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FESTIVAL COMUNALI: FATE LA STRAMINCHIA CHE VI PARE, MA NON PERCULATEMI CON LA STORIA CHE "PAGA LO SPONSOR"

La città ringrazia Iren per aver reso possibile... (al posto dei puntini, aggiunte voi qualunque festival voluto da qualunque sindaco di Torino)
Guardate, ho deciso di non incazzarmi. Tanto parlo al vento, e a quelli lì je rimbarza.
Quindi mi limiterò a elencare una serie di fatti.

I fatti 1: tre rassegne a confronto

Quest'estate a Torino e dintorni ci saranno numerosi festival musicali e d'arte varia. Alcuni organizzati da operatori privati, altri dall'ente pubblico.
Prendiamo in esame tre esempi.
Gru Village. E' organizzato direttamente dal Consorzio dei commercianti delle Gru, con fini promozionali. Il Consorzio da molti anni ha deciso di investire in una rassegna estiva una consistente quota del budget annuale destinato alla pubblicità. Quest'anno tale quota è un terzo del totale. I commercianti ritengono, com'è loro buon diritto, di fare così un investimento per fidelizzare la clientela e aumentare il giro d'affari. Quest'anno il Gru Village ha un budget attorno al milione e mezzo di euro; oltre ai soldi del Consorzio, gli introiti derivano dalla biglietteria e da alcune sponsorizzazioni: Ford Authos, Caffè Vergnano, Generali, Coca Cola, Valmora, Carrefour, Coin e via elencando. Tutte aziende private, che sponsorizzano la manifestazione perché sono anch'esse convinte di traree un beneficio commerciale da quell'investimento. 
J-Ax&Fedez il 19 giugno al Gru Village
In cartellone quest'anno ci sono - tra il 19 giugno e il 29 luglio - 15 concerti di genere vario, scelti pensando principalmente ai gusti del pubblico del centro commerciale, ma tutti con personaggi di forte richiamo: si va da uno degli ultimi giganti del jazz, Chick Corea, al tormentone Gabbani; dalla band pop rock del momento, i Bastille, ai blockbuster J-Ax & Fedez; dalla stella della canzone italiana Fiorella Mannoia alla band di Parov Stelar che ha spaccato con la musica dello spot del ballerino Tim. I prezzi dei biglietti sono - con rare eccezioni - modici, 15 o 20 euro. In rari casi si arriva fino a 25-35.
Flowers Festival. E' organizzato al Parco Dalla Chiesa di Collegno da un club torinese, Hiroshima mon Amour. Ha un budget totale di 800 mila euro. Di questa cifra, il 15 per cento arriva da sponsorizzazioni private, il 15 per cento da contributi pubblici (Comune di Collegno e Regione Piemonte) nonché da Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo. Il restante 70 per cento è coperto con mezzi propri: biglietteria e servizi di ristorazione e bar all'interno dell'area. 
Samuel il 15 luglio a Flowers
Il cartellone è pensato con una logica "da festival": punta sui nomi più importanti della nuova scena italiana (da Thegiornalisti a Mannarino, da Brunori Sas a Samuel, a Levante), con alcune presenze straniere di prima fascia - Einstürzende Neubauten, Diamanda Galas, Gogol Bordello - e l'anteprima nazionale del nuovo lavoro di Wu Ming "La terapia del fulmine". In tutto quindici serate: Diamanda Galas il 9 giugno, Wu Ming il 7 e 8 luglio, e poi un blocco compatto di concerti fra l'11 e il 22 luglio. Biglietti in genere a 15 o 20 euro, con un'eccezione verso il basso (10 euro) e tre verso l'alto (22, 30 e 35 euro) per gli artisti di maggior peso (e costo).
Torino Estate Reale. E' organizzato in piazzetta Reale direttamente dal Comune di Torino, tramite il suo braccio operativo Fondazione Cultura: la stessa Fondazione, creata da Fassino, che l'Appendino di lotta bollava come il male assoluto; proprio quella Fondazione che per conto di Filura organizzava il Torino Jazz Festival e che adesso, per conto dell'Appendino di governo, ha organizzato la prima edizione di Narrazioni Jazz. 
Come Narrazioni Jazz, anche Torino Estate Reale ha un budget di 600 mila euro. Si vede che 600 mila euro è una quota fissa, una sorta di "budget di cittadinanza". Ma come Narrazioni Jazz, anche per Torino Estate Reale il Comune non spende un centesimo (a parte, vabbé, le spese di promozione...) perché, mi fa sapere con malcelato orgoglio l'assessore Leon, il costo della rassegna è interamente coperto dagli sponsor Iren, Intesa San Paolo e Fca; oltre che dai proventi della biglietteria, che alla Fondazione Cultura stimano - secondo me con un eccesso di ottimismo - possano aggirarsi attorno ai centomila euro. 
Paola Turci il 2 luglio in piazzetta Reale
L'area spettacoli in piazzetta Reale avrà una capienza di 1200 spettatori e i biglietti costeranno sempre 10 o 8 euro a seconda dell'ordine di posti. Il cartellone - dodici serate fra l'1 e il 16 luglio, è d'arte varia, senza un fil rouge: tre inappuntabili spettacoli di danza, una serata del Cirko Vertigo, tre concerti delle orchestre del Regio, della Rai e della Filarmonica di Torino, un omaggio a Lucio Battisti con una bella formazione jazzistica guidata da Peppe Servillo e uno a De Andrè con Neri Marcorè, la world music della marocchina Hindi Zahra, e un paio di bravi cantautori, Paola Turci e Niccolò Fabi. Nessun nome davvero eclatante, ma la qualità non manca.

I fatti 2: costi e benefici

A questo punto, avrei una dannata voglia di lanciarmi in una disquisizione sui valori artistici e sul richiamo popolare dei musicisti coinvolti nelle tre rassegne; a parer mio, in base alla mia esperienza di quarant'anni attorno ai palchi e alle mie informazioni sui cachet, Gru Village e Flowers come al solito hanno speso meglio i loro soldi. E sottolineo "loro": non miei.
In particolare, direi che valga sempre il vecchio principio per cui, nell'ambiente difficile degli spettacoli live, gli operatori professionali spuntano prezzi migliori: vuoi perché conoscono i meccanismi, vuoi perché hanno con le agenzie rapporti continuativi e, si sa, a un cliente abituale si praticano gli sconti migliori; vuoi infine perché chi fa il proprio mestiere bene e da tanti anni non si lascia prendere per il naso dai soliti furbetti.
Ma tant'è: ho scritto fiumi di parole contro gli assessori che s'improvvisano impresari, e ho dato il tormento per anni a Filura e al povero Braccialarghe, che pure sono persone intelligente, senza nessun risultato. Con questi nuovi non mi ci metto neppure. Sanno tutto loro, fanno e disfanno, e di solito rifanno quello che facevano quelli di prima, pur dicendo di fare tutto il contrario.
Per oggi passo. Non ne posso più.
Voglio però dire una cosa sugli "sponsor" che il Comune di Torino, prima con Filura e adesso con Chiarabella, sbandiera regolarmente per giustificare i fiumi di denaro spesi per mettere in piedi festival artificiali, che non lasciano nulla e che spesso non sono neppure confortati dal successo popolare. Lo diceva in campagna elettorale pure Chiarabella, stigmatizzando certi "Grandi Eventi" fini a se stessi

Una digressione: che cosa si intende per "Grande Evento"?

E qui apro una breve digressione. Un evento che - come Narrazioni Jazz o Torino Estate Reale - costa 600 mila euro, tu come lo chiami? Per me, un evento da 600 mila euro è tecnicamente è un "Grande Evento". A meno che tu non voglia dimostrarmi che hai speso 600 mila euro per fare un "Piccolo Evento". Ma lo sai tu come si chiamano a casa mia quelli che spendono 600 mila euro per fare un "Piccolo Evento"?
Vabbé, chiusa la digressione, torniamo agli sponsor.

I fatti 3: i soliti sponsor

Sponsorizzatissime: Leon & Appendino
Il Torino Jazz Festival di Fassino aveva Iren e Intesa San Paolo tra gli sponsor principali - e unici pure, nei primi anni.
Nell'era di Chiarabella il nuovissimo (e inutile) Narrazioni Jazz ha come sponsor Iren e Intesa San Paolo.
Anche Torino Estate Reale ha come sponsor Iren e Intesa San Paolo. Più Fca. Quest'ultima sponsorizzazione è il frutto - temo temporaneo - di una largizione che l'azienda ha concesso alla Fondazione Cultura, immagino per attenuare l'effetto "Grande Fuga" e per dimostrare che ha ancora un pezzetto di cuore a Torino. Io nelle faccende di cuore non voglio entrarci.

I fatti 3: divergenze fra Appendino di lotta e Appendino di governo

Vorrei invece dire due parole su Iren e Intesa San Paolo, questi sponsor tanto generosi e fedeli che appoggiano con entusiasmo ogni impresa del Comune di Torino, chiunque sia il sindaco.
Sia chiaro: io sono infinitamente grato a Iren e Intesa San Paolo. come dovrebbe essere grato ogni cittadino torinese. Se non fosse per loro, e per tutti gli sponsor grandi e piccoli, e per le fondazioni bancarie, oggi questa città sarebbe morta e sepolta, un dormitorio per disocuppati o incazzati. Il contributo degli sponsor è vitale per consentire a Torino di essere ancora, e nonstante tutto, una città vivibile e spesso bella.
No. Io non ce l'ho con gli sponsor. Ce l'ho con chi pretende di prendermi per il culo. Con chi spaccia lucciole per lanterne. Con chi crede che il mondo sia un'assemblea di fessi pronti a bersi qualsiasi fanfeluca.
Però ho già espresso in troppe occasioni il mio punto di vistaQuindi, lascio la parola a qualcuno molto più intelligente, più preparato e più convincente di me.
Polemizzando sul fatto che le risorse destinate a festival farlocchi - quale poteva essere il Tjf - sarebbero meglio spesi se destinati a sostenere istituzioni culturali più meritevoli, quella persona molto più intelligente di me qualche tempo fa scriveva:
"La Giunta di norma risponde che i soldi per il Tjf sono reperiti tramite sponsorizzazioni, ossia non gravano sulle casse pubbliche e soprattutto non possono essere usati per altre finalità se non quelle volute dagli sponsor.
Tale argomentazione di per sé stessa è fallace: in primo luogo gli sponsor, seppur aziende formalmente private, sono legate in vario modo alla politica la quale o ne nomina i vertici o ne detiene consistenti partecipazioni o ne controlla le decisioni. Le grandi banche, quali Intesa San Paolo, e le aziende multiservizi quali Iren non godono di fatto di una completa autonomia decisionale e ciò fa sì che, tanto nel bene quanto nel male, le decisioni possano essere quantomeno "addomesticate".
Inoltre, così come fatto dal Comune di Torino durante tutto il periodo olimpico, è facoltà dell'Ente pubblico introitare delle sponsorizzazioni "private", tanto è vero che il Comune di Torino ha sempre sottoscritto dei contratti di sponsorizzazione ed ha emesso relativa fattura, ma poi, tramite i capitoli di spesa collegati, è anche facoltà del Comune spendere in vario modo tali soldi, finanziando anche, ad esempio, altre attività meno "appetibili" dal punto di vista dell'immagine.
L'argomentazione dunque è fallace per queste due ragioni: la tipologia dei soggetti che pagano la sponsorizzazione e l'uso che si può fare di questi fondi".
Così scriveva Chiara Appendino, sul blog di Beppe Grillo, l'8 maggio 2013.
Come si cambia...
Però adesso anche basta, eh? Ho davvero la faccia di uno che si lascia perculare dalla prima che passa?

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