"Senti qui, Vale, che bello scherzo mi sono inventato per farci quattro risate alle spalle di quei fessacchiotti di Torino..." |
"Con l'adesione del MiBACT alla Fondazione per il Libro il ministro Franceschini conferma l'attenzione che sempre rivolge all'impegno culturale della nostra Città, e attesta autorevolmente il valore del Salone del Libro rafforzando il progetto in corso di realizzazione di una nuova solida compagine societaria della Fondazione"
(La terza profezia di Fassino, dichiarazione all'Ansa del 10 febbraio 2016)
I fatti sono noti: dopo la sparata di Francis il Ministro Parlante, stamattina anche la Ministra Diplomata Valeria Fedeli cianciando con i giornalisti conferma che il suo ministero, il Miur, e il MiBACT del suo degno compare, non entreranno tra i soci della Fondazione per il Libro. Sai che novità: l'avevamo capito da lunga pezza (al culo).
L'Assistente Sociale è prodiga di particolari: "A breve - dichiara Valeria - io e il collega Franceschini manderemo la lettera che lo spiega (a dire il vero, i suoi coboldi a febbraio di quest'anno avevano callidamente sostenuto che la lettera di disdetta l'avevano già spedita fin da gennaio: insomma, gente seria e precisina, e il bello è che gli passiamo uno stipendio, coglioni noi, NdG). La nostra presenza sarebbe impropria (direi anch'io, se vogliamo mantenere un minimo di decenza in città, NdG) anche in relazione alla manifestazione milanese (traduzione: Ma col cazzo che sosteniamo il Salone di Torino: stai a vedere che andiamo a fare i piaceri a quella gatta morta! Siamo mica scemi, se dobbiamo reggere la coda a qualcuno la reggiamo a quelli di Milano, dove è sindaco il nostro amichetto Sala, NdG). Detto questo, confermiamo il nostro sostegno economico".
E meno male che confermano il sostegno economico. Naturalmente l'anno prossimo loro non ci saranno più - su questo potete scommetterci le mutande - e magari i nuovi decideranno che del Salone del Libro gliene frega il belino e il sostegno economico lo danno al Centro ricerche sulle bistecche vegane. L'Assistente Sociale è prodiga di particolari: "A breve - dichiara Valeria - io e il collega Franceschini manderemo la lettera che lo spiega (a dire il vero, i suoi coboldi a febbraio di quest'anno avevano callidamente sostenuto che la lettera di disdetta l'avevano già spedita fin da gennaio: insomma, gente seria e precisina, e il bello è che gli passiamo uno stipendio, coglioni noi, NdG). La nostra presenza sarebbe impropria (direi anch'io, se vogliamo mantenere un minimo di decenza in città, NdG) anche in relazione alla manifestazione milanese (traduzione: Ma col cazzo che sosteniamo il Salone di Torino: stai a vedere che andiamo a fare i piaceri a quella gatta morta! Siamo mica scemi, se dobbiamo reggere la coda a qualcuno la reggiamo a quelli di Milano, dove è sindaco il nostro amichetto Sala, NdG). Detto questo, confermiamo il nostro sostegno economico".
Come una colonoscopia
Credo che sia questo il motivo per cui la conferma dell'Assistente Sociale ha mandato in palla tanta gente, in Fondazione per il Libro e nei palazzi del potere torinese: la presenza del Miur e del MiBACT era una garanzia di solidità per la Fondazione, soprattutto adesso che si prepara il piano industriale e si attende la nuova valutazione sul valore del marchio.Diciamocelo chiaro. Qui a Torino quasi tutti - anche coloro che ufficialmente esprimevano soddisfazione - consideravano la presenza dei ministeri nella compagine societaria della Fondazione alla stregua di una colonoscopia: un male sgradevolissimo ma necessario. O quantomeno utile, perché la Fondazione è in bilico: il piano industriale e la valutazione autentica del marchio potrebbero evidenziare problemi di bilancio tali da renderne inevitabile lo scioglimento, a cui seguirebbe un caos niente niente bello. Avere il Governo tra i soci sarebbe stata una garanzia - sia per andare avanti, sia per liquidare - che viene ora a mancare con il marameo dei due baldi zuavi ministeriali.
Firmato Badoglio
Come sempre alla vigilia delle catastrofi, la autorità ostentano sicurezza. Dopo la sparata dell'Assistente Sociale, il Chiampa e Chiarabella si sono esibiti nella seguente dichiarazione congiunta: "Prendiamo atto della volontà dei ministeri di uscire dalla Fondazione per il Libro, una decisione già nelle cose da tempo e discussa informalmente con il Miur e il Mibact. Questa decisione non metterà in nessuno modo in discussione il futuro del Salone del Libro, perché i ministeri garantiranno comunque un contributo economico e il sostegno progettuale e culturale alla rassegna". La guerra continua, insomma. Mancano soltanto la frase "i civich reagiranno a eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza" e la firma di Badoglio.Promesse, impegni e altre barzellette
Il bello è che esattamente un anno fa il credibile Franceschini dichiarava: "Siamo entrati nella Fondazione quattro mesi fa e non c'è motivo per uscirne". Si vede che in un anno persino lui, che non è Duns Scoto, ha trovato i motivi.
Vogliamo dirlo? Quelli di Roma si sono comportati da magliari: prima fanno gli splendidi promettendo mari e monti, poi - quando entra in gioco Milano - prendono il classico atteggiamento del cascamorto di provincia che fa l'occhietto alla bionda mentre smanaccia la bruna, e intanto continuano a mandare i loro rappresentanti a tutte le riunioni del CdA e alle Assemblee dei Soci della Fondazione, e quelli vanno e blaterano e dettano condizioni e lezioncine e si comportano come se fossero loro i padroni e ancora grazie se non sporcano in bagno.
Figuratevi che ancora il 12 settembre, all'ultima Assemblea, era presente il direttore del Miur Mancini. Per cui delle due una: o la Fedeli s'è svegliata stamattina con le palle girate e ha sparato a favore di microfoni la prima cazzata delle tante che le passavano per la mente (cosa di cui dubito) oppure questi sono peggio del solito stronzo che va con la fidanzata a scegliere le bomboniere con già in tasca i biglietti per scappare a Rio con la segretaria.
Ora: io non voglio neppure sapere se il dietrofront è dettato da considerazioni politiche (questi genii magari pensano di vincere le prossime elezioni facendo un dispetto all'Appendino: con certi cervelli fini non si può mai dire), da interessi di bottega (che mi rifiuto di approfondire) o dalla paura di trovarsi coinvolti in un crack finanziario (e neanche questo mi sentirei di escluderlo a priori). Badiamo ai fatti nudi e crudi: dall'inizio del 2016 questi falabracchi ci hanno raccontato che ci stavano e entravano nella Fondazione e anzi ci erano già entrati e si sono comportati da soci (rompendo pure i coglioni) per un anno e mezzo, e adesso vengono a dirci, sfoderando le loro migliori faccette da schiaffi, che no, era uno scherzo, in realtà passavano da lì per caso e credevano che quelle simpatiche riunioni fossero i tè danzanti del circolo combattenti e reduci.
Ecco. Da gente così, comprereste un'auto usata?
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