Luigi Fassi |
Quindi il tema dell’edizione di quest’anno: è "Transformative Experience", concetto elaborato dalla filosofa americana Laurie Anne Paul nell’omonimo saggio pubblicato nel 2014 dalla Oxford University Press. Secondo l’autrice - ha spiegato Fassi, presumo l'unico in sala ad aver letto il libro - "un’esperienza trasformativa è capace di modificare radicalmente la persona che la vive, mettendone in crisi le aspettative prefigurate razionalmente e aprendo una prospettiva verso l’ignoto". Tema attualissimo: in effetti, quanto a esperienze trasformative son due anni che non ci facciamo mancare nulla.
Le altre novità saranno presentate a giugno. Fassi ha già anticipato che tra queste vi sarà il ritorno in presenza delle tre sezioni curate di Artissima: Present Future, Back to the Future, e Disegni, che continueranno a vivere anche online con approfondimenti video, immagini, interviste e podcast. I team curatoriali che si occuperanno della selezione dei lavori e degli artisti presentati nelle sezioni curate saranno rinnovati. Tra i nomi già confermati Irina Zucca Alessandrelli (curatrice, Collezione Ramo – Milano), Saim Demircan (curatore indipendente e scrittore, Torino) e Maurin Dietrich (direttrice, Kunstverein München – Monaco).
Tutte le informazioni sono disponibili su www.artissima.art.
Un fil rouge collega nomi e luoghi in apparenza lontani nel segno di Carlo Levi, lo scrittore e pittore torinese di cui si celebrano i 120 anni dalla nascita e al quale la Gam e il Circolo dei Lettori dedicano una mostra e un ampio programma di eventi. Il fil rouge parte da Luigi Fassi, il nuovo direttore di Artissima. L'ultima tappa della sua carriera nel mondo dell'arte contemporanea, prima di tornare a casa nella natìa Torino, è stata la Sardegna, dove per quattro anni ha diretto il Man, il Museo d'Arte della provincia di Nuoro. E per il Man, a chiusura del suo incarico, Fassi ha ideato l'esposizione “Tutto il miele è finito”, inaugurata pochi giorni fa e incentrata sull'intenso rapporto di Carlo Levi con la Sardegna.
La mostra del Man, curata dalla storica dell'arte Giorgina Bertolino, anche lei torinese, approfondisce un aspetto della vita e dell'opera di Levi non secondario per la nostra città, se consideriamo il legame che per quasi due secoli, dal 1720 all'Unità, ha unito i destini dell'Isola a quelli di casa Savoia.
Oltre all'ottima e abbondante scelta di un'ottantina di dipinti, tra i punti di forza dell'esposizione nuorese – disegni, grafica, foto, giornali d'epoca - spicca un nucleo inedito di dieci fotografie di un “album di viaggio” in Sardegna del 1952, forse le uniche scattate personalmente da Levi.
La mostra al Man chiuderà il 19 giugno. Così, trovandomi a cena con Fassi, gli domando se a parer suo sarebbe fattibile, dopo Nuoro, portarla a Torino, almeno in parte. “Le foto inedite darebbero un contributo significativo al progetto che la città dedica a Levi, e si potrebbero esporre al Circolo senza grossi problemi logistici”, aggiungo.
"Credo che sia possibile – mi risponde Fassi – e personalmente ne sarei felice. Ma non dipende da me... Adesso io sono il direttore di Artissima, e di Artissima mi devo occupare”.
“Questo è pacifico – osservo io. - Comunque, se il Circolo e la Gam fossero interessati, tentar non nuoce. Lei la mostra della Gam l'ha vista?”.
“Sì, certo, l'ho visitata quando sono andato a incontrare il direttore Passoni”.
“E alla Gam avrà trovato esposto il dipinto di Levi 'Il letto (A letto)', che però compare anche nel catalogo della mostra del Man”.
“Le rivelo una piccola curiosità. Il quadro appartiene alla Gam, che inizialmente aveva acconsentito a prestarcelo: ma all'ultimo hanno preferito tenerlo, e lo hanno scelto come immagine-guida della mostra torinese...”.
“E a quel punto il vostro catalogo era già stampato. Capisco. Invece su Artissima s'è già fatto qualche idea?”.
“Per ora sto studiando le carte. Il lavoro di chi mi ha preceduto è stato eccellente, ma adesso entriamo in un'altra fase”.
“Già, il dopo-covid. Come pensa di gestirlo?”.
“Artissima deve tornare ad aprirsi al mondo. Riannodare i legami, specie quelli internazionali, che forzatamente in questo periodo si sono allentati. Ricominceremo a viaggiare, per essere presenti sui mercati che contano e riaffermare la nostra identità, il nostro valore. Non possiamo stare fermi mentre è in atto una trasformazione profonda dell'intero scenario delle fiere d'arte. Si stanno creando delle 'multinazionali' del settore: Art Basel, per dire, ha già inglobato alcune fiere medio-piccole in Europa e in Estremo Oriente...”.
“Artissima, grande in Italia, a livello internazionale rischia di ritrovarsi nana fra i giganti?”.
“Sono dinamiche comuni a ogni settore imprenditoriale. Noi abbiamo le nostre specificità, e il mercato ce le riconosce. Però abbiamo anche delle debolezze: ad esempio, Artissima è storicamente una fiera dove si vende meno che altrove...”.
“Beh, spesso la fiera è l'occasione per un primo contatto fra gallerie e collezionisti, gli affari si combinano poi”.
“Appunto. E lo dimostra la buona percentuale di gallerie che tornano, anno dopo anno. Significa che, a conti fatti, gli conviene. Però non è una buona ragione per non migliorare l'offerta e allargare gli orizzonti”.
“Forse converrà lavorare anche sulla qualità degli espositori. Ho l'impressione che in questo periodo difficile si sia preso un po' quel che c'era...”.
“E' stato un periodo molto complicato per tutti. Non dimentichiamo che Artissima è una srl, una società che deve stare sul mercato e autofinanziarsi. Tornare a viaggiare ci consentirà di creare nuovi contatti con collezionisti e gallerie importanti, per portare in fiera quelli che non sono mai venuti e riportare chi magari durante la pandemia aveva rinunciato”.
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