Il direttore del Tff Steve Della Casa |
Il Torino Film Festival nasce senza proclami roboanti, quasi in punta di piedi, il 25 settembre 1982. A farlo è un pugno di cinefili istigati di un esordiente assessore alla Gioventù della giunta Novelli: Fiorenzo Alfieri. Lo progettano e lo dirigono un docente universitario, Gianni Rondolino, e un regista, Ansano Giannarelli; lo finanziano gli enti pubblici; lo realizza un'associazione privata con Gianni Vattimo presidente e un consiglio direttivo di intellettuali e gente di cinema: Francesco De Bartolomeis, Claudio Gorlier, Marco Vallora e Lorenzo Ventavoli. In squadra, oltre a Baldo Vallero, veterano dei cineclub torinesi, ci sono Roberto Turigliatto (che tornerà al Festival da co-direttore dal 2003 al 2006), Sergio Toffetti, futuro presidente del Museo del Cinema, e Patrizia Pistagnesi, sceneggiatrice di film e fiction tivù; Alberto Barbera, allievo di Rondolino e predestinato prima alla direzione del Festival torinese e poi al trono di Venezia, cura l'ufficio stampa insieme con i giornalisti Rocco Moliterni e Beppe Ferrero
Il festival, che diventerà Tff solo nel 1998, si chiama Cinema Giovani. Perché si ripropone di “indagare sulle forme innovative, periferiche e sperimentali del cinema internazionale”; ma anche perché - tolti Rondolino e Giannarelli e Vallero, che veleggiano sulla cinquantina – l'età media della squadra è attorno ai trent'anni.
Molti dei pionieri di Cinema Giovani arrivavano dell'esperienza del Movie Club, la sala di via Giusti dove si forgiarono la futura “classe dirigente” del Festival, e la cinefilia dei torinesi: l'avevano fondato nel 1974 alcuni studenti ed ex-studenti - quasi tutti allievi di Rondolino – capitanati da Vallero, nel gruppo c'erano già Turigliatto e Vallora, e presto si aggiunsero Toffetti e Steve Della Casa. Chiuse nel 1984, ma Cinema Giovani ne ereditò lo spirito – e il pubblico – e ne proseguì il cammino.
L'attuale Tff nasce dunque dalla perfetta alchimia di una politica preveggente con un ambiente predisposto. C'erano i cineclub e il pubblico dei cineclub; c'erano maestri, e allievi cresciuti nelle aule universitarie e nei cinemini di quartiere; c'era una città pronta per il festival. Di quell'habitat Cinema Giovani fu la naturale conseguenza. E vien fatto di domandarsi quanti dei festival che oggi, a Torino, si inventano a freddo nelle stanze del potere, calati dall'alto o importati e pagati chiavi in mano, saranno fra quarant'anni come il Tff: grandi e sani e amati dai torinesi.
Grazie. Bellissima rivisitazione
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