L'ex caserma Dabormida |
Nell'elenco sempre più lungo dei musei invisibili di Torino - dall'inarrivabile Etnologico sbarrato dal 1984 al fuoriclasse Museo di Scienze in ristrutturazione dal 2013 - occupa un'ottima posizione il Museo dell'Artiglieria, chiuso dal 2008. L'altro giorno è venuto fuori che potrebbe riaprire: quando non si sa, e sul "se" non giurerei, comunque la notizia c'è, e ne ho scritto sul Corriere di ieri. Poiché articolo non è on line, lo ricopio qui sul blog.
Fosse che fosse la volta buona. La preziosa collezione del Museo Nazionale dell'Artiglieria – 12 mila oggetti, fra armi antiche, cannoni, bombarde, mezzi blindati, quadri, bandiere, documenti d'archivio – ha forse, e sottolineo forse, una chance di tornare visibile in un futuro non troppo lontano. Oggi quel patrimonio giace, semidimenticato dai più, nell'ex caserma Amione di piazza Rivoli. La sede istituzionale del Museo (che, sottolineo, è un museo dell'Esercito, di competenza del ministero della Difesa) in teoria è al Mastio della Cittadella. Tale sede fu però chiusa “temporaneamente” nel 2008 per una ristrutturazione in vista delle celebrazioni di Italia 150. Sappiamo bene che cosa significhi per un museo a Torino l'espressione “chiusura temporanea”: e difatti ancora oggi nella zona di Porta Susa si possono notare i beffardi cartelli che indicano ai malcapitati turisti la strada per un museo che non c'è.
Ma adesso la decisione di trasformare la caserma Amione in una “cittadella della Pubblica amministrazione” (progetto che risale addirittura al 2017...) porta con sé una speranza: la collezione dev'essere ovviamente trasferita e, a quanto mi dice l'assessore all'Urbanistica Paolo Mazzoleni, troverà una casa (e anche un pubblico di visitatori) in un'altra caserma dismessa, la Dabormida, in corso Unione Sovietica.
Senza offesa, e senza mettere in dubbio la buona volontà di nessuno, prendo l'annuncio con beneficio d'inventario: troppe volte ho sentito amministratori vari magnificare grandi progetti che sono poi rimasti soltanto progetti. Quindi da cronista scrupoloso riporto alla lettera la dichiarazione di Mazzoleni, lasciando all'assessore la responsabilità del “se” e del “quando” alle parole seguiranno i fatti. “È prevista – mi garantisce l'assessore - la realizzazione presso la caserma Dabormida del nuovo deposito museale, visitabile e aperto al pubblico una volta completato. La collezione sarà sistemata in parte nella cosiddetta Palazzina Ferrario (prospiciente la piazza d'armi della caserma) e in parte in un basso fabbricato di nuova costruzione posta in un cortile interno e costruito in continuità con l'edificio a oggi usato come archivio. I lavori avranno come priorità la messa in sicurezza dei reperti nel nuovo fabbricato, e successivamente il restauro della Palazzina Ferrario”.
Ad ammonimento per il futuro, voglio qui ricordare che il 16 luglio 2018 l'allora assessore alla Cultura Leon annunciò in Commissione un “imminente” riallestimento del Museo (naturalmente “con criteri moderni, inclusivi e non bellicisti”) al Mastio della Cittadella; l'assessore precisò che blindati e pezzi d'artiglieria di maggiori dimensioni sarebbero stati sistemati in parte a Torino Esposizioni (ridete pure, ma quando lo dicevano magari ci credevano sul serio) e in parte nell'ex caserma Dabormida (e qui almeno abbiamo una conferma). L'assessore Leon non specificò le tempistiche, disse semplicemente che "ci stavano lavorando". Con simili precedenti, mi scuserete se manifesto un cauto scetticismo sui nuovi e luminosi destini del Museo dell'Artiglieria.
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