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MAPPATORI FRENETICI: È LA FEBBRE DEL GRANDE EVENTO, BELLEZZE

Mappami questo. L'intero cucuzzaro del "gruppo di lavoro" che forgerà il Festival della Fotografia

Quando si dice le combinazioni. Mi arrivano, in immediata sequenza temporale, due mail: una mi ricorda che The Phair, la fiera dedicata alla fotografia e alle sue molteplici forme, torna a Torino dal 5 al 7 maggio 2023, con la partecipazione di "importanti gallerie italiane e internazionali che, con i progetti artistici presentati, superano i limiti imposti dal mezzo fotografico o sperimentano con essi". Magnifico: The Phair è un'iniziativa interessante e valida, ideata e gestita da privati, gli stessi organizzatori di The Others. Attorno alla prima edizione, l'anno scorso, con il sostegno della Camera di Commercio, erano nati i "Torino Photo Days" che coinvolgevano tutte le rassegne di fotografia in corso a Torino in quei giorni.
Perfetto.
Senonché la seconda mail (prima in ordine cronologico) mi annuncia trionfante che "a Palazzo Birago, sede della Camera di commercio, è stato firmato il Protocollo d'Intesa per l’organizzazione a Torino della manifestazione “Festival internazionale di fotografia”: tra i firmatari, Vittoria Poggio, assessore a Cultura, Turismo e Commercio della Regione, Rosanna Purchia, assessore alla Cultura della Città, Dario Gallina, presidente della Camera di commercio (quella che sostiene, o sosteneva, i Torino Photo Days, NdG), Matteo Bagnasco, responsabile dell'Obiettivo Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo, Annapaola Venezia, vice segretario generale Fondazione Crt e Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e direttore delle Gallerie d’Italia". Tutto il cucuzzaro, insomma.
La mail prosegue precisando che "l’appuntamento sarà internazionale e a cadenza annuale, a partire dalla primavera del 2023, con una prospettiva almeno triennale, portando a Torino e in Piemonte un grande evento articolato in una serie di momenti in più location, tra cui mostre temporanee specifiche, una fiera specializzata, attività didattiche, incontri partecipati, committenze artistiche, eventi off, declinati ogni anno su un tema differente. Il tutto tenendo conto della profonda tradizione culturale e artistica del territorio..." eccetera eccetera, le solite minchiate su "motori di sviluppo e fattori di crescita non solo turistica".
Segue la precisazione che l'organizzazione della faccenda sarà affidata alla Fondazione per la Cultura Torino, che "opererà coinvolgendo, nelle attività di sviluppo e produzione, i soggetti del territorio dotati di riconosciute competenze scientifiche e divulgative nel settore e inseriti in articolate reti di relazioni nazionali e internazionali, al fine di garantire un’unica comunicazione con la massima inclusione e diffusione dell’iniziativa".
Cioè, fammi capire: "operi coinvolgendo" e fin dall'inizio non coinvolgi quelli di The Phair che guarda caso annunciano la seconda edizione proprio mentre tu annunci che fai una cosa che nel migliore dei casi dovrebbe inglobare The Phair? Ma ci siete o ci fate? Naturalmente sono d'accordo con l'idea di portare a sistema le forze positive ma frammentate già attive in città: da anni ne sostengo l'urgente necessità. Ma mi sembra che qui si metta il carro davanti ai buoi, ovvero si disegnino le linee fondanti del progetto prima di aver ben chiaro quale progetto; e con chi, con quali denari e quali cervelli (materie prime carenti in città) si intende realizzarlo. La concomitanza degli annunci di The Phair e del nuovo presunto festival mi pare quantomeno sconcertante.
I bravi zuavi si premurano di farci sapere che "tra i primi obiettivi del gruppo di lavoro ci sarà l’assegnazione dell’incarico di direzione artistica aperto a primari esperti curatori nazionali e internazionali (persone fisiche, collettivi o enti)". Insomma, un'altra poltrona da stipendiare. E perché stipendiarla? Ma ovvio, perché dovrà assolvere a determinati compiti, e "tra i compiti del direttore artistico ci sarà quello di mappare e coordinare le istituzioni, i musei, le fiere, le iniziative e gli spazi d’arte torinesi che già lavorano nel mondo della fotografia". Ma va' là, badola, devi pagare uno per "mappare" quello che hai sotto il naso, e che magari finanzi, o addirittura organizzi tu? Senza dire che un bel po' di quelli da "mappare" erano lì che firmavano il "protocollo" per farsi mappare. E uno che gli mappa mutande e calzini, non gli serve?
Ma dopo la "mappatura" l'oberato direttore artistico dovrà pure "giungere alla condivisione di un nuovo brand e di un unico palinsesto (diomio, quanto gli piace questa parola, pa-lin-se-sto, si sente che quando la pronunciano o la scrivono godono come ricci. NdG), a partire dal tema individuato di anno in anno, e parallelamente coinvolgere altri partner locali, nazionali e internazionali, anche non necessariamente connessi al mondo della fotografia, per favorire la interdisciplinarietà e l’allargamento del pubblico di riferimento" e bla bla bla, per la serie "venghino siori venghino, più gente entra più bestie si vedono".
Che poi, io non capisco: pochi mesi fa, sull'onda dell'Eurovision, volevano assolutamente fare il Grande Festival Musicale (ovviamente di Respiro Internazionale...) già nel 2023; adesso salta fuori che vogliono fare il Grande Evento Internazionale di Fotografia, e del festival musicale non sento più parlare. Intanto però hanno fatto il Grande Festival dell'Economia, ovviamente surclassato dall'originale di Trento. A Torino la febbre del Grande Evento cresce e come al solito ciascuno vuol farsi il suo Grande Evento, sicché il Grande Evento non arriva mai, e ci contentiamo di moltiplicare gli eventini.

Commenti

  1. mappare il palinsesto? o la play-list? come gli stakeholders in skateboard!?

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