Ultimo giorno di Salone, che conta poco perché da sempre il lunedì è dedicato agli addii e a tirare le somme: ma già da ieri è lampante che l'asticella delle 150 mila presenze è stata superata, il Salone è di nuovo alive & kicking alla faccia di chi per tanti anni gli ha voluto male.
Ieri non ho scritto, per scelta. Scrivere avrebbe implicato occuparmi della miserevole storia di merda nel ventilatore. In certi casi, se ne parli i cattivi hanno già vinto perché è proprio quello che cercano: spargere merda fingendo moralismi pelosi e calcolando quanto lo spargimento gli renderà in ascolti. Ho deciso di non stare al gioco. E mi rallegra constatare nessuno ci è stato: ciò significa che il trucco è scoperto, e la gente per bene non gioca più. A spiegare la storia, peraltro, ha provveduto il diretto interessato con un post che linko qui e che mi sembra, oltre che un'ottima pagina di scrittura, la pietra tombale su metodi che magari una volta sembravano innovativi e persino spiritosi, ma che ormai hanno fatto il loro tempo. Adieu, senza rimpianti.
Sul Corriere di stamattina, invece, trovate un articolo (ecco il link) in cui racconto cosa sti sta muovendo nel domino della governance del Salone, in particolare per la presidenza del Circolo dei Lettori: l'uscente Biino, candidato per la riconferma, deve fare i conti con un Mario Turetta in ascesa. Le carte le ha in mano Cirio, alle prese con la sua maggioranza sempre più litigiosa. Non lo invidio, sbagliare la mossa metterebbe fin d'ora una pericolosa ipoteca sul futuro del Salone.
Sul piano personale, invece, ieri ho vissuto il mio giorno dei giorni: allo stand del Corriere c'era Altan, al Salone per presentare il suo nuovo libro "Trentatrè" (non perdetevelo, io sfogliandolo in metro ho ghignato da solo come un deficiente tutto il tempo, gli altri passeggeri mi guardavano preoccupati). En manque de mieux - e per sua sfortuna - è toccato a me intervistarlo. Del risultato mi vergogno: non ho né presenza, né voce, né tempi televisivi. Ma per me è stato un momento altissimo. Altan è saldo nel mio pantheon dacché esordì su Linus con "Trino", e poi "Ada" e "Colombo" e Cipputi e tutto il resto. Gli invidio l'ironia, il cinismo, la sorridente e gelida spietatezza della sua scrittura e del suo tratto, è il modello inarrivabile, il Maestro assoluto. E niente, capisco che non ve ne può fregare di meno, ma ci tenevo a dirlo. Certe gioie uno non può tenersele dentro.
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