Barriera è un'associazione fondata nel 2007 da un gruppo di collezionisti d'arte contemporanea: in un'ex fabbrica di via Crescentino 25, nel cuore di Barriera di Milano, hanno aperto uno spazio espositivo, una sala incontri e un deposito di opere. Oltre alle mostre in sede, Barriera organizza anche attività in altri spazi. La domenica di Artissima uno non può perdersi il vernissage mattutino di Colazione a Barriera, l'appuntamento più piacevole dell'intero weekend dell'arte contemporanea: ti offrono cappuccio e brioscina e ti vedi le mostre. In genere interessanti. Quest'anno le mostre sono due: la doppia personale di "Collisions and Missing Parts" di Vadim Fishkin e Attila Csorgo; e "Les pommes des hommes", lavori di due giovani dell'Accademia torinese, Emanuele Marullo e Michele Rava.
E' tutta roba molto concettuale: però non troppo difficile, dato che l'ho capita persino io. A Barriera le due mostre sono aperte fino al 15 novembre. Vale la pena di vederle. E vale la pena di vedere Barriera, così, per il gusto di vedere un modello concreto di arte per le periferie, dato che di arte per le periferie si ciancia tanto e se ne fa ben poca. Seriamente, voglio dire.
Ma Barriera non è l'unico esempio virtuoso di arte per le periferie. Spostiamoci dalla periferia nord a quella sud, alle arcate dell'ex Moi. Ma sì, proprio il famigerato ex-Moi. Devo ammettere che arrivando ti fa male al cuore, vedere quelle arcate così spettralmente deserte e fatiscenti, un altro dei tanti nostri sogni degenerati in incubi. Eppure proprio lì, in uno di padiglioni sotto quelle arcate, due trentenni torinesi, Ramona e Matteo, hanno deciso di allestire "Hanahana", mostra di Mélodie Mousset, un'artista francese che lavora con la realtà virtuale. L'installazione in pratica è una specie di videogioco che consente al visitatore di creare la sua "opera", che diventa parte di un'interminata e interminabile "opera collettiva". Ramona e Matteo vi spiegheranno la rava e la fava dell'intero progetto, che è molto serio e complesso e ha coinvolto anche i piccoli pazienti del vicino ospedale pediatrico: io manco mi ci provo, a spiegare, non sarei in grado, Però ho giocato anch'io, e mi sono divertito. Si divertono anche i ragazzini che abitano nelle vicine palazzine; e nell'insieme la mostra è un posto che trasmette serenità e normalità in un quartiere che ne ha un fottuto bisogno. Se non ci credete, andate a dare un'occhiata: è aperta al pomeriggio, fino al 15 novembre.
Le attività di Barriera sono sostenute dalla Fondazione Crt.
La mostra all'ex Moi è finanziata dalla Compagnia di San Paolo e dalla fondazione filantropica Alta Mane.
Non mi risultano contributi dal Comune.
L'arte per le periferie. Già.
P.S. Restando in tema, pubblico volentieri il seguente comunicato dell'ufficio stampa del Comune: "La Luce d’Artista di Valerio Berruti "Ancora una volta", installata quest'anno in via Giulia di Barolo nel tratto fra piazza Santa Giulia e corso Regina Margherita, a causa del maltempo in fase di montaggio ha subito danni al sistema illuminante. Per sostituire i tubi a led è necessario un intervento di manutenzione straordinaria che sarà completato entro la fine della prossima settimana. Al termine dei lavori l’opera verrà riaccesa". Emmenomale...
E' tutta roba molto concettuale: però non troppo difficile, dato che l'ho capita persino io. A Barriera le due mostre sono aperte fino al 15 novembre. Vale la pena di vederle. E vale la pena di vedere Barriera, così, per il gusto di vedere un modello concreto di arte per le periferie, dato che di arte per le periferie si ciancia tanto e se ne fa ben poca. Seriamente, voglio dire.
Ma Barriera non è l'unico esempio virtuoso di arte per le periferie. Spostiamoci dalla periferia nord a quella sud, alle arcate dell'ex Moi. Ma sì, proprio il famigerato ex-Moi. Devo ammettere che arrivando ti fa male al cuore, vedere quelle arcate così spettralmente deserte e fatiscenti, un altro dei tanti nostri sogni degenerati in incubi. Eppure proprio lì, in uno di padiglioni sotto quelle arcate, due trentenni torinesi, Ramona e Matteo, hanno deciso di allestire "Hanahana", mostra di Mélodie Mousset, un'artista francese che lavora con la realtà virtuale. L'installazione in pratica è una specie di videogioco che consente al visitatore di creare la sua "opera", che diventa parte di un'interminata e interminabile "opera collettiva". Ramona e Matteo vi spiegheranno la rava e la fava dell'intero progetto, che è molto serio e complesso e ha coinvolto anche i piccoli pazienti del vicino ospedale pediatrico: io manco mi ci provo, a spiegare, non sarei in grado, Però ho giocato anch'io, e mi sono divertito. Si divertono anche i ragazzini che abitano nelle vicine palazzine; e nell'insieme la mostra è un posto che trasmette serenità e normalità in un quartiere che ne ha un fottuto bisogno. Se non ci credete, andate a dare un'occhiata: è aperta al pomeriggio, fino al 15 novembre.
Le attività di Barriera sono sostenute dalla Fondazione Crt.
La mostra all'ex Moi è finanziata dalla Compagnia di San Paolo e dalla fondazione filantropica Alta Mane.
Non mi risultano contributi dal Comune.
L'arte per le periferie. Già.
P.S. Restando in tema, pubblico volentieri il seguente comunicato dell'ufficio stampa del Comune: "La Luce d’Artista di Valerio Berruti "Ancora una volta", installata quest'anno in via Giulia di Barolo nel tratto fra piazza Santa Giulia e corso Regina Margherita, a causa del maltempo in fase di montaggio ha subito danni al sistema illuminante. Per sostituire i tubi a led è necessario un intervento di manutenzione straordinaria che sarà completato entro la fine della prossima settimana. Al termine dei lavori l’opera verrà riaccesa". Emmenomale...
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