Il trombonista Gianluca Petrella |
Il Tjf - abbandonati i vagheggiamenti di "festival diffuso" e dei concerti nei club e in periferia - conclude il quinquennio del "nuovo corso" in perfetta armonia con la deprecata formula fassiniana dei grandi concerti: però non gratuiti, non in piazza, e concentrati in tre sedi "teatrali". A fare da contorno, un paio di mostre e una manciata di conferenze.
Sul piano artistico, tanto di cappello: anche quest'anno i direttori Li Calzi e Borotti hanno saputo costruire un cartellone di qualità, adeguato al budget della manifestazione (600 mila euro). Quanto alla risposta del pubblico, sono certo che ci sarà: compatibilmente con le capienze. Nel 2019, l'ultima edizione pre-covid totalizzò in 9 giorni 25 mila spettatori, con vari sold out. E quest'anno i posti disponibili nelle sale saranno ridotti.
Va da sé che continuo a nutrire molte riserve sul Festival, o meglio sulle valenze di cui ha tentato e tuttora tenta di caricarlo la politica. Ma me ne occuperò un altro giorno. Oggi si comincia, e non intendo rovinare la festa a nessuno.
Commenti
Posta un commento