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COSA RESTA DI CONTEMPORARY

Confesso: ho quasi completamente disertato il "weekend dell'arte contemporanea". Non sono andato ad Artissima. Nemmeno a The Others o a Paratissima. Né ad alcuna delle infinite mostre, inaugurazioni, feste e notti delle arti contemporanee. La mia diserzione non ha serie motivazioni. Semplicemente non ne avevo voglia. Magari perché avevo di meglio da fare, o perché in fondo le feste mi hanno stufato; o forse ha ragione il mio amico Luca Beatrice quando scrive che il modello di Contemporary è invecchiato e quindi non mi attrae più. Troppa roba per un uomo solo: come l'eccesso di cibo produce nausea, l'alluvione d'arte contemporanea concentrata in pochi giorni induce un senso preventivo di sazietà, di assuefazione.
C'è però una spiegazione molto più banale: l'arte contemporanea non mi interessa davvero. Può essere. Uno si sforza e s'illude, ma alla lunga non può sfuggire alla propria natura, e deve prendere atto con rassegnazione della cruda verità: butterei via l'opera omnia di Damien Hirst e Maurizio Cattelan in cambio di un solo fondo oro di anonimo senese del Trecento. 
Difatti l'unica fiera dove ho messo piede in questi giorni è stata Flashback, dove i fondi oro abbondano, insieme con innumeri altre opere d'arte d'ogni genere e ogni epoca, eccetto l'epoca contemporanea. 
Dalla visita a Flashback ho ricavato l'infinita, consueta invidia sociale verso chi può comperarsi quelle meraviglie, in primis gli antichi dipinti dei Primitivi italiani e i vecchi tappeti caucasici - quelli sì, un Hirst anche no... Ma ne ho riportato anche una grande ammirazione per il lavoro di allestimento della sede - la disastrata, trascurata, vandalizzata, inutilizzata ex caserma di via Asti - trasformata in brevissimo tempo in splendida sede espositiva. 
Insieme con il solito shopping della Fondazione Crt per l'Arte Moderna e Contemporanea (anche quest'anno ha acquistato ad Artissima dodici opere che saranno assegnate in comodato al Castello di Rivoli e alla Gam), direi che la "resurrezione" di via Asti potrebbe essere il vero e concreto lascito alla città dell'edizione 2021 di Contemporary. E ciò mi ha indotto a scrivere due righe uscite ieri sul Corriere, che riproduco qui sotto in quanto non presenti on line. Naturalmente non ho ricevuto, né conto di ricevere, risposta da lorsignori.


I locali dell'ex caserma prima...
L'altra sera sono andato a Flashback, la fiera d'arte ospitata quest'anno nell'ex caserma Dogali (o La Marmora che di si voglia) in via Asti.

Conosco bene l'ex caserma di via Asti: ci entrai per la prima volta, come cronista, quando venne occupata da un gruppo di giovani nel 2015, e i segni del lungo abbandono erano evidenti. L'edificio, vuoto da anni, era in condizioni pessime. Pavimenti sconnessi, pareti scrostate, macerie ovunque, bagni devastati, immondizia. 
... e dopo la cura Flashback
Gli occupanti ripulirono nei limiti del possibile e del decente, poi vennero sgomberati. Nel 2017 l'ex caserma fu utilizzata come sede temporanea di Paratissima, e gli organizzatori per renderla agibile rimediarono alla meno peggio agli antichi danni che nel frattempo si erano aggravati. Da quel dì l'ex caserma, proprietà della Cassa Depositi e Prestiti, era ripiombata nell'abbandono e nell'incuria, tra fumosi progetti e trascuratezze neghittose dell'amministrazione civica, nella godotiana attesa di essere chissà quando venduta e destinata a non si sa cosa.

Ad ogni modo. L'altra sera sono tornato nell'ex caserma, e per un istante ho sospettato di aver sbagliato indirizzo. Là dove ricordavo corridoi cadenti, calcinacci, muri macchiati d'umidità, ho trovato uno splendido spazio espositivo: lo splendido spazio espositivo che manca e di cui Torino avrebbe tanto bisogno. In una ventina di giorni – ripeto, venti giorni! - e con una spesa di 120 mila euro Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, le inventrici di Flashback, hanno recuperato l'ala storica dell'edificio, sottoponendola a una – se mi passate l'espressione da agente immobiliare - “finissima ristrutturazione”: bianco e grigio alle pareti, pavimenti tirati a lucido, impianto elettrico e tutto il resto. Una cornice adeguata ai capolavori d'arte esposti in fiera fino a domenica prossima.
Ecco, qui sta il punto: domenica prossima Flashback termina e sbaracca. Le sale rimesse a nuovo si svuoteranno e un poco alla volta, giorno dopo giorno, il tempo e i vandali riporteranno lo spazio espositivo che non c'era all'antica condizione di degrado. Finché lo spazio espositivo non ci sarà più. E la prossima volta si ricomincerà da capo.
Sorge spontanea una domanda: ma siamo scemi?
Voglio dire: un lavoro così, un risultato così, uno spazio così, lo buttiamo via? Lo chiedo al sindaco, alla Cassa Depositi e Prestiti, alla Fondazione Musei, alla Soprintendenza, a chiunque abbia titolo e intelligenza per rispondere: non c'è modo di provvedere – sforzando un po' le meningi - affinché lo spazio espositivo di via Asti rimanga in uso per ospitare mostre e altri eventi dalla città? Perlomeno fino a quando la benedetta vendita dell'edificio andrà in porto, o si troverà un utilizzo più urgente e benefico per quelle mura che tra l'altro – ricordo sommessamente – sono ancora e sempre un sacrario degli eroi della nostra Resistenza.
Si noti: le due signore di Flashback nulla pretendono: né un rimborso del loro investimento, e nemmeno un grazie (che a Torino è merce rarissima). Il Comune, o chi per esso, dovrebbe soltanto impedire che tanti sforzi e tanti soldi vadano sprecati. Basterebbe mandare qualcuno a passare la scopa di quando in quando, garantire un minimo di manutenzione e di sorveglianza, e mettere a disposizione lo spazio per grandi e piccole mostre, per offrire occasioni di visibilità agli artisti, per svecchiare il nostro incartapecorito sistema espositivo.
Si ciancia sempre di collaborazione fra ente pubblico e privati nel settore della cultura. Nell'ex caserma il privato ha realizzato e pagato l'intervento, più alla svelta e con minori sprechi di quanto avrebbe saputo fare l'ente pubblico. L'ente pubblico vorrà almeno degnarsi di afferrare l'opportunità e farne buon uso?

Commenti

  1. Caro Gabo,
    mi perdoni l'off topic ma forse lei può risolvere un problema che mi ha angustiato nei miei rapporti con Alcuni turisti stranieri durante Artissima.
    Vada un secondo su questa pagina: https://www.museireali.beniculturali.it/plan-your-visit/
    La pagina, per chi non lo sapesse, dove chi parla inglese in teoria dovrebbe pianificare la propria visita ai Musei Reali.
    Usando i potenti mezzi della libera stampa, potrebbe chiedere al webmaster del sito di investire 5 minuti del duo tempo per togliere questa frase dalla suddetta pagina?
    "Please be advised that due to the health emergency CODIV-19, the Italian government Decree DPCM 8 march 2020 art. 2 point 1d has ordered the immediate closure of all italian (sic) museums untill April 3".
    Evidentemente è stata dimenticata lì, ma almeno tre stranieri venuti per Artissima l'hanno letta, hanno pensato si riferisse al 3 Aprile 2022 e hanno sparso la voce. Li ho convinti io a non fidarsi di un sito ufficiale, ma... dobbiamo proprio fare queste figure da patelavacche?

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    Risposte
    1. Sempre a farci conoscere... Grazie, gentile lettore, segnalerò.

      Elimina
  2. Grazie Gabo per il bellissimo articolo.
    Progetto gli allestimenti di FLASHBACK dalla pima edizione e quando con le Direttrici ho fatto il primo sopralluogo nella Caserma La Marmora non nego di aver pensato che questa volta la sfida fosse troppo grande per le nostre capacità e per le risorse a nostra disposizione.
    Le condizioni del luogo però meritavano un intervento a qualunque costo e ci siamo rimboccati le maniche per realizzare un intervento destinato a ridare dignità ad uno spazio intriso di valori storici che non devono essere trascurati.
    Ridare dignità alla struttura e allestire FLASHBACK creando un dialogo continuo tra luogo e opere esposte è stato affascinante, vedere apprezzati gli sforzi fatti ci riempie d'orgoglio e ci sprona a migliorare sempre di più.
    Grazie ancora.
    Carlo Alberto de Laugier

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