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CIRCOLO E SALONE A PALAZZO CISTERNA, MILELLA CI STA

L'ingresso di Palazzo Cisterna. Identico a Palazzo Graneri

Il Circolo dei Lettori potrebbe presto lasciare le splendide sale di Palazzo Graneri della Roccia in via Bogino 9, per risparmiare un affitto pesante, 240 mila euro all'anno. Ma non va a star male: si sposterebbe infatti a pochi passi di distanza, nell'altrettanto aulico Palazzo Cisterna in via Maria Vittoria 12, sede dell'ormai defunta Provincia, e ora proprietà della Città Metropolitana (cioé di Fassino).

Da una sede aulica a un'altra

L'affitto di Palazzo Graneri è uno dei tormenti del Chiampa, che è quello che paga. Duecentoquarantamila euro all'anno - e altrettanto per le bollette - straziano il suo cuore sabaudo e il suo borsellino semivuoto. Ne consegue che sul Circolo incombe (peraltro fin dai tempi della giunta Cota) l'eterna minaccia di una deportazione in spazi più economici ma non altrettanto prestigiosi. Deportazione che gioverebbe alle finanze regionali ma per il Circolo dei Lettori sarebbe un colpo mortale. E per la città una stronzata senza limiti e confini.
Il giardino di Palazzo Cisterna, oasi verde con affaccio su via Carlo Alberto
Solo un cretino, infatti, non capirebbe che la sede aulica fa la differenza, è una componente essenziale del fascino che il Circolo esercita su torinesi e turisti. In un certo senso la sua ragion d'essere: un luogo dove si legge e si parla di libri circondati dalla bellezza. Non un posto che fin dall'aspetto esteriore evoca la visione pauperistica di una certa sinistra (e becera di una certa destra) della cultura come qualcosa di tristanzuolo e punitivo. Capirete che un bilocale a Lucento non è la stessa cosa. Ma neanche un loft in Vanchiglia. In tal caso tanto varrebbe chiudere e non pensarci più. Tutt'altra storia se invece da Palazzo Graneri si passa a Palazzo Cisterna, dove c'è pure un giardino da sballo che risolverebbe l'annoso problema della sede estiva. E dove non ci sono condomini che s'incazzano per il via vai.

Circolo e Salone uniti in via Maria Vittoria

La questione è complessa, e s'intreccia con il groviglio dell'unificazione con il Salone del Libro. La presidente del Salone, Giovanna Milella, ha visto Palazzo Cisterna. Pare le sia piaciuto. Ettecredo. Oltre alle sale per le attività del Circolo, c'è spazio per gli uffici di entrambe le Fondazioni. Non dimentichiamo che il Salone si svena a sua volta per pagare l'affitto in via Santa Teresa; ma a Palazzo Graneri, si è sempre detto, i dipendenti di Circolo e Salone si dovrebbero accatastare in doppio strato. E ricordiamoci del povero Fassino: mettendo a disposizione la sede infilerebbe finalmente il Comune nel CdA del Circolo. Anzi, secondo me l'idea parte da lui.

Milella l'unionista  

Milella proprio oggi s'è incontrata con l'assessore Parigi, in visita a Portici di Carta: si è detta entusiasta di Palazzo Cisterna, e ha assicurato che, appena superata la "confusa" (chiamiamola così...) fase attuale (presto, si spera) rimetterà in moto il processo di unificazione. Non so quanto la notizia mandi in visibilio i diretti interessati, da una parte come dall'altra: la prospettiva, per quel che fiuto, non entusiasma il personale, un po' per spirito di corpo, e un po' per il timore di tagli occupazionali. E comunque, al di là dei sorrisi di facciata, le due istituzioni si sono sempre guardate con reciproco sospetto.
Resterebbe poi apertissimo il dibattito su "chi assorbe chi". E Milella ha già dimostrato nei fatti, con la Cogoli, di avere una visione tutta sua sulla suddivisione di compiti e poteri.
La direttrice del Circolo, Maurizia Rebola, non è però ostile a priori al trasloco in via Madama Vittoria. Anche se in cuor suo preferirebbe restare nella sede attuale, che si è ormai conquistata visibilità e riconoscibilità da parte dei torinesi.

Il Chiampa insiste, Parigi si arrovella

Ma il Chiampa, si sa, non è uomo da distinzioni poetiche. E dà il tormento al suo assessore Antonella Parigi, insistendo sul trasloco. Ieri l'ho incrociato a Portici di Carta, con il consueto codazzo di cronisti suiveurs, e gli ho domandato cos'ha in mente per il Circolo. Lui mi ha risposto con un sibillino "ne parliamo quando non ci sono tutti questi giornalisti...". Non so se si riferisse ai cronisti suiveurs o a me. 
La Parigi del Circolo è stata direttrice, e lo ama come un figlio: dunque si sforza di tenere a bada il Forsennato. E intanto si arrovella per trovare una soluzione che salvi capra e cavoli, ovvero bilancio e prestigio.
Qualche alternativa al trasloco c'è.

Prima possibilità: in affitto dalle Fondazioni bancarie

Le Fondazioni bancarie sono interessate ad acquistare il grande appartamento al primo piano di via Bogino 9, per lasciarlo al Circolo che pagherebbe comunque una pigione, ma molto più bassa: circa la metà dell'attuale. Sarebbe un bel risparmio. Ma si spenderebbe comunque una schioppettata. Il super-appartamento al primo piano di via Bogino non puoi affittarlo al prezzo di una mansarda nella prima cintura.

Seconda possibilità: un mutuo per comperare

Un'altra possibilità è che la Regione acquisti direttamente la sede di via Bogino 9, accendendo un mutuo. Continuerebbe quindi a pagare: ma una volta estinto il mutuo, lo stabile resterebbe di sua proprietà. E' il ragionamento che fanno le famiglie quando decidono che pagare la rata di un mutuo è più conveniente che pagare un affitto. Il problema è però lo stesso, per la Regione e per le famiglie: se non hai i soldi per pagare l'affitto, non li hai neppure per pagare le rate del mutuo.

Terza possibilità: il piano segreto

Infine c'è una terza idea, ma non so nulla di più. La Parigi si limita a dirmi che, prima di dare il via al trasferimento, tenterà un suo piano per tenere il Circolo dov'è. Non vuole darmi i dettagli, definendomi "una persona pericolosa". Credo si riferisca al mio indiscusso fascino, non certo al mio vezzo di scrivere sul blog le poche notizie che mi capitano sotto il naso.
Intanto Chiampa scalpita.

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