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MANAGER E CALCIATORI: GLI STIPENDI E IL MERCATO

Fabrizio Ricca della Lega
L'asse M5S-Lega dà i suoi primi frutti a Torino: lunedì scorso il Consiglio comunale ha approvato con i voti della maggioranza grillina la mozione, presentata dal leghista Ricca, che nel titolo invoca un "compenso equo" per il futuro segretario generale della Fondazione Musei che dovrà sostituire il dimissionario Cristian Valsecchi (qui il link al dibattito, dal minuto 52). 
Detta così, la proposta è banale: tutti, non soltanto il segretario della Fondazione Musei, hanno diritto a un compenso equo. Ma il titolo della mozione non spiega bene. In realtà, dichiara il proponente Ricca, la mozione è "tesa alla riduzione dello stipendio", e allora la storia è diversa. Valsecchi prendeva 130 mila euro annui lordi. Uno stipendio peraltro in linea con il mercato, per quel tipo di funzioni apicali.
L'assessore alla Cultura in pectore Massimo Giovara, a nome della maggioranza cinquestelle, ha aderito con entusiasmo alla mozione Ricca sottolineando che "quando si parla di comunità occorre fare appello anche alla solidarietà". La consigliera Artesio (Torino in Comune) ha invece chiesto un provvedimento quadro per la riduzione degli stipendi di tutte le "funzioni tecnico.amministrative". Giovara si è detto d'accordo per "livellare i compensi dei vertici delle fondazioni culturali torinesi comparandoli al compenso della sindaca"
. Appendino percepisce un'indennità mensile di 9123,53 euro lordi, pari a 109.482,36 lordi annui, salva tredicesima di cui non ho notizia.
Il problema è che il mercato dei sindaci è più saturo e meno competitivo di quello dei manager culturali. Uno fa il sindaco perché lo vuole fare, per motivi che mi sfuggono; ma ritengo che il compenso non sia tra i più importanti. Comunque il mondo è pieno di gente che scalpita per diventare sindaco. E lo può fare, considerata la qualità media del settore.
Ronaldo riflette sull'eventualità di passare al Toro, con uno stipendio da Toro

Manager e calciatori

I manager culturali di valore, invece, sono pochi. E quei pochi hanno ampio mercato. Se noi offriamo tot, mentre altrove pagano di più, il manager di alto livello manco ci pensa a venire da noi: va altrove. Parlo di manager veri, capaci di far funzionare le strutture che gli vengono affidate. Purtroppo i grandi manager sono come i calciatori, per non usare paragoni più infamanti: vanno dove li pagano meglio. Temo che non siano molto sensibili alla mozione della solidarietà. Provino un po' proporre a Ronaldo di venire al Toro, con lo stipendio che può pagargli il Toro, e vediamo se accetta in nome della solidarietà granatista.
Chi paga meno deve accontentarsi, e far di necessità virtù. A volte funziona, e ti giochi un buon campionato di media classifica; a volte no. Anche gli stipendi del Benevento sono diversi da quelli della Juventus: e difatti il Benevento torna in serie B, la Juventus vince lo scudetto; e il Real Madrid, che paga stipendi più alti della Juventus e ha Ronaldo, va a Kiev. Con buona pace dei consiglieri Ricca, Giovara e Artesio e dei loro nobili ideali. 
Ora, possiamo anche pensare che i manager - o presunti tali - che guidano le istituzioni culturali torinesi siano tutti dei perfetti idioti: in tal caso, fessi noi che li abbiamo messi sulla poltrona. E se sono degli idioti, li paghiamo troppo: ma li pagheremmo troppo anche se li pagassimo meno di quanto li paghiamo. Cacciandoli e ingaggiandone altri meno pagati risparmieremmo qualcosa: però il rischio di pagare altri idioti resterebbe altissimo. Anzi, aumenterebbe, in base alle sullodate regole del mercato.
Ad ogni modo avremo presto modo di verificare se sia possibile, a Torino, inverare lo straordinario paradosso della botte piena e della moglie ubriaca: il nuovo sovrintendente del Regio, William Graziosi, il cui top curricolare è la sovrintendenza di una Fondazione a Jesi (provincia di Ancona), progetta di ridursi del 30 per cento lo stipendio. Nel 2017 il compenso lordo di Vergnano è stato di 190 mila euro e rotti: tagliato del 30 per cento, farebbero 133 mila euro lordi all'anno, cioé più dei 130 mila di Valsecchi che tanto indignano Ricca. 
Ma la domanda vera non è, a mio avviso, se un nuovo sovrintendente guadagnerà meno di quello di prima, bensì se Graziosi saprà fare meglio di Vergnano. Nel calcio talora accade: un talentuso giocatore giovane - qualità, la giovinezza, che purtroppo non è di Graziosi... - arriva dalla provincia in una grande squadra e si rivela un fuoriclasse. Il futuro fuoriclasse diventa un campione nelle piccole squadre, sbagliando e imparando, e quando è pronto va nelle grandi, a guadagnare in grande e a giocare nel grande calcio. 
Ecco, abbassando gli stipendi il rischio per le istituzioni culturali torinesi è di passare dalla "prima fascia" delle squadre che corrono per lo scudetto e quindi ingaggiano e pagano profumatamente i campioni già completi, alle zone medio-basse della classifica, dove i futuri campioni si mettono alla prova e intascano stipendi più moderati. Tutto qui. 
Decidere che non è giusto pagare ai manager culturali certe cifre "mentre tanta gente fatica ad arrivare a fine mese" è una scelta che ha una logica, in tempi grami come i nostri, e pure una sua nobiltà. Basta sapere che cosa implica. C'è un'indubbia nobiltà nell'essere il Bologna, o magari l'Atalanta: però a taluni giocarsi la Champions dà più gusto.

Talenti da scoprire e idioti da piazzare

Do per scontato che i manager di seconda o terza fascia, che accetteranno i compensi torinesi poco allettanti per quelli di prima fascia, valgano almeno per quel che li si paga: siano cioé potenziali fuoriclasse che sappiano crescere facendo crescere anche l'istituzione che gli sarà affidata. 
Il consigliere Massimo Giovara
Mi lascia invece interdetto Giovara quando accenna a "giovani laureati" meritevoli ma costretti a lavori non qualificati. Non vorrei che anche gli incarichi dirigenziali nelle istituzioni culturali torinesi venissero considerati un rimedio alla disoccupazione giovanile. Ho già espresso le mie riserve sulla prospettiva di creare posti di lavoro al Regio tramite l'istituzione di una "compagnia stabile" di cantanti d'incerte fortune
Né posso escludere a priori - perché talora accade, in questo mondo cattivo - che lorsignori piazzino l'amichetto della parrocchietta sulla poltrona comunque remunerativa, per garantire pane e lavoro (molto pane e poco lavoro) a un perfetto ma fedele imbecille. Questo nel calcio di solito non accade: e se accade, la squadra finisce diritta in serie Z. Ma in Italia il calcio è preso molto sul serio, la cultura no.

Merito e trasparenza sì: ma con o senza bando?

Il Crociato Padano Ricca garantisce che, in virtù della sua mozione, "ora può cominciare una pagina nuova in cui venga valorizzato il merito e la trasparenza". Vasto e ambizioso programma. Che non si potrà però realizzare con il ricorso generalizzato al bando pubblico. Dopo cinque anni d'opposizione spesi invocando i bandi, adesso madamin ci ha fatto sapere, tramite Leon, che al bando si ricorre "a seconda dei casi": in altre parole, quando comoda a lorsignori. E difatti l'uso o non uso del bando da parte dell'amminsitrazione Appendino risulta finora quanto mai ondivago, come potete leggere qui.

Torino non lo vuole, Milano lo strapaga: fatti una domanda e datti una risposta

Nelle sue dichiarazioni Ricca rivendica anche il "merito" di aver costretto alle dimissioni la presidente della Fondazione Musei Patrizia Asproni e il direttore Valsecchi. Opinione libera. A parere mio i due se ne sarebbero andati indipendentemente dalle intemerate ricchesche. 
Asproni si dimise - parole sue - per "un problema di mancato rispetto delle competenze e del lavoro svolto, e di profonda sfiducia in questa amministrazione", dopo mesi di contrasti con l'allora Trio Giordano
Valsecchi: gli si legge in faccia tutta la disperazione
di lasciare Torino per andare alla Fondazione Prada
Quanto a Valsecchi si è dimesso per andarsene a lavorare a Milano, come direttore generale della Fondazione Prada. Mica pizza e fichi. Secondo Ricca a Torino Valsecchi era pagato troppo, e quindi i casi sono due: Ricca ha ragione, e pertanto quelli della Fondazione Prada sono una manica di fessi con soldi da buttare nel cesso; oppure Ricca ha torto, Valsecchi vale per quello che lo pagano alla Fondazione Prada, e allora i fessi siamo noi. In ogni caso mi domando quanti consiglieri comunali, a fine mandato, troveranno un mercato altrettanto ansioso di ricollocarli.

Epurare le istituzioni culturali? Fatto

Ricca infine assicura che il "repulisti" alla Fondazione Torino Musei è soltanto un inizio: "Allargheremo la nostra attività a tutte le fondazioni culturali della città. E’ ora che le posizioni di potere acquisite sotto il dominio di una certa politica vengano messe in discussione. E lo faremo noi della Lega”.
E qui bisogna capire a chi si riferisce Ricca quando parla di "una certa politica". E' mio dovere informarlo, semmai gli fosse sfuggito, che arriva in ritardo, se pensa agli incarichi conferiti dal passato regime fassiniano. Ha già provveduto in larga misura Chiarabella. Come si evince dal mio piccolo resumé sul Corriere, dacché Appendino s'è insediata sono già cambiate, senza contare le dimissioni di Asproni e Valsecchi, almeno altre undici posizioni apicali nelle maggiori istituzioni culturali cittadine, con o senza bando, con le buone o con le cattive, per naturale scadenza o per estemporanea defenestrazione. Unica eccezione, la conferma di Emanuela Martini alla direzione del Tff: e aspetto con curiosità gli appunti che l'esperto cinefilo Ricca potrà muovere alla direzione Martini.
Tra i vertici delle istituzioni culturali di maggior peso sopravvivono dall'era fassiniana soltanto Angela Larotella alla Fondazione Cultura e il team Vallarino Gancia & Fonsatti al Teatro Stabile, ma credo che Chiarabella ci stia lavorando. Gli incarichi di Vallarino Gancia e Fonsatti scadono l'anno prossimo, quindi sarà facile. La carica di segretario generale della Fondazione Cultura invece è a tempo indeterminato: chi vivrà vedrà. 
Quanto a Christian Greco al Museo Egizio, è ben noto il punto di vista di Ricca e di Salvini (nonché di Fratelli d'Italia, per quel che conta): quindi lorsignori si accomodino e facciano quel che vogliono e possono. A noi, a Torino, ci piace da matti martellarci le palle.

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