Stefano Senardi, un top player per la musica al Salone |
Aspettando il piano industriale
Domani la Deloitte comincerà a redigere il piano industriale della Fndazione, che sarà presentato il 19 ottobre a un CdA ormai in regime di super proroga. Quel piano dirà se la Fondazione ce la può fare, o se deve essere sciolta per dar vita a una nuova società incaricata di organizzare il Salone. Sembra piuttosto improbabile, al momento, che l'onere organizzativo passi al Circolo dei Lettori. A parte il fatto che in via Bogino nessuno è ansioso di beccarselo.Si fa presto a dire "sciogliere"
Ma anche l'ipotesi di sciogliere la Fondazione per il Libro e ricominciare da zero mi sembra un esercizio di stile: una Fondazione di quelle dimensioni non è un gruppo whatsapp, che lo sciogli con un paio di click. Ci vogliono mesi; secondo alcuni esperti, fino a due anni.Tutto dipende dai soldi, come al solito. Un piano industriale credibile è il presupposto perché arrivi il milione e mezzo che la Regione ha stanziato per ricapitalizzare la Fondazione.
C'è poi l'incognita del valore del marchio: nel 2009 fu valutato 1.833.133 euro e quella fu la cifra messa a bilancio. Se lo studio Jacobacci & Partners, incaricato della stima, dovesse ribassarla è evidente che nascerebbero nuove difficoltà.
Ballano due milioncini
Ma il vero dramma della Fondazione è la crisi di liquidità, conseguenza soprattutto dei cronici ritardi con i quali gli enti locali versano i finanziamenti dovuti: ci sono fornitori che aspettano da anni di essere pagati, e la Fondazione ormai stenta a far fronte alle normali esigenze quotidiane. Non siamo ancora ai livelli di Paperino inseguito dai creditori incazzati, ma insomma...Diciamo che, se domattina si dovessero chiudere i conti della Fondazione per azzerare tutto e ripartire ex novo, mancherebbero dei soldi. E non pochi: c'è chi dice due milioni, chi di più.
Addavenì l'assessment
Resta poi aperta la questione delle razionalizzazioni, o risparmi, più crudamente detti riduzione di personale. L'assessment, annunciato da almeno nove mesi, inquieta i tredici dipendenti della Fondazione che temono per il posto di lavoro: ma, com'è logico, comincerà solo quando ci sarà il piano industriale, quindi dopo il 19 ottobre. E da più parti arrivano garanzie che non ci saranno licenziamenti: gli eventuali esuberi saranno ricollocati. Qualcuno, per esempio, potrebbe finire al Circolo dei Lettori.Più che mai "Salone della musica": ma alle Ogr
Grande è dunque la confusione sotto il cielo. Ma negli uffici di piazza Bernini il lavoro procede come se nulla fosse. Adesso c'è Portici di Carta, ma Nic Lagioia e la sua squadra già pensano al Salone 2018. L'ultima novità riguarda il programma musicale, che nell'edizione scorsa è stato un successo nel successo, con una serie di ottimi concerti all'ex Incet.Adesso, per preparare un cartellone di alto livello Lagioia ha messo in piedi una "Commissione Musica" della quale fanno parte, oltre allo stesso Lagioia e al suo vice Marco Pautasso, anche il responsabile musicale del Salone Pierumberto Ferrero e Giorgio Gianotto, uno dei consulenti o "direttorini" che dir si voglia. Più alcuni espertoni che daranno il loro aiuto a titolo gratuito: ci sono il musicista e leader dei Susonica Max Casacci, il manager Ettore Caretta, l'organizzatore culturale Fabrizio Vespa, Roberto Spallacci di Club to Club. Il top player è però Stefano Senardi, discografico e produttore di lungo corso, una delle personalità più influenti della scena musicale italiana: anche lui arruolato, a stipendio zero. Se permettete, un colpaccio.
L'idea è di preparare un programma di concerti di alto livello, pensati specificamente per il Salone e per una location degna dell'evento: niente ex Incet, l'idea (e l'ideale) sono le Ogr.
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