Lo Sceriffo di Nottingham: un modello di politica economica sempre attuale |
Modelli innovativi: il contrasto attivo
Una strategia innovativa e suscettibile di sviluppi ed esiti interessanti è il contrasto attivo dell'iniziativa privata in quel settore. Tale contrasto attivo si può dispiegare in due direzioni: da una parte gravare il privato di crescenti balzelli; e dall'altra escogitare astuti stratagemmi per ridurgli le entrate.Tre per cento e nulla più
In un articolo pubblicato stamane sul Corriere mi sono preso la briga di tirar giù i conti delle fiere d'arte - Artissima, Paratissima, The Others, Flashback, Flat e Dama - e ho ricordato che il Comune di Torino stanzia per Artissima ben 100 mila euro, ovvero appena il 3 per cento su un budget totale di tre milioni; si noti che quel budget Artissima lo copre per quasi il 70 per cento con incassi propri, fra vendita degli stand e biglietteria. Le altre fiere d'arte, ha dichiarato con malcelato orgoglio Maiunagia, non ricevono dal Comune nessun contributo, a meno di voler considerare un contributo l'epifania di Maiunagioia stessa in conferenze stampa e inaugurazioni con il simpatico discorsetto standard "Ma quanto siete bravi, ma quanto siamo bravi". Laddove le ragioni del "siamo" risultano alquanto misteriose.Mi permetto comunque di completare le informazioni in possesso dell'assessore, notificandole che in realtà The Others ha vinto un bando comunale per 15 mila euro destinati a un progetto di formazione-lavoro.
Aggiungo, al fine di offrire un quadro generale degli sforzi degli enti locali a sostegno del famoso "Weekend dell'Arte Contemporanea", che la Regione è più generosa, sia con Artissima (200 mila euro) sia con le altre fiere d'arte. Ma questo si sapeva, e se volete le cifre precise leggetevi l'articolo del Corriere, perché io voglio andare oltre le miserie del vil danaro e illustrarvi nuovi orizzonti di sfiga.
Vi dicevo del "contrasto attivo" all'iniziativa privata in ambito culturale, e delle due possibili linee d'azione. Esaminiamo dapprima l'opzione dell'aggravamento dei balzelli.
La Scuola di Nottingham
Come ben sa qualsiasi economista della mutua, accrescere la pressione fiscale sulle aziende è un eccellente sistema per ammazzarle: e in quest'ottica mi pare ben studiata e lungimirante la decisione (o forse la dimenticanza) del Comune che - dopo un monte di cazzebubbole che trovate riassunte qui - alla fine chiotto chiotto ha mantenuto la tariffa piena per le affissioni a carico delle fiere d'arte, che se vogliono pubblicizzarsi con i manifesti stradali continuano a pagare senza sconti, esattamente come le sagre della salamella o le fiere dell'automotive.Far cassa a spese dei sudditi che già sopravvivono a fatica è una valida strategia per mantenere prosperi i bilanci del potere: si tratta tuttavia di una tecnica ormai storicizzata, fissata nei suoi fondamenti teorici (e pratici) dagli economisti della Scuola di Nottingham, e in particolare dallo Sceriffo di quell'antica università.
La Scuola di Torino: colpire il male alla radice
Da una città laboratorio e smart come Torino è però logico attendersi, accanto al rispetto delle tradizioni ancor oggi funzionali, anche l'originalità dell'innovazione. In tal senso è giusto sottolineare in questo breve saggio economico l'approccio rivoluzionario della Scuola di Torino, che capovolge i termini del problema: per affossare un'iniziativa privata in ambito culturale (ma non solo) anziché limitarsi ad agire sulla cassa con robusti prelievi, è possibile ottenere ottimi risultati colpendo il male alla radice, tagliandogli le principali fonti di sostentamento. E' la tecnica della riduzione delle entrate.Dai budget delle fiere d'arte contemporanea appare evidente che sponsor e Fondazioni bancarie ne sono i sostenitori più significativi, soprattutto rispetto al nulla o quasi del Comune; ma è altrettanto chiaro che per tutte le fiere la principale voce all'attivo sono gli incassi delle biglietterie (determinati dall'afflusso del pubblico) e la vendita degli spazi espositivi che dipende dal numero e dalla soddisfazione degli espositori, soddisfazione a sua volta conseguente alla presenza di un vasto pubblico.
Il tracciato della Maratona di Torino che si corre domani, 4 novembre |
Taluni considereranno tale concomitanza casuale, frutto di noncuranza e/o trascuratezza. Io non ne sono così certo. E' pur vero che all'amministrazione civica le concomitanze non dicono bene, specie quando c'è di mezzo Artissima oppure qualche manifestazione podistica. Sono però incline, a questo punto, a pensare che in realtà alla base ci sia un lucido progetto, una strategia economica ispirata ai principi della Scuola di Torino.
Mi spiego. Considerato che:
1) per le fiere d'arte quella di domani, domenica, dovrebbe essere una giornata di massimo afflusso, con presumibili arrivi anche da fuori Torino;
2) l'orario di apertura delle fiere, domenica mattina, varia dalle 10,30 di Paratissima alle 12 di Artissima;
è lecito prevedere che:
1) bloccare la città dalle 9 alle 15 dovrebbe produrre una benefica flessione delle presenze alle fiere, con conseguente calo degli incassi e crescita dell'insoddisfazione degli espositori;
2) si eliminerà per almeno tre ore il servizio delle navette (pagato dalla Regione) che collegano Artissima alle altre fiere d'arte e ai principali musei;
3) alcuni possibili visitatori saranno scoraggiati da "percorsi alternativi" incerti specie per i non torinesi, probabili intasamenti, disservizi alle biglietterie della metropolitana, e tutto considerato decideranno che è meglio restarsene a casa, tanto più se diluvierà;
4) quelli che arriveranno a Torino senza saperne nulla - uno non è obbligato è compulsare siti e giornali ogni volta che progetta una gita... - e si troveranno bloccati da qualche parte, c'è il caso che s'incazzino come dei puma e se ne tornino a casa maledicendo Torino, Artissima e i santi del paradiso;
5) non è improbabile che i turisti presenti in città decidano di restare in centro e visitare i soliti Musei Reali, Egizio e Cinema, anziché spingersi fino alla Gam (in pieno percorso della Maratona), con tutto che la povera Gam - contrariamente a Reali, Egizio e Cinema che stanno bene come sempre - ha un dannato bisogno di rivedere qualche coda davanti al suo ingresso.
Le reazioni "composte"
Come si vede, alla luce dei principi della Scuola di Torino l'intera vicenda ritrova un senso, una lucida visione.Va da sé che, come ogni innovazione, anche le nuove tecniche economiche introdotte dalla Scuola di Torino suscitano alcune voci critiche: sui giornali di stamane i responsabili delle fiere d'arte mantengono un notevole aplomb, minimizzano le eventuali ricadute sui botteghini, e il loro atteggiamento, a detta dei cronisti, oscilla fra un "non si scompone" assai british e un urbanissimo "parecchio contrariata". In privato si scompongono eccome. Gli girano che fra un po' decollano.
Voglio infine sottoporre al vostro apprezzamento, per completezza di informazione, anche la dichiarazione dell'assessore Leon che, riferisce il Corriere, «chiosa: Abbiamo cercato di ridurre i disagi. La maratona avrà una durata contenuta (beh, tutte le maratone hanno la stessa lunghezza, e quindi più o meno la stessa durata... NdG). Quanto alle fiere, fanno parte di una programmazione internazionale, sarebbe stato difficile spostarle».
Cioé, fammi capire: "sarebbe stato difficile spostarle"? Tu stai dicendomi che l'unica opzione che t'è venuta in mente era di spostare Artissima? E la Maratona no?
Ma anche quest'affermazione ha in realtà una sua logica, che si richiama a quanto enunciato all'inizio di questo piccolo saggio sulle nuove politiche economiche per la cultura. Senz'altro spostare le fiere d'arte gli avrebbe inflitto un colpo mortale e risolutivo. Troppo estremo. La Scuola di Torino rigetta le soluzioni traumatiche e affrettate. Dà tempo al tempo.
Time is on our side.
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