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LA LEZIONE DI SANDROCCHIA

 

Terzetto di Lovers: Giovanni Minerba fa la carrambata a Sandra Milo, la direttrice Luxuria osserva commossa


Breve, troppo breve. Questo il primo giudizio su Lovers al termine dell'evento d'apertura, la spumeggiante intervista della direttrice Vladimir Luxuria a un'impagabile Sandra Milo, ottantott'anni e non dimostrarli. Sandrocchia per un'ora e passa affascina il pubblico alla Mole con il racconto degli anni ruggenti del cinema italiano, un come eravamo di amori e avventure artistiche, un tableau vivant di registi e attori già consegnati al mito che lei riconduce con affettuosa ironia alla dimensione della domestica intimità. Un capolavoro di storytelling spontaneo che lascia gli astanti senza fiato, tanto da indurre il presidente del Museo, Enzo Ghigo, a proporre seduta stante alla brillantissima vegliarda di tenere al più presto una lectio magistralis per i giovani, studenti di cinema e non solo.
E di lezioni, con la leggerezza di sempre, nel suo narrare Sandra Milo ne sparge a larghe manate: come quando confessa, con nonchalance, di essersi scelta nella vita professionale il ruolo di "oca giuliva" con fredda determinazione, per non spaventare il potere maschile e sfuggire così all'interdetto che in un'Italia ancora patriarcale marchiava (e talora ancora marchia...) le donne giudicate "troppo belle e troppo intelligenti" e dunque fuori dallo scherma e pericolose. She stoops to conquer, ella si umilia per vincere, diceva Oliver Goldsmith. E se la ride, la Sandrocchia, con quella sua inconfondibile risata gorgogliante, quasi a dire "vi ho fregati tutti...".
Poi, nella migliore tradizione dello spettacolo, arriva pure la carrambata, l'incontro a sorpresa della Milo con il padre fondatore del festival, il ritrovato Giovanni Minerba, che suscitò scandali e strali clericali quando nel 1989 lei lo volle ospite della sua trasmissione "L'amore è una cosa meravigliosa" con il suo compagno Ottavio Mai.
A proposito di carrambate: confesso di essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla presenza "live" di Vittoriona Poggio per i saluti istituzionali della Regione; intanto perché Vittoriona di rado si concede in presenza, perlopiù limitandosi a videomessaggi; e ancor più perché ha scelto di manifestarsi in carne e doppiopetto rosa proprio in occasione di Lovers: un taglio netto, seppur prudente, della leghista Poggio rispetto alle storiche prese di posizione di alcuni settori del centrodestra. Magari è frutto delle scontro intestino fra Lega e FdI; o della linea "aperturista" di Cirio, utile anche per tranquillizzare i potenziali elettori moderati di Damilano; ma preferisco pensare che rispecchi il personale sentire di Vittoriona. In ogni caso conta il risultato, ed è un buon risultato, e me ne compiaccio per la civiltà del Paese.
Oggi, domani e domenica Lovers si consuma nelle sale del Massimo, con una bella selezione di film "che cambiano la vita" e un cast di ospiti di prima qualità: stasera Fumettibrutti, domani Federica Sciarelli e Dori Ghezzi, domenica Malika Ayane. Un cartellone notevole, se si pensa che il festival è ai minimi storici del budget: quest'anno il preventivo è attorno ai 250 mila euro.
Ecco cosa intendo, quando lamento la brevità di un Lovers ridotto per il secondo anno consecutivo a un simulacro di tre giorni, quattro contando la serata inaugurale di ieri. E piazzato in un weekend che, per la furia dei vertici di celebrare la ripartenza, si presenta più ingolfato che mai: oltre a Lovers, sono i giorni di Torino Spiritualità, e della fiera d'arte The Phair a ToExpo, e da domani entra in gioco pure il Tjf. Impossibile godersi tutto, tanto più che in giornate come queste uno potrebbe anche optare, e giustamente, per un weekendino al mare... Ma così ha voluto la ragion di Stato, e non stupiamoci se Lovers avrà meno spettatori del solito: è l'autunno la stagione propizia ai festival di cinema, non l'estate a 30 gradi. Semmai dispiace per le occasioni sprecate: un Lovers come quello di quest'anno meriterebbe il pubblico delle grandi occasioni.

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