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L'ISPETTORE GINKO E IL CASO DELLA TORTA MALEDETTA

Il corpo del reato. Davanti alla torta del Salone del Libro 2012 Orlando Perera (al centro) si prepara alla diretta sul Tgr Piemonte
Dell'inchiesta della Procura sui bilanci del Salone del Libro l'altro ieri ho scritto il minimo indispensabile; intanto perché - come ripeto spesso - non sono un cronista giudiziario, né un magistrato, neppure un questurino, e preferisco scrivere solo di ciò che conosco bene, e non ad orecchio. Credo nella competenza e nella giustizia, e un remoto esame di procedura penale non mi autorizza a emettere sentenze a mezzo stampa.
Invece, dei bilanci del Salone - materia che ho necessariamente imparato a maneggiare - ho riferito per anni, e non avrebbe senso ripetermi: se qualcuno è interessato, qui potrà trovare ampia selezione dei post dedicati alle traversie amministrative della Fondazione per il Libro, comparsi su questo blog dal 2014 a oggi.
Però mi irrità la superficialità: sicché mi sono girati i cabasisi leggendo su qualche giornale una notizia davvero stravagante. A proposito delle "spese pazze" e "golose" attribuite all'ex presidente Picchioni i cronisti puntano i riflettori (con stupore e sdegno) sul "caso della torta da mille euro": nei conti del Salone compare infatti ogni anno la voce "Torta: mille euro". Nientemeno.
Ma va? Ragazzi, ci volevano l'ispettore Ginko e Topolino giornalista uniti nella lotta per scoprire questo agghiacciante segreto del Salone del Libro: ogni anno spendevano mille euro per una torta.
Nel 2014 sulla torta ci stava pure il Cupolone
A quanto pare nessuno - né gli abili inquirenti, né i bravi giornalisti d'inchiesta - sembra essersi accorto che al Salone del Libro ogni anno, durante la presidenza Picchioni, sotto gli occhi di tutti c'era un'enorme torta da spartire: era la torta che - "secondo tradizione", scrivevano i bravi cronisti - veniva tagliata l'ultima sera, durante la cerimonia di chiusura organizzata di solito verso le 19,30 per poter essere ripresa in diretta dal Tg regionale. 
La cerimonia non era clandestina: si teneva nel bel mezzo del Lingotto (in genere allo stand della Rai o della Regione) e vi assistevano lo staff, i politici, i giornalisti, gli editori, gli scrittori, gli espositori, i visitatori. La qualunque. C'erano pure le forze dell'ordine. Ed era una spartizione democratica: chiunque aveva diritto a una fetta, se riusciva ad arrivarci nel pigia pigia. Io non l'ho mai mangiata: detesto le torte, e ancor più detesto fare a gomitate per una fetta di torta. Ma posso testimoniare che assistevano al taglio della torta centinaia di persone, le foto ricordo finivano su tutti i giornali e i social, e l'intera pantomima si svolgeva a favore di telecamere e microfoni. 
E adesso cadi dal pero quando scopri che ogni anno il Salone del Libro spendeva mille euro per una torta e conseguente spumantino? Ma chissà quale torta era, chissà che cosa se ne facevano... Dai, sforzati, ci puoi arrivare.
Il taglio della torta di MiTo 2017
Ok, puoi dire che era una spesa inutile; puoi anche dire che mille euro per una torta, per quanto enorme, sono troppi; lo puoi dire soprattutto se hai la fortuna di non aver mai dovuto pagare un rinfresco di nozze. 
Difatti oggi, in tempi di francescanesimo montante, la torta al Salone non c'è più. E meno male, aggiungo io. 
Però, cazzo, quella torta non era un segreto privilegio a beneficio di qualche satrapo non diabetico. Non era un "caso". Era una consuetudine nota e riconosciuta da tutti, persino dai giornalisti. 
Consuetudine, peraltro, sparita al Salone ma ricomparsa in altre occasioni pubbliche, tipo l'inaugurazione di MiTo 2017, come si può vedere nella figura qui sopra.
E bon, solo questo volevo dire, e poi su 'sta miseranda tragedia del Salone mi taccio: che resti almeno una tragedia, senza precipitare nella farsa.

Commenti

  1. La ringrazio per avere testimoniato anche con le fotografie la festa celebrativa della chiusura di ogni edizione del Salone del Libro.
    Non so se la vicenda si trasformerà in farsa, ma temo purtroppo di sì.
    Anch'io non ho le competenze per " giudicare" l'operato della Magistratura, ma credo che si possa esprimere un'opinione: considerare peculato l'acquisto di una torta o di scatole di cioccolatini con cui venivano omaggiati i personaggi che hanno reso grande il Salone mi pare francamente un accanimento gratuito.
    La tesi della ricerca di un capro espiatorio su cui scatenare i commenti più o meno civili che ho letto sui social mi sembra più che mai attuale. Molti considerano la chiusura delle indagini una sentenza definitiva, " spettacolarizzata" da articoli giornalistici umanamente inaccettabili.

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