"E' stato lui!". Edward G. Robinson e Jean Arthur in "Tutta la città ne parla" |
Ma va così. Il Salone s'immiserisce e chi dovrebbe tutelarne la rispettabilità guida lo svacco; mentre giorno dopo giorno si stiracchia la stanca processione di personaggi convocati dal pm, a ripetere tutti la stessa cantilena, io non so non ho visto e comunque è colpa di Picchioni. Finirà che gli addosseranno persino la firma dello svantaggioso contratto con Gl: farina, quella, proveniente da ben altri sacchi.
"Tutta la città ne parla"
Mi viene in mente quel vecchio film, "Tutta la città ne parla", con Edward G. Robinson scambiato per il pericolo pubblico numero uno, e la sua ragazza che, torchiata dai poliziotti, li prende apertamente per il culo attribuendo al bandito Mannion tutti i reati commessi negli ultimi vent'anni: "La rapina alla banca del Tennessee? E' stato Mannion! L'assalto al treno nel New Jersey? E' stato Mannion! La vecchietta scippata a Baltimora? E' stato Mannion!".Qui sta capitando lo stesso: una sfilza di anime belle che vanno dal giudice a raccontare che il bieco Picchioni-Mannion teneva tutti all'oscuro di tutto e faceva e disfaceva senza che nessuno potesse non dico intervenire, ma neppure porsi qualche domanda.
Tricoteuses, spedizioni transatlantiche e cipigli del giorno dopo
E' l'effetto-capro espiatorio. O, come preferisco chiamarlo io, il trionfo delle tricoteuses. Con ampio scialo di processi di piazza e carta stampata, e come sempre senza informazioni recenti su dove diavolo stessero al momento buono i soloni che adesso tuonano dal pulpito dell'indignazione.Sotto questo aspetto ciò che oggi accade è il remake (ma di serie B) del film già visto ai tempi di Soria e dello scandalo del Grinzane, allorché politici eminenti e fini intellettuali - che fino al giorno prima s'erano spossati tra diporti langaroli e spedizioni transatlantiche da perfetti eroi dei Due Mondi un tanto al chilo - indossarono il cipiglio delle grandi occasioni per deprecare, stigmatizzare e soprattutto negare di aver mai bazzicato l'Uomo Cattivo.
Il mantra dei cascati dal pero
Ma torniamo a noi e all'inchiesta sul Salone. Deposizione esemplare è quella dell'attuale presidente, e consigliera d'amministrazione fin dal settembre 2014, Giovanna Milella: a quanto trapela sui quotidiani, avrebbe detto che "tutto era nelle mani di Picchioni e nessuno avrebbe insistito nel chiedere dettagli e giustificativi su come i fondi erogati venivano gestiti".E' la versione standard che viene ripetuta come un mantra da chiunque si sia trovato a passare dalle parti di via Santa Teresa.
Non parliamo dei politici: loro, neanche sono convocati in procura, e cascano quotidianamente dal pero. Ma no? Ma dai? Ma possibile?
Segnali d'antica data: i politici sapevano
A me risulta che almeno fin dai tempi in cui Bresso presiedeva la Regione e Chiamparino era sindaco, ai soci fondatori/pagatori del Salone (Regione e Comune) erano arrivati segnali dal CdA che qualche problemino di gestione disinvolta poteva pure esserci. All'epoca i politici avevano preso nota, s'erano indignati, avevano (immagino) approfondito. Salvo poi riconfermare reiteratamente Picchioni. Sottolineo che Picchioni è stato segretario generale della Fondazione dal 1999, e presidente dal 2005. In quel periodo i sindaci di Torino sono stati sempre di centrosinista, ma in Regione hanno comandato Ghigo (centrodestra), Bresso (centrosinistra), Cota (centrodestra), Chiamparino (centrosinistra). No, giusto per la precisione.A casa mia, se confermo un dipendente, oltretutto dopo che qualcuno mi ha messo una pulce nell'orecchio, significa che ho controllato, e che mi va bene così.
Oppure significa che sono un perfetto imbecille.
O peggio - dio non voglia - un disonesto. Ma disonesto con me stesso, quindi pure perfetto imbecille.
Segnali d'antica data: il ruolo del CdA
E dopo aver delineato il ruolo della politica nella tenebrosa vicenda, passiamo al CdA.Io so che la politica ha sempre avuto con Picchioni un rapporto strano. Non lo amava, eppure se lo teneva, con riconferme seriali. E intanto infilava regolarmente nel CdA qualcuno con l'incarico - "segreto" ma esplicito - di stargli addosso, controllarlo, e se possibile sfinirlo. Mi risulta da fonti più che attendibili (e che non intendo rivelare) che pure Milella e Cogoli, quando un annetto fa entrarono in Consiglio d'amministrazione, ricevettero questo mandato dai loro referenti politici. E - a quanto mi si narra - lo assolsero con ammirevole impegno. Picchioni le pativa non poco.
Ma anche in precedenza, con amministrazioni e CdA diversi, ci fu qualcuno messo lì con la missione di "controllare". Com'è anche giusto, in fondo.
Tre domande per Milella
A questo punto, però, una domanda sorge spontanea. Dunque, Milella, fammi capire: tu sei una donna di potere e una professionista stimata, ti mettono nel CdA raccomandandoti di azzannare Picchioni, e tu per mesi e mesi ti fai bullare dal presidente che "rifiuta" di mostrarti i conti? Cioé, visualizziamo: ci sei tu che vai da Picchio, gli dici "fammi vedere i conti", lui ti fa un pernacchio e tu te ne vai a cuccia buona buona, senza telefonare ai politici, senza convocare una conferenza stampa, senza correre dai giudici a raccontare i tuoi sospetti? Perché due o tre sospetti, se le cose stanno come ce le raccontate, a una persona normale vengono. A te, poi, che hai condotto "Chi l'ha visto?", insomma...Questo a prescindere dal fatto che Picchioni sostiene di averti sempre mostrato tutto quel che volevi, Milella; e che le sue carte erano e restano negli uffici del Salone. Io non so, perché io non c'ero. Ma in effetti, quando ad esempio s'è trattato di scrivere sul bando i numeri reali delle presenze, non è stato convocato Sherlock Holmes. Li avete scritti e basta.
E allora delle tre una:
1) Hai avvertito i politici che qualcosa non andava; e quindi perché i politici adesso cadono dal pero?
2) Non hai avvertito i politici; e quindi che ci stavi a fare nel CdA?
3) Non ti sei accorta di niente finché non sei arrivata alla presidenza; e quindi - detto da collega a collega, e sempre con il massimo rispetto - che razza di giornalista d'inchiesta sei?
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