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SECONDA LETTERA DALLA SCOGLIERA: FICO DI MARE

L'articolo uscito ieri sul Corriere, dal vostro inviato sulla scogliera:

Se questo fosse un giornale di moda, dovrei scrivere che c'è una nuova tendenza: quella dei musei torinesi che vanno in vacanza al mare.

Per mia fortuna il Corriere non è un giornale di moda: ma, senza tirar in ballo "tendenze", dopo che quest'estate l'Egizio si spinge con una sua mostra fino alle spiagge versiliane del Forte, mi è sembrata comunque una curiosa coincidenza incontrare sabato scorso a Calasetta, sull'isola di Sant'Antioco al sud ovest della Sardegna, il direttore del Museo Ettore Fico, Andrea Busto, che inaugura una mostra dedicata al pittore torinese scomparso giusto vent'anni fa. Mostra ospitata dal MACC, il “museo d'arte contemporanea di Calasetta” piccolo ma bello, nato dalla collezione privata dell’artista Ermanno Leinardi, calasettano d'adozione, esponente dell’arte astratta e concreta e fondatore nel 1966 del Gruppo Transazionale.

A Calasetta Andrea Busto mette in dialogo i dipinti di Fico con le opere d'altri autori appartenenti al Museo torinese e con quelle della collezione permanente del MACC: un lavoro curatoriale d'alto livello, non una mostra balneare tanto per fare. E il filo diretto fra il MEF e il MACC non durerà una sola estate: Busto mi dice infatti che quest'anno il premio che il Museo Fico assegna in occasione di Artissima sarà una residenza d'artista proprio a Calasetta. Felice l'artista che lo vincerà.

Sebbene l'incontro fra Busto e il MACC sia stato stato del tutto casuale (“amici comuni”, mi dice), c'è una logica nell'inconsueta liaison fra un grande museo torinese e la piccola realtà di una cittadina sarda di neppure tremila abitanti: Calasetta, oltre che mio luogo dell'anima e deliziosa località balneare, è anche il paese più piemontese della Sardegna, fondato dai Savoia nel 1770 per ospitare non solo – come la dirimpettaia Carloforte – i corallari liguri in fuga dall'isola tunisina di Tabarka, ma anche un gruppo di coloni piemontesi, provenienti perlopiù da Carignano – dal che deriva il nome dell'eccellente vino locale, il Carignano del Sulcis. L'architetto militare Pietro Belly progettò Calasetta secondo i dettami urbanistici sabaudi dell'epoca: dunque impianto cartesiano con isolati regolari, rettangolari o quadrati, e le vie che s'intersecano ad angolo retto: in pratica, Torino ma molto più piccola. E da sabato scorso gemellata alla “madrepatria” nel segno dell'arte.

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