È questa la risposta dell'assessore Salerno, in Consiglio comunale, all'interpellanza del consigliere Iannò che chiedeva a "sindaco e assessori competenti" notizie sul Museo desaparecido. Solo iddio, e Iannò, sanno perché chiedere a una giunta comunale notizie su un museo di esclusiva competenza regionale; comunque, per agevolare Iannò quelli del Comune si sono rivolti ai colleghi della Regione, e quelli della Regione hanno "trasmesso la documentazione" con l'attesa risposta.
Risposta, dicevo, disarmante, ma se non altro diversa dal solito ritornello ("riapre a primavera", se la domanda veniva posta in autunno; "riapre in autunno", se domandavi a primavera) che gli assessori di tre successive giunte regionali ripetevano meccanicamente (o speranzosamente) da nove anni, tre mesi e dodici giorni, ovvero da quell'alba del 3 agosto 2013 quando l'esplosione di una bombola di gas aprì un buco nel pavimento al pianterreno del palazzo di via Giolitti con conseguente chiusura del Museo per "lavori di ristrutturazione" che ormai superano largamente, per durata, lo scavo del canale di Panama (lì di anni ne bastarono sette). E faccio notare che il Museo Egizio è stato rivoltato come un calzino nel giro di tre anni e mezzo, e senza chiudere un solo giorno. Però a Panama scavavano, all'Egizio c'era la Christillin che soffiava sul collo, qui invece si bamblina: questo si è portati a dedurre apprendendo, dalla "documentazione trasmessa", che "a febbraio 2022 è stata sottoscritta la convenzione tra Regione Piemonte e SCR Piemonte che conferisce a quest’ultima le funzioni di stazione unica appaltante centrale di committenza per la realizzazione degli interventi necessari al recupero dell’edificio. Successivamente le è stata affidata anche la redazione dello studio di fattibilità finalizzato alla riapertura pubblico del museo, documento che costituisce una prima panoramica dello stato di fatto, individua possibili proposte di soluzione, ma evidenzia anche la complessità del compito da assolvere". Prego? A febbraio erano ancora alla convenzione per l'appalto? E "successivamente" (mi raccomando, una cosa alla volta, non facciamoci cascare l'ernia...) allo "studio di fattibilità finalizzato alla riapertura"? Alla "prima panoramica"? Alle "possibili proposte"? Dopo nove anni sono fermi alle "possibili proposte"? Nove anni passati a raccontarci che c'eravamo quasi, mancava poco, erano lì lì per finire...
Cioè, capisci? Parlavano alla cazzo, tanto per dare aria ai denti, manco loro sapevano una benamata di quel buco nero in mezzo alla città, ci stavano a perculare e noi, coglioni, gli davamo pure corda. "Il cantiere per curare i danni creati alla struttura con l'esplosione del 3 agosto 2013 è aperto. Ci vorrà circa un anno e mezzo", scrivevano i giornali nel gennaio 2015. "A gennaio riaprono uffici e biblioteca del Museo - dichiarava l'assessore al Bilancio Reschigna a novembre 2018 - entro la primavera del 2019 riaprirà anche una parte degli spazi espositivi e tra fine 2019 e inizio 2020 il resto del Museo". "Sono fiduciosa di riaprire a primavera", diceva a gennaio del 2020 l'assessore Poggio, che ribadiva il suo ottimismo a gennaio del 2021 e quindi a giugno dello stesso anno: “Siamo a buon punto, ho coinvolto anche l'assessorato al Patrimonio (che in effetti sarebbe l'assessorato realmente responsabile dei lavori - e dei ritardi... NdG), sollecito gli uffici... in autunno voglio riaprire”.
Oggi, dalla "documentazione trasmessa", apprendiamo che "sono in fase di conclusione i lavori di restauro degli arredi storici" (ah bon, gli arredi storici, nove anni di restauri che manco la Cappella Sistina...), "sono stati acquisiti gli arredi e le scaffalature per ospitare la collezione di paleontologia" (e vuoi mettere, acquisire le scaffalature mica è impresa da poco, magari tocca di andare all'Ikea...), "sono in fase di completamento gli allestimenti delle mostre permanenti e in fase di avvio i lavori riguardanti i due depositi museali destinati ad ospitare le collezioni", sempre una fase e mai un termine. Mancano, nella “documentazione trasmessa”, notizie fresche sul “progetto relativo agli allestimenti delle aree di accoglienza, servizi, accessori e immagine coordinata del museo, oggetto di un concorso internazionale di progettazione concluso nel 2015". La “documentazione trasmessa” si limita a ricordarci che il concorso lo vinse un gruppo di architetti di Monza. Il resto è silenzio.
P.S. A perfezionare il perculamento, aggiungo che lo stanziamento regionale per i lavori e la gestione del Museo chiuso è cresciuto da 2,2 milioni nel 2020 a 3,7 nel 2021. Il preventivo 2022 destinava al Museo chiuso capitoli di bilancio per un totale di quasi 2 milioni di euro (1.960.000) di cui 1,9 per "attuazione dell'intervento Museo Regionale di Scienze Naturali" per il "Piano stralcio Turismo e Cultura": esticazzi. Ma è interessante notare che di tale cifra solo 300 mila euro sono di nuova competenza, mentre ben 1,6 milioni sono "residui presunti al termine dell'esercizio 2021". In parole povere, dei 3,7 milioni stanziati nel 2021 se ne sono spesi "soltanto" 2,1: in effetti, stare fermi è un bel risparmio. In compenso, tra le voci di spesa corrente 2022 per il Museo chiuso risultano 802 mila euro per il "regolare svolgimento dell'attività espositiva, scientifica e didattica", oltre a 83 mila euro per "prestazioni professionali specialistiche", 201 mila per "mostre e attività correlate", 145 mila per "manutenzione ordinaria e riparazione di beni". Il Museo continua a non esserci, e continua a costarci.
Per fortuna che qualcuno si ricorda ancora di questo Museo. Noi cittadini possiamo fare qualcosa? A parte lanciare minestre e puré sul portone, ma non mi pare il caso.
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