio, fornitori di servizi, e in genere al tessuto produttivo piemontese. 
A fronte di questo singolo dato - facilmente comprensibile per chiunque - il solo fatto che si debba bussare alla porta di lorsignori, e aspettare come postulanti di essere ricevuti, e sperare che quando ti ricevono non abbiano la luna di traverso, e fare i salti mortali per convincerli quasi fossero loro che fanno un piacere a te, beh, diciamo che tutto questo non contribuisce ad aumentare la mia fiducia nelle doti cognitive di lorsignori.

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