Il direttore del Museo, Barbera, e (a destra) il presidente Damilano |
1) Barbera forse non potrebbe rivestire incarichi remunerati presso una pubblica amministrazione, poiché ciò è vietato ai pensionati, in base alla legge Madia.
2) Barbera riveste un doppio incarico, essendo anche direttore della Mostra del Cinema di Venezia.
3) Barbera verrebbe confermato direttore del Museo senza passare attraverso un bando pubblico.
Straordinaria interpellanza. Degna di un aspirante sindaco.
Esaminiamo le minchiate
I tre argomenti non reggono a un banale factchecking, e neppure sul piano della legalità. Per non dire della logica, che da tempo ho rinunciato a pretendere dagli eletti.1) La legge Madia dispone che i PENSIONATI non possano rivestire incarichi remunerati presso le pubbliche amministrazioni. Alberto Barbera non è pensionato. Dove sta dunque il problema? Appendino, interpellata telefonicamente, mi dice di "non essere sicura" se le norme della Madia valgano solo per i pensionati, o si applichino comunque a partire da una certa età. Io la rassicuro: valgono solo per i pensionati. Ma mi resta lo stupore che la preparata Appendino riveli una tale lacuna. Forse ha un'idea sbagliata dell'età della pensione. O forse, in base alle proprie intime convinzioni, ritiene che la "ratio legis" della Madia non sia evitare abusi, bensì tenere lontani i "vecchi" dalla pubblica amministrazione per impedirgli di fare danni. In tal caso non lo status di "pensionato" richiamato dalla legge, bensì l'età, 65 anni, sarebbe la condizione ostativa al re-incarico di Barbera. Magari la trentenne Appendino ritiene che i "vecchi" in quanto vecchi siano cretini, dunque inabili a qualsivoglia lavoro, anche intellettuale, quale appunto la direzione del Museo del Cinema. Attendo fiducioso una interpellanza della giovane Appendino sull'incarico al presidente della Repubblica, notoriamente ultrasessantenne. Seguirà apposita norma per l'accoglimento dei cittadini ultrasessantenni in apposite strutture per minorati psichici.
2) Il doppio incarico è inopportuno? Dipende. E' certo inopportuno agli occhi di chi ambirebbe posare il suo riverito culo su una poltrona occupata da qualcuno migliore di lui. Ma nell'interesse generale ciò che conta è il merito, sono i risultati. Il mondo è pieno di imbecilli con un solo incarico che svolgono pessimamente.
La domanda sensata è invece se il doppio incarico sia un fardello troppo impegnativo. Di sicuro lo è per chiunque non sia in grado di camminare e contemporaneamente masticare un chewing-gum. Barbera però non è Bush. E - ciò che più conta, specie per chi rispetta la legalità - lo statuto del Museo del Cinema non prevede uno specifico divieto di doppio incarico per il direttore.
Il doppio incarico sarebbe nefasto se il direttore si dimostrasse incapace di assolvere in pieno alle sue mansioni, arrecando così un danno al Museo. I risultati della direzione di Alberto Barbera non autorizzano tale ipotesi: bilancio in risanamento, mostre e festival di successo, innovazione, prestigio internazionale alle stelle, visitatori in continuo aumento, con numeri che collocano la Mole all'ottavo posto fra i musei italiani più frequentati.
Mi auguro che, qualora Appendino diventasse sindaco, il bilancio della SUA amministrazione, dopo cinque anni, possa essere anche lontanamente paragonabile a quello della direzione Barbera.
3) Il bando pubblico non è previsto dallo statuto del Museo del Cinema come strumento per individuare il direttore. Anche in questo caso i paladini delle "corrette procedure" farebbero bene a studiare prima di dare aria ai denti. La nomina del direttore spetta al Comitato di gestione (articolo 12 e articolo 14 dello statuto). Non sta scritto da nessuna parte che sia obbligatorio o auspicabile il bando. Vi si potrebbe fare ricorso - poiché lo statuto non lo vieta espressamente, e ferma restando la ratifica da parte del Comitato di gestione - qualora il Comitato non si ritenesse assolutamente in grado di individuare una figura di sicuro valore cui affidare l'incarico. Direi che non è il caso in questione: Alberto Barbera una delle personalità di cinema più importanti e stimate a livello internazionale. Tant'è che lo hanno confermato anche a Venezia.
Ma se Appendino ha sottomano un nome altrettanto affidabile, le sarò grato se vorrà rivelarlo ai componenti del Comitato di gestione. Ogni suggerimento è ben accetto. Ah, però Martin Scorsese non vale. Non credo sia interessato.
Un compromesso delirante
L'appendinesca alzata d'ingegno ha sortito due effetti, entrambi perniciosi.Intanto, presumo, Barbera potrebbe giustamente rompersi le palle di queste pantomime, mandare tutti a cagare e andarsene a Venezia, lasciando i genii che ci amministrano o vorrebbero amministrarci ad avvoltolarsi nelle loro polemicuzze da macelleria elettorale.
E poi c'è la dannosissima agitazione dell'amministrazione uscente. Braccialarghe, per non scontentare nessuno, non trova di meglio - sempre secondo i giornali - che aderire a un progetto delirante concepito da certe capetonde: affidare a Barbera una consulenza come direttore artistico (perché è chiaro che il Museo ha ancora un dannato bisogno della sua competenza e della sua autorevolezza) e scegliere con un bando un direttore "operativo". Non si capisce operativo de che, visto che finora con il solo Barbera il Museo non ha dato segni di averne una drammatica necessità. Torniamo al concetto appendinesco per cui, passati i sessant'anni, massimo sessantacinque, a noi poveri vecchi serve una badante.
Di che cosa parliamo quando parliamo di "legalità"
Tutto ciò senza considerare che, sempre a norma di statuto, queste cose non le dovrebbero decidere né Braccialarghe né Appendino, bensì il Comitato di gestione del Museo, nelle persone dei signori Stefania Raimondi, Alberto Mittone, Giovanni Desiderio e Paolo Ceratto, legalmente nominati dal Collegio dei Fondatori (ovvero, cito l'articolo 1 dello statuto, l'Associazione Museo Nazionale del Cinema, la Regione Piemonte, la defunta Provincia di Torino, il Comune di Torino, la Fondazione Crt, la Compagnia di San Paolo, la Fondiaria - Sai e il Gtt).Questo per la precisione, e la legalità: perché si fa presto a riempirsene la bocca, della legalità, senza neppur sapere di che cosa si sta tavanando.
La genialata: comunque vada, sarà un successo
Vada come deve andare, la vicenda ha tre esiti possibili, tutti brillantissimi:
1) Decidiamo - linea Appendino - che il sessantacinquenne Barbera è completamente cretino, e quindi resti a casa; poi scegliamo un nuovo direttore tramite bando, cosicché ci fumiamo Barbera rischiando di non prendere Scorsese. Ma attenzione, Scorsese ha 73 anni: quindi secondo il "canone Appendino" è più rimbambito di Barbera.
2) Teniamo - linea Braccialarghe - Barbera come direttore artistico (perché è bravo e ci serve), e assumiamo (tramite salvifico bando) un direttore operativo: così pagheremo due stipendi per fare l'identico lavoro che finora Barbera ha fatto egregiamente da solo, e con un solo stipendio.
3) Barbera - linea logica - manda tutti a cagare.
Io voto per la terza. Magari Appendino pensa - suo diritto - che il Museo del Cinema possa fare a meno di Barbera. Di sicuro, Barbera può fare a meno di Appendino, e dell'intero cucuzzaro di incerti talenti che campeggiano a Palazzo Civico.
Chapeau. Tra opposizione e maggioranza, siamo riusciti a mettere insieme un bel circo di fenomeni.
Bonus track: il testo dell'interpellanza
Oggetto: Museo del cinema, un rinnovo annunciato?
I sottoscritti Consiglieri Comunali
PREMESSO
-
che l’attuale Direttore, Alberto Barbera, risulta essere anche Direttore della Mostra del Cinema di Venezia, ruoli entrambi decisamente impegnativi;
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che i bandi internazionali già effettuati in analoghe istituzioni culturali, quali ad esempio il Museo Egizio, hanno consentito di nominare persone con un curriculum di alto profilo;
CONSIDERATO
-
che la Fondazione Adriana Prolo, in quanto sostenuta dai maggiori Enti piemontesi quali la Città di Torino e la Regione Piemonte, è a nostro avviso da considerarsi a tutti gli effetti un Ente Pubblico esattamente come, ad esempio, il Consorzio della Venaria Reale;
-
che la vigente normativa (cd. Decreto Madia) vieta di remunerare gli incarichi conferiti a soggetti collocati in quiescienza;
INTERPELLA
Il Sindaco e l’Assessore competente al fine di sapere:
-
se sia intenzione della Città di Torino, quale socio della Fondazione Adriana Prolo, procedere a pubblicare un bando internazionale per effettuare la nomina del Direttore del Museo del Cinema
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se una eventuale nomina dell’attuale direttore Alberto Barbera non rientri sotto le fattispecie previste dall’art. 6 L. 114/2014 (cd. Legge Madia).
Vittorio Bertola
un po' fazioso da far quasi supporre un rapporto personale fra l'autore e il Barbera. alcune osservazioni a bruciapelo: 1) appendino non ha scritto che il bando è obbligatorio, ha domandato se vogliono farlo 2) appendino non obietta nulla sull'età del Barbera, al massimo si interroga se rientri o meno nel campo di applicazione della legge Madia che prevede che i pensionati non possano percepire stipendi pubblici. Al massimo è la legge Madia che discrimina, non appendino che si limita a domandare. 3) se Barbera abbandona tutto per un question time, beh... 4) se l'attuale amministrazione non riesce a trattenerlo davanti al minimo sindacale di un'opposizione (l'unica in consiglio), forse è meglio se va veramente a casa, vista la palese incapacità nel gestire le nomine 5) non si può chiedere l'apertura al merito di un sistema chiuso a giorni alterni, a seconda se tocca amici o nemici. Se Barbera è effettivamente il più meritevole, non avrà alcun problema a vincere il bando a mani basse, no? Sempre che Scorsese...
RispondiElimina1) Non ho scritto che "Appendino ha scritto che il bando è obbligatorio", ho scritto che il bando non è previsto. 2)Appendino poteva togliersi i dubbi consultando la legge Madia on line, come ho fatto io e può fare chiunque, anziché chiedere a Fassino e Braccialarghe. 3)Barbera è libero di fare ciò che crede. Io ho scritto che, al posto suo, manderei tutti a cagare. 4)L'attuale amministrazione non se ne va per questo o quel motivo: nel caso, se ne va per decisione degli elettori. 5)Io non chiedo l'apertura al merito, pretendo la chiusura ai coglioni; e i bandi, come si è ben visto, non garantiscono ciò. Dopodiché facciano come credono.
RispondiEliminaApprofitto dell'occasione per un piccolo ma necessario chiarimento. Il lettore sostiene che il post è "un po' fazioso". Un po'? Signori cari e belli, spieghiamoci: io sono fazioso. Non "un po'". Tantissimo. Fazioso per me stesso, per le mie idee, per le mie convinzioni, per i miei scazzi e le mie idiosincrasie. Sono politicamente scorretto, dico ciò che penso e me ne fotto di equilibrii e convenienze. Me ne sbatto con equanime indifferenza del potere, dei politici d'ogni colore, dell'opinione pubblica e della gggente. Non ho padroni né padrini, non devo nulla a nessuno e nulla chiedo o pietisco. Non fornisco un servizio pubblico e non intendo farlo. Se volete quella roba lì, rivolgetevi ai giornali e alle televisioni. Vivo del mio e questo blog non è pagato da nessuno, men che meno da chi lo legge: e pertanto nessuno può vantare nei miei confronti alcun diritto, a parte quello di non leggermi.
RispondiEliminaRingrazio per la pubblicazione e per le risposte. Un ultimo commento sulla legge Madia: chi interroga credo lo faccia perchè non può sapere se l'interessato percepisca o meno una pensione. Come lei dovrebbe sapere, nel nostro paese esistono pensionati di tutte le età, anche i baby pensionati. E non risulta disponibile sul alcun sito la dichiarazione dei redditi dell'interessato, quindi la domanda è più che legittima, visti anche i pasticci fatti da questa amministrazione in passato sul tema. Un cordiale saluto da un passante che la legge sempre volentieri
RispondiEliminaLa ringrazio. Non per tigna, né tantomeno per accanimento contro Appendino, bensì per dovere di cronista, sono comunque tenuto a confermare che nel corso della nostra conversazione telefonica Appendino mi ha detto di non sapere con certezza non soltanto se Barbera sia o non sia pensionato (un dato che è ammissibile ignorare, benché sia acquisibile con una pratica telefonata), ma anche se la legge Madia riguardi soltanto i pensionati. Nulla di grave. Ma insomma, ci vuole poco a togliersi i dubbi, almeno sui contenuti di una legge: la rete è una miniera di informazioni, e i pentastellati dovrebbero saperlo. Buon Natale.
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