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CARLO LEVI E I MENEFREGHISTI

"A letto" (1929) autoritratto giovanile di Carlo Levi
La mostra dei dipinti alla Gam, gli incontri e la mostra fotografica (curata da Camera) al Circolo dei Lettori, le proiezioni al Museo del Cinema: due o tre cose vorrei dire, a proposito di "Tutta la vita è lontano", il suntuoso programma di celebrazioni del 120° anniversario della nascita di Carlo Levi.

Intanto, rendiamo merito a chi lo merita: quindi a Elena Loewenthal, la direttrice del Circolo dei Lettori che, due anni fa, ha immaginato tutto questo, inseguendo il suo personale sogno di rinnovare la memoria di Carlo Levi a Torino, la città natìa del medico-scrittore-pittore-intellettuale (e tante altre cose, in primis fervente antifascista). 

Perché a Carlo Levi è toccato uno strano destino: mentre al Sud, e in particolare nella Basilicata sua terra di confino, è tuttora considerato un maestro e un genius loci, nel resto d'Italia il suo nome è, al più e per i più, legato a un unico libro, quel "Cristo si è fermato a Eboli", capolavoro assoluto del nostro Novecento e vittima incolpevole dall'aura tristanzuola che circonda i capolavori la cui lettura è imposta in età scolare: immeritata damnatio che il "Cristo" di Levi condivide, a onor del vero e ad onor suo, con altri capolavori, dai "Promessi sposi" alla "Commedia" dantesca.

Restituire a Carlo Levi lo spazio e il ruolo che gli compete nella storia della cultura italiana del Novecento era diventata, per Elena Loewenthal, una magnifica ossessione, una sfida nella quale è riuscita a coinvolgere persone (a cominciare da  Luca Beatrice che con lei ha curato la bella mostra alla Gam) e istituzioni culturali: la Fondazione Torino Musei, Camera e il Museo del Cinema hanno "fatto rete" con il Circolo, sposando un progetto condiviso che oggi dà i suoi frutti.

Ecco, quattro istituzioni culturali hanno saputo "fare rete" spontaneamente, senza imposizioni né direttive della politica. Lo considero un enorme passo avanti, in una città dove "fare rete" è un concetto di continuo proclamato, ma praticato raramente e quasi sempre goffamente, o controvoglia.

Ma un'altra cosa vorrei aggiungere. In mostra alla Gam c'è, fra gli altri, un dipinto nel quale Levi raffigura la sua casa torinese colpita dai bombardamenti. In quel villino in via Bezzecca 11, ai piedi del Monte dei Cappuccini, la famiglia di Levi s'era trasferita nel 1904, due anni dopo la nascita di Carlo il 29 novembre del 1902. Ennesima controprova dell'indifferenza, se non dell'oblio, che Torino riserva ai suoi figli migliori: neppure una piccola targa ricorda al passante che fra quelle mura è fiorito il genio versatile di Carlo Levi.

E semmai vi rimanesse qualche dubbio sulle priorità del potere, preciso che ieri, all'inaugurazione alla Gam e al Circolo di "Tutta la vita è lontano", brillavano per la loro assenza il sindaco di Torino, il presidente di Regione e i relativi assessori alla Cultura. Tutti trattenuti altrove (Cirio e Poggio addirittura in quel di Ovada) da più impellenti e nobili impegni. In fondo, che gliene frega di Carlo Levi?

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