Passa ai contenuti principali

I MERCATINI DELL'ORRORE. UN POST ESASPERATO

Un evento culturale in piazza San Carlo
Non mi arrendo. Anche oggi, su TorinoSette, torno a parlare della vergogna cittadina dei suk nelle piazze auliche. Vi linko il mio editoriale, e vi offro pure il link alla Tammurriata nera (nella fondamentale versione della Nuova Compagnia di Canto Popolare) perché possiate leggervelo con adeguata colonna sonora.
E' un argomento che mi manda regolarmente in bestia. E non soltanto quando un soprintendente svagato combina minchiate come quella del "vagone ingombrante": considero la pervicace presenza di baraccopoli autorizzate nel cuore della Torino barocca il vertice della stupidità amministrativa e dell'incanaglimento della città.

Un sussulto di dignità

Fino a poco tempo fa pensavo di essere l'unico cretino che si indignasse per l'obbrobrio. Adesso però, mi sento meno solo. I residenti della zona di piazza Carignano e Piazza Carlo Alberto sono insorti, e anche un giornale cittadino ha raccolto il loro grido di dolore. La protesta nasce dalla vergogna della bancarelle "gastronomiche" (gastronomia è una parola forte, in effetti, ma tenete conto delle virgolette), ma ormai si estende a tutte le porcate - dagli stand pubblicitari alle sagre miserabili - che ammorbano pressoché quotidianamente le nostre piazze più belle.

Giustificazioni abominevoli

I loschi promotori di questo stupro legalizzato della nostra città tentano, nella loro insipiente sicumera, di difendere l'indifendibile con due ridicoli argomenti.
Piazza del Municipio nel 600: in quegli anni a Torino imperversò la peste
1) Dicono che abbandonare le piazze al degrado commerciale rende bene al Comune che vende il suolo pubblico. Argomento di per sé abominevole (a questo punto potrebbero pure giustificare la prostituzione delle loro figlie, pur di fare cassa) ma che diventa buffonesco se è vero, come leggo, che in realtà l'infame traffico frutta al Comune di Torino poche migliaia di euro.
2) Poi ci sono gli intellettuali della mutua, che puntano sulla "tradizione" e sostengono, forti di qualche quadro d'epoca, che anche nei secoli passati nelle piazze torinesi c'erano mercati e bancarelle. Vero. Com'è vero che nei secoli passati, oltre alle bancarelle, nelle piazze torinesi c'erano pure i roghi dei valdesi e le forche. Vogliamo ripristinare anche questi, già che ci siamo, per scrupolo storico-filologico? E allora, sempre per tornare ai bei tempi andati, perché negarci una tonificante epidemia di peste nera?

Organizzare la resistenza

Va dà se che la protesta, per essere efficace, non può limitarsi all'invettiva. Ogni torinese che ama la propria città dovrebbe compiere azioni concrete, seppur pacifiche, per porre fine alla vergogna. Intanto, boicottare i mercatini. Ho la massima simpatia per i bancarellari d'ogni genere, paese e tipologia commerciale: però ciascuno al suo posto. Esistono aree vocate, e lì vendano la loro merce. Per anni ho fatto ottimi acquisti di cianfrusaglie da rigattiere al Balon, senza mai avvertire l'impellente necessità di andare in piazza Vittorio per comperare un pitale smaltato del primo Novecento.
Ilda Curti: le autorizzazioni le dà lei
E poi è necessario premere sull'amministrazione comunale. Intanto, è possibile scrivere, per protestare civilmente, a Ilda Curti, l'assessore che ha le deleghe al decoro urbano e alle autorizzazioni per il suolo pubblico (segreteria.assessorecurti@comune.torino.it). Ma non basta: bisogna mirare al bersaglio grosso. Quindi, premiamo sul capo di tutti i barbapapà. L'anno prossimo Fassino vorrebbe ricandidarsi sindaco. Ebbene, gli comunico che, indipendentemente da ogni ideologia, non avrà mai il mio voto se non la smetterà IMMEDIATAMENTE di usare il salotto buono mio (e di tutti gli altri torinesi) come una discarica.
Magari, se glielo diciamo in tanti, cambierà atteggiamento. Passi la presidenza della Repubblica, ma farsi trombare anche alle Comunali di Torino non è una cosa che faccia tanto godere...

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la