Museum girls: Antonellina e Patriziona unite nella lotta |
Classico caso di serendipity; ovvero buscar el levante por el ponente. La lieta novella la Parigi me la dà stamane, quando la chiamo per capire il senso della notizia uscita dall'ultima riunione della giunta regionale, e da me finora trascurata perché ero per mia buona sorte in tutt'altre faccende affaccendato: la direzione Promozione della Cultura, del Turismo e dello Sport è stata incaricata di preparare "uno studio di fattibilità per fare confluire il Museo Regionale di Scienze Naturali nella Fondazione Torino Musei". Manco a dirlo, i sindacati già sono allarmati.
Un vecchio progetto
Per capire i fatti è necessario collegarli con altri fatti. Così in primis ho spulciato l'archivio del blog e ho appurato che:1) Abbiamo un Museo di Scienze chiuso da oltre due anni, in attesa di lavori che non partono mai (vedi il post "Scoop: il Museo di Scienze riapre nel 2033").
2) Abbiamo un Chiamparino nervosissimo per il bilancio regionale, e ansioso di scaricare quanto più possibile gli oneri legati alla cultura (vedi il post "La grande fuga").
3) Abbiamo un vecchio - ma evidentemente mai tramontato - progetto di Antonella Parigi per sbolognare il Museo di Scienze alla vagheggiata Superfondazione Rivoli-Gam (vedi post "Piatto ricco - si fa per dire... - mi ci ficco"). Poi la Superfondazione non s'è fatta, ma l'accorpamento di Rivoli nella Fondazione Torino Musei è avvenuta lo stesso, con la direzione unica Rivoli-Gam.
Insomma. Dal combinato disposto, mi verrebbe da dedurre che l'assessore Parigi accelera sul progetto per sbolognare il Museo di Scienze alla Fondazione Torino Musei, ovvero al Comune. Che paghino un po' anche loro.
Per un "museo più moderno"
Non è vero, mi risponde assai assessorialmente Parigi: "La Regione manterrà il suo impegno economico per il Museo di Scienze, così come ha fatto per il Castello di Rivoli, anche se sarà inserito nella Fodazione Torino Musei". Il vantaggio, mi spiega Antonellina, è un altro: se il Museo di Scienze entra in Fondazione, sarà più "dinamico e adeguato". Insomma: oggi i musei - sostiene Parigi - devono avere strategie moderne per attirare più pubblico, per fare fundraising, per aumentare i ricavi dal bookshop, dalla caffetteria e dall'affitto delle sale per eventi privati. Quello che, in buona sostanza, stanno facendo, con alterne fortune ma con dichiarata volontà, i musei che già stanno in Fondazione. E che, aggiungo io, riesce difficile quando si è subordinati alle logiche, ai tempi e alle capacità della pubblica amministrazione. Il MRSN, una volta in Fondazione, potrà usufruire delle stesse strutture e dello stesso know how a disposizione di Gam-Rivoli, Palazzo Madama, Borgo Medievale (finché c'è) e dello sventurato Mao.Antonellina non mi dice, ma va da sé, che la Regione, quando il MRSN sarà in Fondazione e non più direttamente a carico suo, potrà decidere con maggiore libertà non dico se dare un contributo (lo darà, non ne dubito), ma quanto dare. D'altronde, l'obiettivo dei tempi nuovi è di mettere le istituzioni culturali nella condizione di reggersi il più possibile sulle proprie gambe. Di autofinanziarsi, in parte.
L'idea del "polo scientifico"
Ad ogni modo. L'assessore Parigi sostiene che l'arrivo in Fondazione Musei del MRSN rallegra assai Patriziona Asproni. Non tanto (o non solo) perché il suo impero si estenderebbe ancora, ma soprattutto perché, mi dice Antonella, "i poli museali scientifici e tecnologici oggi hanno sempre più visitatori". Tant'è che alla Parigi piacerebbe vedere in Fondazione anche "una parte almeno del Museo del Computer di Marco Boglione".Il diligente Gabo chiama Patriziona che conferma. L'Asproni mi dice che la sola prospettiva ("siamo ancora alla fase di studio di fattibilità", si affretta a ricordarmi) ha già suscitato l'interesse degli altri musei scientifici italiani, che oggi scontano ancora l'eredità della suddivisione crociana tra umanesimo e scienza (con Patriziona si vola sempre altissimi). Mi fa notare, Patriziona, che un "pacchetto" unitario di musei umanistici e scientifici costituirebbe pure un'opportunità molto interessante per eventuali sponsor. E mi conferma la distinzione fra aspetto gestionale ("da affidare a specialisti", ovvero la Fondazione) e finanziario: "Deve restare comunque un sostegno pubblico: non c'è museo al mondo che si mantenga soltanto con risorse proprie o di privati, persino il Metropolitan riceve un contributo dalla città di New York".
Tutto molto rassicurante, insomma. Staremo a vedere.
Quanto alla conversazione con Antonellina, ha poi virato su altri temi. Tipo quali siano le proposte culturali che davvero costituiscono un'attrazione forte per il turismo. Ma di questo parliamo in un altro post, quando ho tempo.
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