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CINEMAMBIENTE AVEVA RAGIONE. MA CHE VE LO STO A DIRE?

Los Tres Caballeros (Ghigo, Capizzi & De Gaetano) discutono del futuro del Pianeta
Ogni anno, all'approssimarsi di CinemAmbiente, scrivo che i fatti stanno purtroppo dando ragione a Gaetano Capizzi, fondatore del Festival nel 1998 quando ecologia e ambientalismo apparivano, ai più, come vezzi salottieri o insidiosi stratagemmi criptocomunisti per minare le basi del capitalismo. Ieri - presentazione del venticinquesimo CinemAmbiente, in cartellone al Massimo dal 5 al 12 giugno - era il 24 maggio; e spero proprio che l'esercito non marciasse perché avrebbe rischiato una sincope, considerato che faceva un caldo da luglio; ma un luglio caldo caldo.
Sudare di maggio vale più di mille parole, per spiegare a che punto stiamo con l'orologio dell'estinzione. Pertanto mi sembra superfluo dilungarmi sul senso di CinemAmbiente: festival che fin quando ha potuto ci ha messi in guardia sulla nostra autolesionistica stupidità; e negli anni a venire, temo, registrerà fedelmente il nostro cammino verso l'abisso senza ritorno.

Rimandata all'apposito sito ufficiale ogni informazione pratica e artistica sull'imminente edizione di Cinemambiente, non mi resta dunque che abusare della pazienza del cortese lettore con notazioni spicciole, curiose o istruttive seppur marginali. Partirei da un piccolo uno studio sulla Sindrome del Gran Signore che affligge buona parte delle élites cittadine. 

Esiste infatti un sistema infallibile per irritare i barbapapà della politica e della cultura torinesi: domandargli a quanto ammonta il budget della manifestazione che stanno presentando. 

Notate: in genere non v'è nulla di malizioso, in tale domanda. Trattandosi di manifestazioni organizzate da enti pubblici o parapubblici e finanziate - in parte o del tutto - con denaro pubblico, è anzi la domanda più logica e civile che si possa immaginare.

Eppure i barbapapà, chi più chi meno, quasi tutti e quasi sempre un pochetto si irritano. Non so, magari sono principi del sangue o grandi di Spagna che sprezzano le genti meccaniche schiave del vil danaro. O forse considerano un'offesa personale se qualcuno si permette di fargli i conti in tasca: con tutto che nello specifico le tasche nelle quali si fanno i conti non sono le loro, bensì le nostre, e non mi pare che ci sia nulla di male nel farsi i conti in tasca: è anzi segno di prudenza, parsimonia e diligenza del buon padre di famiglia.

Ad ogni modo. Dopo averglielo domandato per tanti anni ad ogni conferenza stampa, ho ormai smesso di farlo, lasciando l'incombenza a più giovani colleghi. Però i barbapapà continuano, credo per inerzia, a irritarsi con me. Alcuni - pochi - hanno invece preso la buona abitudine, in conferenza stampa, di dichiarare senza indugi i budget, i costi, i finanziamenti e altre volgarità: così si tolgono subito il pensiero e prendono in contropiede l'insolenza plebea.

Il direttore del Museo del Cinema, Mimmo De Gaetano, ha aderito a quest'ultima scuola di pensiero: quindi ieri, alla conferenza stampa di CinemAmbiente, ha esordito precisando che il budget, quest'anno, è di trecentomila euro. Gliene sia reso merito.

Purtroppo il geometra Precisini (uno dei miei più riusciti travestimenti) ha notato una discrepanza tra quell'affermazione e il bilancio preventivo 2022 del Museo del Cinema, che alla pagina 22 fissa i costi operativi di CinemAmbiente a 265 mila euro. "Sono 300 o 265?" m'informo. Dal gruppo delle autorità si leva la voce stentorea di Enzo Ghigo, nella quale parmi d'intuire una venatura di stizza: "Sono tre-cento-mila!". "Grazie presidente!" rispondo, a mia volta stentoreo, anche a nome di CinemAmbiente che con quei 35 mila euro in più potrà permettersi qualche gioiellino - tipo l'inaugurazione alla Mole con il progetto green-rock a chilometro zero della band Marlene Kuntz. 

Il direttore Mimmo De Gaetano mi ha poi precisato che lui non sta a lesinare il centesimo ai festival, se si tratta di migliorarli con buone idee low cost. Come disse Giulio II a Michelangelo quando gli propose di affrescare anche la parete dietro l'altare della Sistina.

Va comunque detto che CinemAmbiente al Museo - o meglio, a Comune e Regione che sono tra i soci finanziatori del Museo - costa davvero poco: di quei 265 o 300 mila euro che siano, 45 mila arrivano da Compagnia di San Paolo (30 mila) e Fondazione Crt (15 mila); 24 mila dal ministero della Cultura, e all'incirca 80-100 mila dagli sponsor privati. Che sono tantissimi, e non soltanto Iren come di norma succede con le manifestazioni culturali a Torino. Anzi, non fanno che aumentare le aziende della green economy che vogliono sostenere il Festival: Terna, Asja, Smat, Biorepack, RiCrea, Cim4.0, Elettricità Futura, e certo non può mancare Iren, ma neppure Famiglia Cristiana, e... L'elenco degli sponsor e dei partner si allunga: CinemAmbiente è il festival più appetibile e appetito per ritorno d'immagine.

Vabbé, potrei continuare ad libitum con frizzi lazzi e notiziole assortite, ma ho pure io una vita e qualche impegno per la mattinata. Direi di chiudere qui, per il momento. Per chi preferisce evitare lo sforzo d'andar sul sito, riporto a seguire la prima parte del comunicato stampa, che meglio descrive la serata inaugurale del 5 giugno.

Il Festival CinemAmbiente, la più importante manifestazione italiana dedicata ai film a tema ambientale, organizzata dal Museo Nazionale del Cinema e diretta da Gaetano Capizzi, compie 25 anni. L’edizione 2022 si svolge dal 5 al 12 giugno in presenza a Torino e online sulla piattaforma OpenDDB, dove i titoli in cartellone saranno visibili in streaming, dal giorno successivo alla proiezione in sala, fino al 21 giugno.
Quest’anno il Festival presenta un totale di 87 film, provenienti da 25 Paesi. Come lo scorso anno, i film in competizione sono suddivisi in due concorsi internazionali, riservati rispettivamente ai documentari e ai cortometraggi. Due sono anche le sezioni non competitive: Made in Italy, la vetrina
dedicata al cinema ambientale nazionale che, inaugurata lo scorso anno, si è consolidata velocemente, come attestano le numerose iscrizioni per l’edizione 2022, e Panorama, che presenta classici da rivedere e film di recentissima produzione, inediti o meno in Italia, che, per la loro rilevanza artistica o i temi trattati, sono meritevoli della più ampia circuitazione.
La tradizionale sezione Ecoeventi, in cui confluiscono gli appuntamenti collaterali alle proiezioni, si presenta quest’anno eterogenea e particolarmente ricca, comprendendo esposizioni, presentazioni, dibattiti e incontri con esperti e ospiti di rilevanza internazionale, tra cui Vandana Shiva, special guest dell’edizione 2022.
INAUGURAZIONE
Il Festival festeggia il suo venticinquennale domenica 5 giugno, Giornata Mondiale dell’Ambiente, con una serata speciale (con accesso per i prenotati dalle ore 20) al Museo del Cinema. Nella splendida scenografia della Mole Antonelliana i Marlene Kuntz presenteranno il loro nuovo progetto, Karma Clima, che unisce musica e difesa dell’ambiente e che insieme alla band piemontese vede coinvolti artisti e cooperative di comunità. L’evento si inserisce nelle iniziative che aderiscono alla Giornata Mondiale del 5 giugno messe in evidenza da UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. La serata prenderà il via con diversi momenti di approfondimento e di convivialità. Alle 21.30 sarà la volta di Karma Clima, che sarà trasmesso in streaming sui canali web di CinemAmbiente, UNEP, Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e LifeGate, media partner dell’evento. Al termine della presentazione, i Marlene Kuntz dialogheranno con Mark Grassi, Information Assistant di UNEP, e con il direttore di CinemAmbiente Gaetano Capizzi sulle particolarità del loro ultimo lavoro.
Nel nuovo progetto discografico della band, infatti, l’impegno per l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico sono presenti nelle varie fasi del percorso artistico: dall’ideazione, alla registrazione dei brani in ‘residenze’ in piccoli centri della provincia di Cuneo – Viso A Viso Cooperativa di Comunità di Ostana, Birrificio Agricolo Baladin di Piozzo e Paraloup – fino  al live. Karma Clima nasce dalla volontà di sottolineare le potenzialità dei piccoli borghi, come elemento di richiamo e valorizzazione dei saperi locali, mettendo al centro i luoghi e le comunità del proprio territorio e offrendo la spinta per costruire modelli di riqualificazione culturale, in grado anche di incentivare un turismo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e del tessuto sociale.

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